nuova nazionalità
Così il russo, e forse sefardita, Abramovich diventa portoghese
Sfruttando una legge particolare - e molto discussa - il magnate russo ha ottenuto la cittadinanza lusitana, che va ad aggiungersi a quella israeliana. Cosa c'è dietro questa scelta? Non certo sentimentalismo.
Lisbona. Sul trattamento da riservare agli ebrei, Portogallo e Spagna si imitano fin dai tempi dei nefasti editti dell’ultimo decennio del XV secolo. All’epoca per espellerli o convertirli con la forza; più recentemente con due leggi, prima la portoghese e poi la spagnola, per richiamare nella penisola iberica l’attenzione dei discendenti di quei sefarditi che prendono il nome proprio dall’Iberia (Sefarad in ebraico) che gli antenati dovettero abbandonare.
Se ne torna a parlare in Portogallo perché a beneficiarne è stato un “figlio di Abramo” al quadrato, Roman Abramovich, il multimilionario patron del Chelsea che dall’aprile scorso ha aggiunto la nazionalità lusitana alla russa, che ha dalla nascita, e alla più recente israeliana. In linea con l’estrema riservatezza del personaggio, la notizia è trapelata solo negli ultimi giorni grazie a un articolo del quotidiano portoghese Público, aggiungendo nuove polemiche su legge che i socialisti avevano provato a modificare l’anno scorso, sollevando le proteste non solo della comunità ebraica portoghese, ma anche di alcuni storici pezzi grossi del partito.
La legge concede la nazionalità a chiunque riesca a dimostrare, attraverso una non facile ricostruzione del proprio albero genealogico, di avere ascendenza sefardita, quindi sicuramente iberica. Risale al biennio 2013/15, si era in pieno governo di centrodestra, allineato all’austerità della Troika, ma anche alla disperata ricerca di investimenti esteri. Nel 2012 era stata varata la legge dei golden visa, che garantiva l’accesso allo spazio Schengen agli investitori capaci di acquistare immobili per almeno mezzo milione di euro o trasferire capitali dal milione in su; mentre ancora precedente era la famosa legge che permetteva ai pensionati stranieri di trasferirsi in Portogallo e ricevere la pensione esentasse.
Difficile che anche la legge per i sefarditi non passasse agli occhi dell’opinione pubblica come una delle tante scappatoie per intercettare danaro e inquilini vip, l’ennesima trovata per offrire su un vassoio d’argento il Portogallo agli stranieri, come ebbe a scrivere il famoso opinionista “anticasta” Paulo De Morais. Dall’altro lato, però, ci sono gli avvocati che nel settore ci lavorano, come Rita Mayer Jardim, la quale garantisce che molti dei suoi clienti lo fanno per ragioni meramente sentimentali, oppure perché temono il ritorno dell’antisemitismo e sanno che un passaporto di riserva può far comodo.
Il procedimento non è neanche dei più semplici e il numero di richieste è aumentato dal 2019, cioè da quando la legge spagnola (già concepita come temporanea) non è più in vigore. Ma ha il vantaggio, magari eccessivo, di non esigere nemmeno un periodo di residenza minima (era appunto l’aspetto che i socialisti volevano modificare) e di non dipendere dal ministero degli Interni, ma da quello della Giustizia, proprio perché non si tratta di un controllo di flussi migratori, bensì di una riparazione di un torto storico. L’arrivo di Abramovich ha appunto ripuntato i riflettori sugli usi distorti dei torti storici.
L’articolo di Público faceva notare una concatenazione di elementi degni di qualche dubbio. La stessa origine sefardita del magnate, intorno a cui c’è grande riserbo, sarebbe confermata da informazioni al momento disponibili solo su Wikipedia e le avrebbe introdotte di recente l’archeologo Hugo Miguel Vaz, curatore del Museo dell’Olocausto di Porto, aperto il 5 aprile scorso proprio grazie al finanziamento generoso dello stesso Abramovich, e diretto da Michael Rothwell, membro della CJP (la comunità giudaica di Porto) nonché della commissione che certifica l’autenticità dell’origine sefardita del richiedente (queste commissioni sono affidate a intellettuali laici per evitare che sulle decisioni pesi troppo l’influenza dei rabbini). A tutto ciò va aggiunto che l’attivismo del russo nella ricerca di nuove nazionalità, più che dal timore per l’antisemitismo montante sembrerebbe motivato dal mancato rinnovo del suo visto britannico in seguito all’avvelenamento dell’ex agente russo Sergei Skripal, a Salisbury nel 2018. Pochi mesi dopo, sfruttando la legge del ritorno, Abramovich otteneva la nazionalità israeliana. Dal 30 aprile di quest’anno, con il passaporto portoghese, è anche cittadino dell’Ue.