Questioni di sesso
Una trans nel Parlamento tedesco fa arrabbiare le femministe
La parlamentare verde Tessa Ganserer, eletta al Bundestag tra le quote rosa, accusata di usurpare uno scranno. “Non è operato”, dicono le femministe. Ma per la legge è già donna
Un polverone così Emma, vangelo del femminismo in Germania, non lo sollevava da tempo immemore. La rivista fondata nel 1977 da Alice Schwarzer – storica capofila del movimento femminista e portabandiera di aspre battaglie per l’aborto negli anni Settanta, e in seguito contro la pornografia e la prostituzione – ha professato sempre la dottrina della piena parità dei diritti uomo-donna. Battaglia che ha dato i suoi frutti se in Germania una donna, Angela Merkel, di cui la Schwarzer era sostenitrice, è potuta stare alla guida del governo per 16 anni ed essere eletta quattro volte. Adesso Emma ha scagliato il primo sasso in un dibattito che bolle sottotraccia da tempo e che è deflagrato con l’insediamento del nuovo governo rosso-verde-giallo, fra socialdemocratici, verdi e liberali: la questione del gender, dell’identità sessuale. E di chi, come e cosa definisce l’appartenenza a un sesso: se la biologia, il contesto sociale o il libero arbitrio.
La stessa Schwarzer (79 anni) ha affrontato il tema della transessualità in un libro di prossima pubblicazione e ora la sua rivista, di cui è dall’inizio responsabile unica, direttrice, autrice e caposquadra di una redazione di sole donne, ha pubblicato il 19 gennaio un articolo in cui si accusa una donna trans, Tessa Ganserer (44), parlamentare dei Verdi al Bundestag, di usurpare uno scranno che secondo il codice interno dei Grünen rientrerebbe in realtà nelle quote rosa. “Fisicamente e giuridicamente Markus/Tessa Ganserer è un uomo e occupa un posto in quota femminile”, attacca l’articolo rimarcando il nome anagrafico maschile, e precisando che “Ganserer non si è sottoposto né a un’operazione per cambiare il sesso né ha mai chiesto un cambio del nome alle autorità”. Ragion per cui un gruppo di attiviste femministe riunite nell’iniziativa “Il sesso conta” reclama la revoca del suo mandato parlamentare e ha presentato ricorso alla commissione del Bundestag incaricata di esaminare la liceità dei diritti dei deputati dopo le elezioni legislative. “In Parlamento siede un uomo al quale non spetta il mandato”, il comportamento dei Verdi equivale a una “frode elettorale”, protesta il gruppo: “A Markus Ganserer va revocato il mandato parlamentare perché lo ha conquistato ingannando con false generalità”. A capitanare il ricorso, accolto e oggetto di esame, è stata la femminista Hilde Schwathe che chiarisce: “Non si tratta del caso personale di Ganserer, ma di una nuova definizione del concetto di genere”.
I Verdi fanno quadrato attorno a Ganserer e lanciano l’accusa di discriminazione contro la minoranza trans. Sui social si è abbattuta una shitstorm di insulti su Emma e l’iniziativa femminista, e di solidarietà alla parlamentare. “Sono felice di avere con Tessa Ganserer nel nostro gruppo parlamentare una donna intelligente, esperta di ambiente e traffico e una voce importante per una società diversa”, ha twittato la nuova copresidente del Verdi, Ricarda Lang.
Il movimento femminista è in rivolta e subodora un nuovo grimaldello ai danni della donna e dei suoi diritti. Sulla vicenda si sono pronunciati psichiatri e giuristi e di essa si sono occupati tutti i media. La materia è spinosa e solleva interrogativi di ordine etico, biologico, politico e, soprattutto, sociale: “Cos’è una donna?”, titola il settimanale Die Zeit che dedica al caso un ampio servizio. La Taz, quotidiano della sinistra alternativa, titola invece: “No grazie, Emma” e si domanda se la rivista di Alice Schwarzer sia ancora femminista. “Come definiamo in futuro il sesso?”, scrive Emma.
In merito alla polemica, Ganserer – che di rigore è una donna “transidente”, come si chiamano le trans che non hanno cambiato sesso chirurgicamente – replica che “un pene non è di per sé un organo sessuale maschile”, e si dice doppiamente discriminata, come donna e come trans. Qui non si tratta di diritti delle minoranze “ma di diritti umani”, obbietta attaccando frange del movimento femminista, come la britannica Kathleen Stock, che mettono in dubbio l’esistenza di donne trans, e per le quali, di rimando, è stato creato il termine negativo Terf (trans-exclusionary radical feminism, esclusione dei trans del femminismo radicale). “Cos’è un fungo”, ragiona sulla Zeit, “una pianta o un animale? A lungo erano considerati piante, invece fanno parte di un terzo regno, gli eucarioti”. Un terzo regno quindi, come del resto già esiste per legge dal 2018 in Germania un terzo genere: “divers”, accanto a uomo e donna.
