smontiamo un luogo comune
La famiglia non è luogo di violenza. Come leggere i rapporti dell'Istat
Negli ultimi anni la famiglia è stata associata spesso a luogo di violenza. Un binomio errato che rischia di avere ripercussioni sui rapporti sociali e sulla natalità
Ce ne sono solo due al momento di indagini dell’Istat sulle “Forme di violenza dentro e fuori la famiglia”: quella riferita al 2006 e un’altra al 2014. Si aspetta in gloria la terza, che non dovrebbe tardare molto. Già, ma allora perché non aspettarla, prima di scrivere queste note? Perché la misura è colma e non se ne può più. Se dici violenza (in tutte le sue forme) ormai – per mezzi di informazione e classi dirigenti e pure per governi in carica e trascorsi – dici famiglia, come una volta si diceva, che so, mafia o criminalità organizzata. La famiglia, definizione accettata urbi et orbi, è niente di meno che un “contesto relazionale violento”. Date queste premesse non si sfugge.
Sta succedendo alla famiglia un po’ quello che succede alla Chiesa: condannate a prescindere, hanno rotto le scatole, una furia iconoclasta non vede l’ora di toglierle di mezzo. Viene da dire che la famiglia ci pensa da sola, in Italia, a togliersi di mezzo, non ha bisogno di tante spinte. Matrimoni non se ne vedono quasi più, le coppie di fatto non hanno mai assunto da noi dimensioni davvero europee, per il 2070 l’Istat prevede un grande vincitore, i single, e un formidabile perdente, le coppie con figli, che per allora saranno milioni in meno rispetto ai single. Poi dice che non si fanno figli. Non si fanno coppie, secondo l’ordine di precedenza e quello socio-biologico. Ovvero, non si fanno famiglie. E siccome questa è la situazione che porterà la popolazione italiana al tracollo, ecco che l’assalto alla diligenza famiglia invece di fermarsi si intensifica, si fa asfissiante. Tafazzi non potrebbe fare meglio.
Ci si è messa anche Marta Cartabia a parlare del contesto famigliare, con troppe violenze, troppi delitti, nella sua relazione sullo stato della giustizia in Parlamento. Ma che c’è mai di mefitico, di velenoso nel contesto famigliare che tutti ne parlano turandosi il naso? C’è che non sanno leggere i dati, questa è la prima cosa da dire, di tanti, ma tanti, che scrivono delle violenze in famiglia. L’Istat dovrebbe fare qualcosa di più per cercare di stoppare tonnellate su tonnellate di sciocchezze, e invece fa il pesce in barile.
E allora cominciamo col dire.
Uno: dal 2006 al 2014 si è assistito al tracollo di tutte le forme di violenza contro le donne, nessuna esclusa – fisica sessuale psicologica –; un tracollo che fa sperare bene anche per gli anni a venire.
Due: l’Italia è il grande paese con il minor numero di omicidi al mondo, anche di donne, rispetto alla popolazione. Sottolineo: anche di donne.
Tre: il numero di violenze contro le donne da parte di partner ed ex partner è sempre, dicasi sempre, e pure notevolmente, al di sotto di quelle da parte di non partner.
Ma allora, scusate, di che parliamo? Di questo, che viene bene annotato dall’Istat: “Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7 per cento dei casi da partner”. Un po’ come dire: ma sì, in fondo in famiglia non è proprio una guerra, se fuori va peggio, ma quando le cose si fanno serie ecco che viene fuori il contesto relazionale violento: sono i partner a stuprare, mica a molestare, a stuprare le loro compagne.
E’ così? I numeri sembrerebbero testimoniare in quel senso. Sembrerebbero. Calcoliamo: le indagini Istat prendono in esame le donne da 16 a 70 anni e le donne di questa età al 2014 erano sposate o vivevano in coppie di fatto, ovvero con partner, in proporzioni analoghe, se non addirittura superiori al 62,7 per cento. Dunque, dire che gli stupri sono commessi nel 62,7 per cento dei casi dai partner è dire che non c’è alcuna evidenza di violenza in famiglia neppure delle forme più gravi. Anzi, annotazione pure per l’Istat: siccome il tempo che le donne trascorrono coi partner non è neppure paragonabile a quello che trascorrono con quelli che partner non sono, la minore violenza casalinga vale pure le per forme più gravi.
E di nuovo: perché ne parliamo ora? Perché una stupidità di massa montante sta affossando l’idea stessa di famiglia. E con essa i figli e la popolazione. E non abbiamo ancora deciso di muoverle contro, come meriterebbe, una guerra senza quartiere.
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