bigotteria etica

Elogio del “non te la prendere” contro gli idioti della pacca sul culo

Giuliano Ferrara

Possibile che la cultura del piagnisteo sia arrivata al punto di considerare censurabile, omertoso, maschilista, un gesto di affetto e di sostegno espresso in una formula verbale dignitosa?

A quel puzzone che le ha tastato il culo a tradimento lei avrebbe dovuto dare sui denti il microfono, ma “non te la prendere” era l’esortazione amichevole del collega in studio. Il quale poi ha giustamente denunciato l’intollerabilità del palpeggiamento, ma non ha potuto evitare di divenire il simbolo della sordida complicità maschile nella molestia. È ingiusto. Non te la prendere è un invito alla stima di sé, un richiamo sotto telecamera a mostrare la superiorità di una persona e di una funzione professionale davanti a un tifoso imbirrato, la cui squadra le ha prese da una formazione largamente inferiore, che si concede inurbanamente di fare il vinto col culo degli altri. La cultura del piagnisteo è fatta di gente che magari non reagisce ma se la prende, che si indigna, sentimento altamente sconsigliabile sempre, che invoca i rigori della legge e della cultura dove avrebbe dovuto segnare un colpo la reazione personale. 

Non te la prendere vuol dire che c’è uno spazio di autonomia personale per la sacrosanta reazione all’offesa, che bisogna affinare la lingua per l’insulto acconcio e reagire con coraggio e impudenza prima di cedere alla tentazione del vittimismo. Da adolescente ero già embonpoint ma molto carino, come intuisce chiunque mi scruti senza pregiudizio, mi sono capitati gli esibizionisti e un vecchio amabile professore di Greco mi faceva lezione coprendo la mia mano con la sua, quel lascivo. Mi sono fatto una risata con gli esibizionisti e ho cambiato professore ma non ho ceduto alla logica morale del trauma, peggio ancora del trauma sociale condiviso, non mi sono iscritto nell’esercito dei suscettibili, che in psicologia sono quelli che non si amano abbastanza. Non te la prendere è la versione televisiva dell’agostiniano: dilige, et fac quod vis, trasformato in un concetto riflessivo: amati e fa’ quel che vuoi, reagisci, manda sonoramente a fare in culo l’offensore prima di intestarti una battaglia ideologica da tribunale popolare.

 

Non te la prendere è anche un normale lenitivo in una situazione imbarazzante, quando vedi che la tua collega e amica non ha la prontezza di reagire a modo e vuoi proteggerla dalla commiserazione di sé, dall’introversione dell’offesa, dal traumatismo ideologicamente corretto. Un gesto verbale molto umano, che si usa dalla notte dei tempi, che mette a giorno la piccola notte di una donna che non si deve lasciar trascinare nel ridicolo, nel goffo, nel volgare di un uomo che la palpa esibizionisticamente, per di più. Abbiamo tutti ricevuto una quantità di lazzi e frizzi, non c’è essere umano che non sia stato esposto a atti di bullismo, e alla fine una delle possibili soluzioni, a parte la migliore che è quella guapa, bella, della ritorsione azzeccata, è che uno non se la prende. 

Una pacca sul culo non è un insulto antisemita, non è l’espressione di un disprezzo invalidante, non è nemmeno un discorso d’odio, tantomeno un prodromo del femminicidio, è un gesto miserabile e coglione che qualifica come idiota chi lo compie. Reagire ma non prendersela è la soluzione migliore, e se non si sia reagito abbastanza non prendersela è il consiglio di qualunque amico, l’incoraggiamento a stare saldi e forti. Possibile che la bigotteria etica andante della cultura del piagnisteo sia arrivata al punto di considerare censurabile, omertoso, maschilista, un gesto di affetto e di sostegno espresso in una formula verbale dignitosa?

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.