Nel loro ricorso, le femministe puntano il dito contro il regolamento delle quote rosa dei Verdi basato su un cosiddetto “Statuto delle donne” (Frauenstatut) il quale stabilisce che “nel concetto di ‘donna’ rientra chiunque si definisce tale”. Quindi, attaccano, “questa clausola interna viene di fatto adottata dalle autorità elettorali tedesche e Ganserer viene considerato donna per il Bundestag e le statistiche”. Il gruppo de “Il sesso conta” reitera il concetto affermando che “i Verdi perseguono la strategia di introdurre di fatto l’autodeterminazione sebbene non esista alcun fondamento giuridico, in questo modo le quote rosa risultano falsate in tutte le statistiche”. Invece, si puntualizza, il fondamento legale in vigore stabilisce che il sesso giuridico può essere cambiato solo in base alla Legge sui transessuali (Tsg). La legge del 1980, che il governo semaforo vuole ora sostituire con una nuova più permissiva, prevede per il cambio del nome e del genere un laborioso esame burocratico da parte delle autorità (perizie, consulti, domande sulle inclinazioni sessuali) ritenuto invasivo e umiliante dagli interessati. Il progetto del governo, su disegno di legge dei Verdi, prevede l’abolizione di questa legge in favore di una cosiddetta “legge di autodeterminazione” che dovrebbe essere discussa a fine febbraio al Bundestag. Transessualità e autodeterminazione sono temi chiave del governo semaforo che ha messo il sociale al centro del suo operato. Dopo 16 anni di cancellierato Merkel, con l’Unione cristiano democratica Cdu al comando, la nuova coalizione vuole voltare pagina e spingere su temi di attualità sociale: l’autodeterminazione sessuale, il concetto di famiglia oltre i canoni tradizionali, la lotta alla discriminazione delle diversità.
Un primo segnale è stata la nomina del nuovo esecutivo del primo Queer-Beauftragten (un portavoce del governo per gli omosessuali), Sven Lehmann. La politica sociale è la parte più importante del contratto di coalizione, dopo 16 anni di stallo si aprono porte e finestre alla realtà, tra le altre, delle famiglie arcobaleno. “Tutto questo esiste già, noi diamo espressione politica a questa realtà”, dichiara alla Zeit. Il catalogo del governo in tema di apertura sociale è ampio: gli uomini omosessuali, a 40 anni dall’arrivo dell’Aids, possono di nuovo donare il sangue, il controverso paragrafo 219a sull’aborto, che impediva ai medici di informare sull’aborto ostacolandone la pratica, sarà soppresso, prenderà forma l’istituto, caro ai liberali, delle unioni fondate sul concetto della responsabilità (quindi né religioso, né sessuale, né tradizionale).
Una direzione che non piace ai partiti di ispirazione cristiana (Cdu e Csu), ora all’opposizione al Bundestag, che vi vedono una minaccia per il matrimonio e la famiglia tradizionale la cui tutela è dettata dalla Costituzione. Se si comincia a minare le fondamenta della famiglia si sgretola il collante della società, ammoniscono. Su alcuni punti, dalla loro parte hanno anche il movimento femminista. Come per esempio sul tema della maternità e della fecondazione surrogata (vietate oggi anche in Germania) contro cui si è scagliata la stessa Schwarzer su Emma: è una riduzione del “bambino a merce e della madre a macchina riproduttiva”. Al riguardo non solo Spd e Grünen, anche i liberali insistono e nel contratto di governo si parla esplicitamente di “altruistica maternità surrogata” con l’argomento anche di evitare il “turismo” di coppie, etero o omosessuali, che desiderano avere figli e non possono e che, avendo i mezzi, vanno in Ucraina, in America o in Asia per realizzare il loro desiderio. Per la prima volta, inoltre, in quota Verdi, al Bundestag siedono due trans: Nyke Slawik e, appunto, Tessa Ganserer.
