Saverio ma giusto
Altro che inflazione e crisi ucraina, i dati parlano chiaro: qui non si scopa più
Oltre un terzo della popolazione italiana ha riferito di aver diminuito la propria attività sessuale dall’inizio della pandemia; da notare che prima un italiano su tre faceva sesso sul posto di lavoro. Tutta colpa dello smart working. Urge nuovo Cts: Comitato tecnico-sessuale
Mi rivolgo a chi di dovere: lo stato d’emergenza non deve finire il 31 marzo. O meglio, finisca senza indugio lo stato d’emergenza pandemico e se ne istituisca contestualmente un altro, uno nuovo: lo stato d’emergenza sessuale. Due anni di pandemia hanno stravolto abitudini e dinamiche, e dati alla mano possiamo affermare che c’è stata – ed è ancora in corso – una drastica diminuzione dell’attività sessuale a livello sia nazionale che globale, e sia all’interno di relazioni stabili tra persone conviventi che fra single. Oltre un terzo della popolazione italiana ha riferito di aver diminuito la propria attività sessuale dall’inizio della pandemia a oggi; da notare che pre pandemia un italiano su tre faceva sesso sul posto di lavoro. Dunque tutta colpa dello smart working, che ha separato gli amanti che si accoppiavano sulla scrivania o sulla fotocopiatrice confinandoli in casa, da soli o peggio ancora con coniugi perennemente in pigiama? Non solo: per mesi le chiusure e i coprifuoco hanno tolto terreno al rimorchio, il distanziamento ha messo a dura prova persino i più superdotati fra noi (un metro e mezzo è davvero tanto anche per l’erezione più slanciata), e le mascherine hanno sì fatto apparire più affascinante chiunque, ma poi una volta al dunque, quando oltre alle mutande si toglievano anche la Ffp2, alla vista di quei nasi e di certe bocche molte vagine si sono seccate e altrettanti peni ritratti.
Il punto è un generico calo del desiderio: persino la masturbazione è diminuita, così come il consumo di pornografia – comprensibilmente: sono due anni che l’industria del porno professionale è semi-ferma, se andate su Pornhub sembra di vedere Techetechetè, e la maggior parte della pornografia uscita in pandemia era amatoriale e faceva lo stesso effetto dei Cinque stelle in Parlamento. Se tanto mi dà tanto, tutti quei sex toys acquistati fra il 2020 e il 2021 non sono serviti per procurarsi un orgasmo ma soltanto per darsi un tono su Instagram, e sono stati subito riconvertiti ad altri usi – tipo i vibratori come minipimer. Altro che inflazione, rincaro delle bollette o crisi Russia-Ucraina: qui non si scopa più! A certificare la crisi globale dell’orgasmo c’è la notizia che la Karex, colosso mondiale del lattice e produttrice di un quinto dei preservativi nel mondo, ha riconvertito la sua produzione: ora al posto dei condom fabbricheranno guanti in gomma. A essere ottimisti, potremmo pensare che quei guanti verranno usati nel fisting; ma la verità è che il sesso non è più una priorità per la maggior parte delle persone – lasciando noi, minoranza ancora eccitata sessualmente, sempre più soli e più respinti. Ok la riapertura delle discoteche, ma che ci vado a fare se poi dopo aver ballato non ci si apparta nei bagni?
Non lasciamo il sesso ai molestatori, riprendiamo la nostra attività sessuale con consenso e allegria! Intervenga l’Oms: distribuisca in tutto il mondo lubrificanti e afrodisiaci – scommetto che Pfizer, sensibile al tema, ne ha uno già pronto ed efficace al 90 per cento. Si adottino provvedimenti per eccitare sessualmente la popolazione: mantenere meno di un centimetro di distanza interpersonale; obbligo di mascherina al posto delle mutande, effetto tanga; farsi spesso un bidet – nei luoghi pubblici verranno installati degli appositi dispenser di sapone intimo. Test rapido contro l’Hiv e altre malattie veneree disponibile anche in farmacia. E ogni giorno il Cts (comitato tecnico-sessuale) diramerà il bollettino: chi ha scopato con chi, quanti orgasmi, occupazione dei letti nelle camere d’albergo. Basta pensare solo agli anticorpi, torniamo a occuparci dei corpi – e dei relativi ormoni.