essere bomberoni nel 2021
L'imbarazzo del machismo di fronte alle molestie a Greta Beccaglia
Una pagina web famosa per celebrare il cosiddetto bomberismo ha pubblicato un post di sostegno alla giornalista. Ma la reazione dei follower, più di un milione, ha portato a cancellare il messaggio da Facebook. L’ultima versione del cortocircuito pol. corr.
Pensate se questa fosse una storia fresca di giornata: un gruppo di ragazzi tenta la scalata dei social lanciando una pagina fondata su un “atteggiamento sessista e xenofobo, basato su una visione semplificata, acritica e rozza della realtà, che prende a modello i comportamenti di alcuni noti personaggi del mondo dello sport”. Probabilmente verrebbero subito inghiottiti dall’indignazione collettiva del politicamente corretto. Nel 2010 invece funzionò. E dal nulla "Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi" – sopra, la definizione di Treccani della parola bomberismo, s. m. (iron.), con fondamentale postilla fra parentesi – divenne un fenomeno del web. Non fu il solo di questo filone, ma l’unico che domenica sera si è avventurato in un post carico di buone intenzioni: “Massima solidarietà per Greta Beccaglia”, la giornalista di Toscana tv molestata in diretta dopo Empoli-Fiorentina. “Sì, queste cose sono inaccettabili. E vanno denunciate in ogni modo”. Così su Facebook la pagina è finita nel putiferio dei suoi stessi follower – 1,2 milioni: quasi come quelli dei profili di Lega e Pd messi assieme.
Notare bene. A essere contestato non è il contenuto del messaggio ma l’incoerenza. Un utente risponde: “Dissero quelli che per anni hanno mercificato l’immagine della donna”. E fa il botto. Nel giro di pochi minuti si innesca un testa a testa di like e condivisioni fra commento e post originario – che supera per interazioni tutti quelli della settimana precedente. A quel punto chi gestisce la pagina prova a ribattere che no, bisogna distinguere tra le battute e un chiaro episodio di violenza. Ormai però i fan sono un fiume in piena. Remano contro e con micidiale memoria social rispolverano qualche ipse dixit per ricordare la linea del passato: “Figatime dedicato a Elena Santarelli”, si scriveva sulla bacheca di Chiamarsi Bomber sei anni fa, quando il me too non era ancora né movimento né hashtag. “In stazione Centrale a Milano, la showgirl sarebbe stata sculacciata con un bastone da passeggio da un anziano che le avrebbe anche detto 'Corri puledra, corri'. Sarà il nonno di Bobo – Vieri, simulacro indiscusso del culto (ndr) – …bomber immenso”. E giù di commenti.
Dopo un paio d’ore e 20mila reazioni, il post sulla Beccaglia – con tutti i contenuti correlati – è stato rimosso.
L’altro fatto curioso è che anche sull’account Instagram di Chiamarsi Bomber era stato pubblicato il medesimo post, ma in questo caso le reazioni degli utenti si sono rivelate in linea con le aspettative – “Che schifo, dementi, le scimmie in gabbia si comporterebbero meglio del tifoso della Fiorentina”, eccetera. Quel post è ancora lì.
L’episodio ha un suo significato: oggi Chiamarsi Bomber e compagnia sono in piena crisi d’identità. Basta uno sguardo alla storia della pagina, nata quasi per scherzo e inaspettatamente sfuggita di mano. “Un gigantesco Bar Sport”, dicono gli ideatori, che già nel 2014 usciva nelle librerie, firmava linee di abbigliamento e cresceva con un sito internet dedicato. Molto trash, soft porn ammiccante, il calcio un pretesto e l’ignoranza un valore. Il filo conduttore è la perenne immagine del profilo stilizzata dell’ex attaccante Davide Moscardelli: qualche anno in Serie A tra Chievo e Bologna, il resto della carriera in categorie minori. Perché il proverbiale bomber non è solo il finalizzatore infallibile – che sia in area di rigore o con le tipe in discoteca cambia poco –, ma anche e soprattutto l’underdog: dall’oro olimpico per caso alla Steven Bradbury fino al più astratto dilettante con la panza, suscettibile a quelle storie strappalacrime in cui tutti si possono identificare.
Negli anni hanno prevalso le storie strappalacrime. E ora i profili social di Chiamarsi Bomber sono una sfilza di battute inattaccabili tra sport, gossip e dintorni: non c’è più traccia dei toni da bar che determinarono il boom del fenomeno. Qualche dato: nel 2017 la pagina contava più di un milione di follower, quasi tutti su Facebook. Oggi invece, tra tutte le piattaforme, ha superato i 3,5 milioni di cui oltre la metà su Instagram – e su Facebook il numero è rimasto quasi invariato.
È la sintesi di un’operazione di marketing da manuale, capace di intercettare le nuove generazioni e congelare il vecchio. Di un gruppo che ha trasformato il gioco in professione, adattandosi a contenuti più soft – senza porn, stavolta –, al passo coi tempi e ai tassi di engagement. Fino a ieri, del bomberismo originale si era quasi perso il ricordo. Per due ore è tornato, ma alla rovescia: finito a processo. Verrebbe da dire che peggio del pol. corr. c’è solo il pol. corr. di circostanza, che si cancella in un clic. Bacheca pulita, nessuno ha visto niente. L’evoluzione può continuare.