Il caso Ganserer accende i riflettori su un tema delicato, quello della transessualità, frontiera di uno degli ultimi tabù della società moderna. Le implicazioni non sono solo sociali e politiche, ma anche giuridiche e medico psichiatriche. Il rischio, come nel dibattito sulla pedofilia anni fa, è di sfondare una porta che non si può più richiudere, non sarà poi più possibile dire no a niente, obietta la giurista verde Eva Engelken. La ministra della Famiglia, Anne Spiegel dei Verdi, madre di quattro figli, è fra i più favorevoli a una legge sull’autodeterminazione sessuale, ma non è sola, anche i liberali spingono. “Né io né mio marito – dichiara la ministra – avremmo un problema se nostra figlia di 14 anni decidesse di cambiare sesso”.
I partiti di governo assicurano che anche in futuro un cambio di sesso chirurgico prima dei 18 anni non sarà possibile. Nel loro disegno di legge è scritto che un “intervento genitale chirurgico a un minore che ha compiuto 14 anni è possibile solo con la sua autorizzazione” e quella dei genitori o di chi ne ha la custodia. Ma se questi si oppongono, sottolinea la Zeit, tocca al tribunale dei minori dare un parere positivo, previo un consulto col minore e accertato che questi si sia dichiarato in favore, sia in grado di acconsentire e che l’intervento non nuoccia al suo bene. Che a decidere sull’identità di minori possa essere in ultima istanza un tribunale è un aspetto critico, che incontra le riserve degli psicologi che dubitano della piena facoltà di discernimento dei ragazzi al di là dei possibili condizionamenti sociali e ambientali. Secondo il terapeuta di psichiatra infantile Alexander Korte, che dice di votare da 30 anni per i Verdi, il rischio è alto soprattutto con le ragazzine che più spesso dei coetanei maschi esprimono il desiderio di “transition” perché nella pubertà hanno maggiori difficoltà, con gli stereotipi dominanti, ad accettare il loro corpo, l’identità di donna, e si rifugiano nell’ideologia trans e in soluzioni radicali irreversibili. Il diritto all’autodeterminazione potrebbe precludere ogni supporto terapeutico psichiatrico e trovare sostegno per un cambio di sesso nelle organizzazioni trans. La “disforia di genere”, il disagio ad accettare il proprio sesso biologico, è reale ed è diventato un fenomeno di gruppo fra i giovani. La società, il Parlamento, deve farci in conti.
Per la psichiatra italiana Luciana Degano, che vive ed esercita da tanti a Berlino, esiste sicuramente una spinta verso un cambiamento socio-culturale e una riflessione è benvenuta. “Come prevede anche il Comitato etico, è importante che alle decisioni del Bundestag facciano seguito quelle indipendenti degli organi medico psicologici”. La discussione va fatta a tutti i livelli “per avviare un confronto di idee rispettoso di tutte le posizioni, con particolare attenzione allo sviluppo psicofisico dell’adolescente”. Esiste, afferma, “una spinta sociale al cambiamento e la voglia di rompere col passato che si riflette anche in psichiatria con una nuova definizione della normalità”. La società tedesca “se lo può permettere, è molto aperta e le giovani generazioni si definiscono diversamente. Il Covid poi, con l’isolamento e lo stare chiusi in casa, ha cambiato la percezione del corpo allontanandola dal mainstream”.
La materia è evidentemente delicatissima e di ampia portata per la società. Le posizioni sono divise e il dibattito si è acceso ulteriormente attorno alla transessualità, spinto soprattutto dai Verdi nel nome della loro battaglia per la diversità, l’autodeterminazione, la lotta alla discriminazione e alla “norma eterosessuale”. Ciascuno – questo il loro disegno per una società riformata – decide il sesso da solo, la biologia non conta e il sesso è una costruzione sociale. Da sola, la biologia non risolverà il problema, dice la femminista lesbica Ulle Schauws, deputata dei Verdi, che spezza una lancia per i trans e accusa il movimento femminista di far suoi i pregiudizi dell’estrema destra. Sulla famiglia aperta trova l’appoggio della neoleader verde, Ricarda Lang: “Sono figlia di una ragazza madre che ha lavorato in una casa d’accoglienza per donne e voglio che famiglie come la mia siano sostenute”.
In rete intanto si è scatenato un putiferio, molti tweet di sostegno a Tessa ma anche qualche dubbio. Come Lisa che scrive disorientata: “Adesso si parla anche di persone incinte, prima erano donne incinte: boh, chi lo sa”. Oppure tale Bernhard che, alludendo al fatto che Ganserer era spostato con una donna e aveva due figli, ma adesso pare stia con un uomo, scrive: “Lui si sente donna e vive con una donna, allora cos’è lesbica”?