Saverio ma giusto
L'eterno ritorno del dibattito sulle mascherine. Ma forse qualcosa è cambiato
Stiamo riavvolgendo il nastro, sembra di essere tornati a inizio 2020. Mascherine all'aperto, sì no, al chiuso, chirurgiche o Ffp2... Le novità sono il rosa poco decoroso e gli studi sull'appeal dei mascherinati. Forse il Covid si sta trasformando in fenomeno di costume
Che la pandemia stia finendo te ne accorgi dal fatto che stiamo riavvolgendo il nastro, e siamo tornati a parlare di mascherine come non succedeva dall’inizio del 2020. Abbiamo ricominciato prima di Natale, con il ritorno indiscriminato delle mascherine all’aperto: una decisione isterica e antiscientifica che al confronto Stefano Puzzer è Anthony Fauci. Poi l’obbligo di mascherine Ffp2 (ma solo sui mezzi di trasporto, negli stadi o in cinema e teatri), che se uno è arrivato vivo al 2022 probabilmente già la usa da un pezzo e senza illogiche distinzioni fra luoghi chiusi; con conseguente crociata strisciante contro le mascherine in tessuto, colpo di coda della delazione da Covid (ve la ricordate la crociata contro i runner?), incurante dell’emergenza plastica che tutte ’ste mascherine stanno andando ad alimentare – v’insegno io a vivere: all’esterno, se proprio volete fare i ligi alle regole anche solo per timore di un’eventuale multa, mascherina in tessuto meglio detta “da passeggio” da sostituirsi con Ffp2 appena entrate in un qualunque luogo chiuso.
A inizio anno è dovuto intervenire il governo per calmierare il prezzo delle Ffp2, che avevano ormai raggiunto quotazioni da barile di greggio – da segnalare che nella classifica Forbes delle persone più ricche d’Italia uscita l’altro giorno ci sono tredici miliardari in più: probabilmente tutti farmacisti. Più di recente c’è stata la polemica del Sap, il sindacato della polizia, contro le mascherine rosa mandate in dotazione e ritenute “indecorose e irrispettose” dell’Istituzione – a dimostrazione che quelli del Sap di look non ci capiscono niente: con il blu della divisa il rosa sta benissimo. Gli ha risposto il Siap, il sindacato della polizia di Palermo: dice che loro le mascherine rosa se le mettono, “basta con queste sciocchezze machiste”, e infatti a Palermo si dice “arancina”, non “arancino”.
A suggellare questo momento d’oro per il dibattito sulle mascherine è arrivato in questi giorni uno studio dell’Università di Cardiff secondo il quale alle donne i volti maschili risultano più attraenti se coperti con una mascherina – badate bene, in questo caso si tratta della chirurgica: che sia una ricerca finanziata dalla lobby delle mascherine chirurgiche per rilanciarsi contro lo strapotere delle Ffp2? Bisogna essere cauti sui risultati di questo studio, ci sono parecchi dati che non sappiamo – per esempio quanto erano brutti gli uomini sotto alle mascherine, che in effetti se a uno con i denti storti e macchiati, le labbra tumefatte e il naso bitorzoluto gli metti una chirurgica, sta senz’altro meglio; né sappiamo se le donne che hanno partecipato a quest’indagine indossassero a loro volta una mascherina, e nel caso se la portassero su naso e bocca o sugli occhi; ma soprattutto non sappiamo se i risultati di questo studio valgano anche nel caso in cui la mascherina chirurgica sia rosa – in tal caso chi lo dice al Sap?
Ma una cosa è certa, anzi dopo questo studio è persino scientificamente evidente: sono due mesi che siamo tornati a parlare di “dispositivi di protezione individuale”, ma mai per motivi sanitari. La mascherina ormai è un argomento economico, estetico, sociale, persino identitario nel senso del gender. Questo significa che il Covid, in attesa di passare da pandemico a endemico, è ufficialmente entrato in una nuova fase: da emergenza sanitaria ad argomento di costume & società.