Foto Alfredo Falcone - LaPresse  

Anche Totti e Ilary si separano. L'unica stabilità ormai ce la danno le monarchie

Michele Masneri

Ah, l’età dell’insicurezza! Ci mancava solo la caduta dei Reali di Roma sud

In quest’epoca strampalata e disperata di pandemie e guerre e ’68 tutti insieme e scomposti, l’unica cosa che vogliamo, che ci piace, che ci dà sicurezza, è chiaro, sono le monarchie. Se anche il più gruppettaro di noi magari non confessandolo sta attendendo e baratterebbe ogni Euphoria per la nuova stagione di The Crown, non è questione d’esser repubblicani o monarchici: è proprio l’idea di stabilità. E’ il rimpianto per una “età d’oro della sicurezza”, quella che Stefan Zweig, il cantore della quiete absburgica, così definiva: “Ogni cosa, nella nostra monarchia austriaca quasi millenaria, sembrava essere stata fondata per durare nel tempo. Ognuno sapeva quanto possedeva o quanto gli spettava, cos’era permesso e cos’era proibito”. 

 

Oggi invece, stravolti dagli eventi, mentre anche l’ultimo rimasuglio della calma novecentesca, l’ufficio, è il luogo da tutti rifiutato e che tutti aborrono, in una crisi di mezza età generale, mentre ognuno progetta il suo chiringuito, siam qui attoniti a vedere la regina Elisabetta che mentre sgancia milioni per tutelare il figlio zozzone, mentre supera i 70 anni di regno, mentre prescrive  inopinatamente che l’equina Camilla sarà un giorno regina, e pianta un coltellaccio in una torta di compleanno tipo Excalibur, ricorda a noi terrorizzati che un giorno (sempre più vicino) non ci sarà più. E noi che vogliamo cambiare tutto delle nostre vite scalcagnate vorremmo invece che loro, i reali, restassero lì, per sempre, imbalsamati nelle loro. I reali servono a questo, a illuderci che il mondo segua un ordine, che vi sia una qualche stabilità, che non tutto sia scherzo o caso. Un’idea di immortalità a buon mercato. 

 

Lo scorso weekend è uscito Paola, côté jardin, documentario in cui la regina madre del Belgio, Paola Ruffo di Calabria, regina romana, racconta finalmente la sua verità ed è la solita verità reale, come te sbagli, corti severe a spegnere giovanili entusiasmi, figli depressi perché i genitori sono in giro a tagliare nastri, e però son tutti affezionatissimi a questa corona che fa l’unica cosa che sa fare: durare. 
Dopo questi verranno infatti i figli e i nipoti e i bisnipoti e pazienza se le monarchie sembrano sempre più famiglie disfunzionali in cui se va bene l’agognata infanta sposerà un personal trainer consolatorio che la risarcisca degli affetti mancati. L’importante è andare avanti: e chissà che anche i nostri presidenti della Repubblica ormai bi-mandatari si monarchizzino non per sfessataggine dei parlamenti ma rispondendo a un desiderio profondo di stabilità affettuosa. 

 

E così turba e dispiace la (presunta) fine di Totti e Ilary, la dinastia puponica di Roma. Il gossip arriva proprio mentre il tiranno repubblicano del Cremlino che ogni due-tre anni si lancia in un nuovo lifting e in una nuova guerra minaccia ancora il nostro benessere gassoso-psicologico. Proprio adesso ci mancava la caduta dei Reali di Roma sud! Che per un trentennio ci hanno fatto sognare, lui coi suoi gol e lei con le sue apparizioni televisive. E poi i nomi della prole, Cristian Chanel e Isabel, e i parenti, la di lui mamma Fiorella, la di lei sorella Melory. E le location: il royal wedding del 2005  all’Aracoeli e poi l’Eur. La leggenda voleva che abitassero all’Eurosky Tower detto anche la bistecchiera, una specie di Citylife romasudista progettata dal preclaro archistar Franco Purini, dalla cui sommità si può vedere fino a Capocotta, la nostra Cape Cod. E invece si scoprì che i nostri royals stavano sì all’Eur ma però in villa. E poi giù ancora più a sud: il loro mare, superata la tenuta reale e poi quirinalizia di Castelporziano (dove, dicono i gossip, la coppia ha litigato recentemente e fatalmente) era però la monarchica Sabaudia dove si offrivano volonterosi (li si vedeva sotto il solleone) a paparazzi e fan, nella loro generosa esposizione (e poi, beneficenze e altre generosità, come altre dinastie reali, e nessuna mondanità, da corte scandinava, in accordo coi lineamenti vichinghi). Tutto questo ora finirà? Per scherzare diciamo che Totti e Ilary non dovevano lasciarsi proprio in questo momento storico: ma forse non scherziamo mica tanto

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).