A.A.A. lavoratori cercansi
Nell'Ue cala la disoccupazione, ma anche l'offerta di lavoro. Come uscirne
Il “balzo dell’occupazione maggiore di sempre” previsto dagli analisti potrebbe diventare il miglior viatico alla ripresa. Ma l’Italia come si prepara a tutto questo?
L’uscita dalla pandemia è segnata, tra le altre cose, da un fenomeno che l’economia europea non ha mai conosciuto nelle proporzioni previste dagli esperti: l’offerta di lavoro, e non solo nei settori ad alta specializzazione dove scarseggia da sempre. In Germania per esempio la compagnia assicurativa Dfv (Deutsche Familienversicherung), offre 500 euro a chi semplicemente si presenta a un primo colloquio di lavoro, mille a chi ha i requisiti per un secondo, 5 mila per chi è assunto dopo sei mesi di prova. “Dobbiamo competere con giganti come Allianz, non ci interessa gente in India ma qui a Francoforte”, dicono i manager.
Nel paese motore d’Europa il 43 per cento fra 9 mila imprese sentite dall’istituto di statistica Ifo lamenta la carenza di dipendenti, mentre nell’intera Ue siamo al 25 per cento nei servizi e poco meno nella manifattura. Nel Regno Unito la disoccupazione è scesa, a novembre scorso, al 4,1 per cento, il che sta facendo salire del 3,8 per cento i salari medi. Ma anche in un paese ingessato sindacalmente come la Francia l’indice si è portato intorno al 6 per cento, risultato del rimbalzo economico e delle riforme introdotte da Emmanuel Macron (riduzione delle tasse alle imprese, incentivi per l’assunzione di giovani, contratti di inserimento a tempo determinato), già contestate dalla sinistra e dall’estrema destra. Il “balzo dell’occupazione maggiore di sempre” profetizzato dagli analisti potrebbe diventare il miglior viatico alla ripresa, ben oltre i piani di salvataggio di Bruxelles.
Ma l’Italia come si prepara a tutto questo? Le ultime riforme pro lavoro restano quelle di Matteo Renzi: in parte cancellate dalle misure grilline nel periodo di governo con la Lega (che poi ha sparso su di esse lacrime di coccodrillo): non solo il Reddito di cittadinanza, ma anche il cosiddetto decreto “Dignità”, per dirne solo due. L’ultima rilevazione Istat indica anche da noi la disoccupazione in riduzione al 9,2 per cento. Non basta, visto che pure qui non si trovano lavoratori. Dunque meno sussidi e più riforme, prima di perdere questo treno.