circo vaccino-scettico
Il convegno no green pass di Cacciari, Agamben & co oscurato da Facebook: "Censura"
Filosofi, studenti, medici e magistrati riuniti. Ma il tentativo di dare credibilità alle posizioni alternative su immunizzazione e norme anti-Covid sbatte sull'algoritmo di Facebook. Da qui la proposta dei complottisti: collettivizzare pure il social di Zuckerberg
Lo avevano promesso. E così oggi a Torino si sta svolgendo un lungo evento che sancisce la nascita dalla “commissione dubbio e precauzione”, il fronte no green pass che ha come frontman i filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, il giurista Ugo Mattei (che ne sarà il presidente) e il giornalista Carlo Freccero. Dalle 8 alle 18, si alterneranno 58 interventi per un convegno che ha l’ambizione di essere una sorta di Stati Generali no green pass. Il tentativo di dare credibilità alle posizioni degli scettici su vaccini, green pass e norme anti-Covid. Tra gli oratori, oltre ai noti filosofi, ci sono ingegneri, biologi, fisici, medici e magistrati. Un circo vaccino-scettico che spazia dalla virologa un tempo sempre in tv Maria Rita Gismondo allo psichiatra complottista Alessandro Meluzzi, dagli studenti no green pass di Torino alla vicequestore di Catania Alessandra Schilirò, diventata alcune settimane fa idola della galassia anti vaccinista dopo il suo intervento alla manifestazione no greenpass a piazza San Giovanni.
L’evento doveva essere trasmesso sulla pagina Facebook di Generazioni future, l’associazione di Mattei e sul canale YouTube degli studenti no green pass di Torino. Il social network di Mark Zuckerberg però, a quanto scrivono gli organizzatori, ha deciso di oscurare la diretta. Si legge sulla pagina di Generazioni future: “Per non meglio precisate ragioni, l’algoritmo di Facebook ha deciso di rendere il convegno odierno ‘invisibile’ ai suoi utenti. In una comunità politica in cui larga parte dello spazio pubblico è occupato dagli scambi di opinioni sui social, tale censura è a dir poco allarmante. Ciò che questa vicenda mostra in modo lampante è il potere immenso di queste piattaforme e la loro capacità di influenzare l’esercizio di quei diritti che sono alla base delle società democratiche: uno su tutti, la libertà di espressione”. Gli organizzatori del convegno offrono anche una “rapida soluzione”: la collettivizzazione di Facebook. “C'è un modo per evitare tutto questo? - si chiedono - Sì, ed è semplice. Internet dovrebbe essere considerato come un commons, uno spazio relazionale condiviso e comune. Facebook è diventato una parte fondamentale della nostra infrastruttura: dovremmo trattarlo come tale. Ed è irresponsabile consegnare a qualsiasi azienda o soggetto privato la responsabilità di stabilire le regole che disciplinano i discorsi per l'intera società”.