deserto italiano
È dalla fine della Grande guerra che non c'erano così pochi nati e così tanti morti
Il nuovo record minimo delle nascite (405 mila) e l'elevato numero di decessi (740 mila) aggravano la dinamica naturale negativa dell'Italia, dice l'Istat, che presenta la terza edizione del suo Censimento permanente
Sono 59,2 milioni nel 2020 i residenti in Italia, lo 0,7 per cento in meno rispetto all'anno precedente. Per essere precisi, al 31 dicembre 2020, data di riferimento della terza edizione del Censimento permanente dell'Istat, la popolazione in Italia è di 59.236.213 persone. La pandemia da Covid-19 ha accentuato la tendenza alla recessione demografica già in atto e il decremento di popolazione registrato tra l'inizio e la fine dell'anno 2020 risente di questo effetto. Il nuovo record minimo delle nascite (405 mila) e l'elevato numero di decessi (740 mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro paese.
Come è distribuita la popolazione in Italia e il ruolo della pandemia
Il 46,3 per cento degli italiani risiede nella parte settentrionale del paese, il 19,8 per cento in quella centrale, il restante 33,8 per cento nel sud e nelle isole. Più del 50 per cento dei residenti è concentrato in 5 regioni: Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia. I cali maggiori si osservano in Molise (-2,1 per cento), Calabria (-1,8 per cento), Campania (-1,5 per cento) e Sardegna (-1,3 per cento).
A livello di ripartizione geografica, secondo l'Istituto di statistica, la perdita di popolazione del nord appare in tutta la sua drammatica portata in quanto totalmente ascrivibile alla dinamica demografica negativa (forte eccesso di decessi sulle nascite e contrazione del saldo migratorio), parzialmente mitigata nei suoi effetti dai recuperi statistici di popolazione operati dal censimento. Se nel 2019 il calo di popolazione era stato piuttosto contenuto sia nel nord-ovest che nel nord-est (rispettivamente -0,06 per cento e -0,01 per cento), nel corso del 2020 il nord-ovest registra una perdita dello 0,6 per cento e il nord-est dello 0,3 per cento. La diminuzione di popolazione nel centro si accentua solo lievemente (da -0,3 per cento del 2019 a -0,4 per cento del 2020), mentre è decisamente più marcata al sud e nelle isole (rispettivamente -1,2 per cento e -1,0 per cento). Il diverso impatto che l'epidemia da Covid-19 ha avuto sulla mortalità nei territori - maggiore al nord rispetto al Mezzogiorno - e la contrazione dei trasferimenti di residenza spiegano la geografia delle variazioni dovute alla dinamica demografica.
Nuovo record minimo delle nascite: 405 mila
Come segnalavamo già qui, registrando le previsioni dell'Istat, il 2020 è stato l’anno con il minor numero di nati dall’unità d’Italia. Nel 2020 le nascite sono state 405 mila. Il calo delle nascite è più accentuato al nord-ovest (-4,3 per cento) e al sud (-3,8 per cento). I tassi di natalità pongono la provincia autonoma di Bolzano al primo posto con 9,7 nati per mille abitanti e la Sardegna all'ultimo con il 5,2 per mille.
Il deficit di "sostituzione naturale" tra nati e morti (saldo naturale) nel 2020 raggiunge -335 mila unità, valore inferiore, dall'Unità d'Italia, solo a quello record del 1918 (-648 mila), quando l'epidemia di "spagnola" contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni di decessi registrati in quell'anno. Il deficit di nascite rispetto ai decessi è tutto dovuto alla popolazione di cittadinanza italiana (-386 mila), mentre per la popolazione straniera il saldo naturale resta ampiamente positivo (+50.584).
L' Istat ha evidenziato anche un aumento degli stranieri censiti, che sono 5.171.894. La loro incidenza sulla popolazione totale si attesta a 8,7 stranieri ogni 100 italiani. Si tratta di un effetto dovuto prevalentemente alla diversa metodologia adottata per il conteggio 2020 rispetto al 2019 e al 2018. La nuova metodologia ha consentito di individuare le unità che, pur non iscritte in anagrafe, sono da considerare nella popolazione residente (abitualmente dimorante), includendo nel conteggio anche i non iscritti in anagrafe. Diventano così "visibili" quei cittadini - prevalentemente stranieri regolarmente presenti - che, pur essendo dimoranti abitualmente in Italia, non figurano come iscritti in anagrafe nel Registro statistico di base degli individui, delle famiglie e delle convivenze (Rbi).
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