Saverio ma giusto
Riecco il protocollo anti baci e abbracci al cenone di Natale
Spuntano di nuovo i virologi che consigliano di placcare i nipoti appena entrano in area nonni, di ospitare solo tamponati freschi e di tenere la mascherina a tavola. Niente buffet, ovvio. Ma qualcuno ha informato questi esperti del vaccino?
Per il secondo Natale consecutivo, “gli esperti” ci dicono come ci dobbiamo comportare a pranzi e cenoni in famiglia. Siamo, cioè, al delirio: il “protocollo” prevede brindisi a distanza (perché i virologi non solo vogliono impedire che ci contagiamo, ma anche evitare che si sbecchino i bicchieri del servizio buono), gel igienizzante sul tavolo (come se nelle case degli italiani non fossero già presenti lavandini, saponette e acqua corrente calda e/o fredda), no al buffet (qui è quando il virologo ha stufato persino se stesso e per cambiare si improvvisa nutrizionista).
Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, consiglia (fonte Adnkronos) di “limitarsi a sei-otto persone ai pranzi di famiglia (…) perché ci sono ancora sette milioni di non vaccinati” (e secondo il modello matematico noto come “dare i numeri” la nona persona è ovviamente una di quei sette); Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts, ai microfoni di Radio 1 ha detto che lui non fa abbracciare i nonni ai nipoti e consiglia di fare altrettanto, anche se non ha chiarito esattamente come intende impedirlo, forse placcando i nipoti tipo rugby appena entrano in area nonni, oppure facendo come suggerisce Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), che su Adnkronos invita a creare “un cordone di sicurezza per anziani e fragili” – ottima anche come idea regalo: delle transenne. Roberto Cauda, direttore di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, sempre su Adnkronos consiglia solo ospiti tamponati – un po’ come nelle case con il parquet o la moquette dove all’entrata ti fanno togliere le scarpe per mettere delle babbucce o delle pianelle, questo Natale ci sarà chi nel prendervi il cappotto v’infilerà un tampone nel naso; qualora doveste essere invitati a casa di ipocondriaci con il parquet, attenti che non si confondano: potreste ritrovarvi con un tampone fra l’alluce e l’illice e un calzino antiscivolo su per una narice. Il migliore come al solito è Massimo Galli, che al Mattino dice che in casa a Natale dobbiamo tenere la mascherina: sì, vabbè, ciao. Fuori dal coro Maria Rita Gismondo che in quota “ancora parla” ha dichiarato all’Adnkronos Salute: “Credo che un abbraccio mancato a un nonno sotto Natale sia molto grave dal punto di vista sociale e psicologico”, con crescendo di musica emozionale in sottofondo; ma qui siamo evidentemente in presenza di un caso disperato di “apro bocca e gli do fiato”.
Ovviamente tutti concordano sul fatto di non invitare No vax a Natale: e vedrete che sotto le feste molti plurivaccinati già alla terza dose si dichiareranno No vax solo per risparmiarsi l’invito a pranzo o a cena da parenti o amici. Io spero che questi virologi siano degli ipocriti: che predichino comportamenti assurdi e irreali sui mezzi di comunicazione per poi organizzare a casa loro orge natalizie con centinaia di nonni e nipoti; altrimenti tutta la mia solidarietà va ai parenti dei virologi, costretti a darsi malati pur di saltare un pranzo di Natale che, piuttosto, meglio farsi gli auguri al telefono e ciascuno mangia a casa propria. Poi qualcuno, con calma, dovrà spiegare ai virologi che c’è un vaccino piuttosto efficace inoculato in ciascuno di noi, i non vaccinati sono pochissimi e sono anni che non li invitiamo più a Natale perché sono gli stessi che fanno storie sul cibo non vegano, e possiamo correre il rischio di abbracciarci, brindare, persino baciarsi: si chiama vivere, e siamo qui per questo.
generazione ansiosa