sistema in crisi
In Ue torna il green pass per viaggiare, ma l'Italia continua con le quarantene
Per entrare nel nostro paese alcuni viaggiatori devono ancora osservare un isolamento di dieci giorni, anche se hanno completato il ciclo vaccinale. Ma per un settore già in crisi come quello del traffico aereo, una regolazione non uniforme è la peggiore condizione per la ripresa
Il settore del trasporto aereo è in fortissima difficoltà non solo per la caduta della domanda dovuta alla pandemia e per via dell’aumento dei costi, ma anche per la regolazione frammentata tra i diversi stati.
L'introduzione a livello europeo del digital green certificate, entrato in vigore nell’estate del 2021, serviva proprio per armonizzare i requisiti di viaggio tra paesi. Da quel momento, la vaccinazione è diventata centrale per poter viaggiare, trasformando in un brutto ricordo le quarantene improvvise o la necessità di effettuare tamponi. Tuttavia, il governo italiano ha distrutto il sistema del green pass europeo con l’ordinanza dello scorso dicembre, introdotta con meno di 48 ore di preavviso, che ha reso obbligatorio un tampone per rientrare in Italia dai paesi dell’Unione europea.
Dopo che la Commissione europea ha chiesto a tutti i paesi membri, compresa l'Italia, di ripristinare il green certificate per cercare di far riprendere il trasporto aereo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è adeguato alle direttive di Bruxelles. L’ultima ordinanza reintroduce infatti una certa armonizzazione, ma l’incertezza legata ai continui cambiamenti regolatori non aiuta certo il settore dei trasporti e del turismo. Il provvedimento continua poi a mantenere le "liste paesi" che chiudono la possibilità di viaggiare in quasi la totalità delle destinazioni, in quanto chi arriva dai paesi in lista E (la stragrande maggioranza - cioè tutti quelli non esplicitamente citati in altre liste) ha l’obbligo di quarantena lunga dieci giorni al rientro in Italia. Il nostro paese continua così a utilizzare questa lista che di fatto non permette ai viaggiatori di potersi recare nell’80 per cento delle destinazioni e allo stesso tempo non consente ai turisti stranieri (anche quelli vaccinati con tre dosi) di venire in Italia. Una normativa, questa, che non aiuta certamente la ripresa e ancora una volta conferma quanto sia necessaria l’armonizzazione, anche perchè il 2021 è stato un altro anno orribile per il settore.
I dati ufficiali di Assaeroporti, l’associazione degli aeroporti italiani, hanno evidenziato che la caduta di traffico è stata superiore al 58 per cento nel 2021 rispetto al 2019, certificando di fatto un altro anno tragico per il settore dell’aviazione. Gli aeroporti, così come le compagnie di voli e tutti gli operatori del settore stanno scontando perdite enormi proprio per la mancanza di traffico. Il flusso aereo più “pregiato”, quello intercontinentale, vede una caduta maggiore alla media anche perché vi sono ancora molti blocchi ai voli. Secondo i dati, la caduta in questo segmento è stata superiore al 70 per cento rispetto al 2019.
Per quanto riguarda il mercato intercontinentale, l’8 novembre 2021 gli Stati Uniti hanno riaperto alla possibilità di viaggiare e questo ha permesso di avere un leggero recupero, ma i blocchi esistenti ai viaggi rimangono enormi. I dati mostrano un andamento del mercato domestico un po’ migliore, dato che la caduta del traffico è stata del 35 per cento rispetto al 2019. Non a caso, proprio per quanto riguarda il mercato dei voli interno, la regolazione ha avuto una maggiore stabilità.
Sono proprio l’incertezza nella regolazione e il blocco dei viaggi che non permettono una ripresa più veloce del settore dell'aviazione. In particolare, la certezza della regolazione è un elemento necessario per il trasporto aereo in questo momento che la domanda è già molto bassa per via di Omicron e che i costi stanno aumentando in maniera rilevante. Il settore aereo, che sta sopravvivendo a fatica a questa tempesta perfetta, ha la necessità di potersi organizzare e di avere con chiarezza e in anticipo le “regole”.
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