Foto: Ansa/Paolo Gargini

Succubi del gas

"Puntare su produzione nazionale e rinnovabili”. La ricetta di Lanzetta (Enel)

Annalisa Chirico

Dal caro bollette all'utilizzo dei fondi del Pnrr, passando per la dipendenza da Russia e Cina per l'approviggionamento di gas e batterie: il punto del direttore di Enel Italia sul mercato dell'energia, le prospettive e le possibilità

“Paghiamo gli errori degli ultimi vent’anni”, parla così al Foglio il direttore di Enel Italia Nicola Lanzetta che, di fronte al caro bollette, evidenzia l’assenza di politica energetica. “Gli interventi di questi mesi, con i diversi decreti volti alla riduzione dell’Iva e all’azzeramento degli oneri di sistema, sono indispensabili nel breve periodo – dichiara Lanzetta al Foglio – La contingenza impone misure straordinarie. Paghiamo l’eredità della mancanza di una politica in grado di assicurare al paese approvvigionamenti nel lungo periodo di materie prime e di energia a prezzi stabili”.

Enel sta beneficiando dell’impennata dei prezzi? “No, Enel non beneficia del ‘caro bollette’ perché la produzione del gruppo in Italia è stata venduta in anticipo al mercato finale, come da prassi. L’energia prodotta nel 2021 era già venduta pressoché interamente nel 2020, quella del 2022 ad agosto 2021. Ricordo inoltre che il contributo di Enel alla produzione energetica nazionale oggi è intorno al 18 per cento”.

 

Nel nostro paese il 50 per cento dell’energia elettrica proviene dal gas: una dipendenza eccessiva? “Se si considera che il gas consumato in Italia viene importato per più del 90 per cento, per lo più da due fornitori storici (Russia e Algeria), si comprendono le conseguenze legate a una dipendenza strutturale. I rimedi? Può avere un impatto positivo aumentare la produzione nazionale di gas dal momento che quello importato è una variabile fuori controllo, di cui siamo succubi e vittime. Nell’immediato, è bene convincere famiglie e imprese ad acquistare l’energia con una maggiore saggezza, meglio a prezzi fissi sul lungo periodo. E poi bisogna accelerare tutta la potenzialità di rinnovabili che l’Italia possiede. Oggi la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili è pari al 40 per cento del totale, dobbiamo arrivare al 70: non solo per i vantaggi ambientali ma anche per il risparmio garantito dalla diminuzione del prezzo in bolletta. L’efficienza energetica fa bene anche al portafogli”.

Nell’ambito del Pnrr, il governo persegue l’obiettivo di installare 70 gigawatt di fotovoltaico entro il 2030. “Il Pnrr può segnare un cambio epocale, come il piano Marshall. Per raggiungere gli obiettivi, dobbiamo marciare veloci, e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è consapevole di questa esigenza, perciò ha già compiuto passi importanti per lo snellimento delle procedure”. Eppure le lungaggini autorizzative restano un fattore penalizzante. “E’ vero, tra regioni sovrintendenze ed enti autonomi regna il disordine. A dispetto dei diversi decreti semplificazioni, c’è ancora molto da fare. Ci siamo avvitati sul processo di permitting, e l’autonomia regionale, prevista dal Titolo V della Costituzione, non ha aiutato. Su impianti e centrali ognuno pretende di porre veti. Sarebbe auspicabile un nuovo ‘decreto Marzano’ in grado di sbloccare una serie di centrali con passo deciso. Serve una regia centrale più forte”.

 

Lei invoca l’autonomia strategica italiana sull’import di gas. Resta il tema però dell’eccessiva dipendenza italiana da pannelli e batterie made in China. “Un conto è comprare una tecnologia che possiamo gestire in piena autonomia, diverso è dipendere da quanto gas un altro paese decide di far passare da un tubo. Questa è sudditanza”. A che punto è la gigafactory per i pannelli 3Sun a Catania? “Prevediamo il lancio del progetto di ampliamento della produzione in primavera. Contiamo di partire con la nuova produzione nel 2023 per andare a regime a fine 2024. Sempre in Sicilia, a Porto Empedocle, abbiamo un progetto per un rigassificatore che consentirebbe di produrre 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno”.

E del nucleare di quarta generazione che dice? “E’ un argomento di studio, non di azione. Enel ha presentato il proprio piano industriale e la propria visione al 2040, per noi la linea è chiara: crescita delle rinnovabili fino ad arrivare all’obiettivo zero emissioni. Il nucleare di quarta generazione necessita di approfondimenti, non vediamo applicazioni commerciali significative prima del 2040”.

 

Sulle rinnovabili resta il problema dell’intermittenza. “Sulle batterie si stanno compiendo enormi progressi. Il trend è identico a quello dei microprocessori negli anni Novanta quando, ogni 18 mesi, la capacità di calcolo raddoppiava e il costo si dimezzava. Accade lo stesso per le batterie”. A quando una filiera italiana? “Dipende da noi, non c’è motivo per cui l’Italia non possa dotarsi di una gigafactory nazionale. Potremmo continuare a importare le cosiddette ‘terre rare’ con un assemblaggio realizzato in casa”.

Con Enel X puntate sulla mobilità elettrica: il phase out dal motore endotermico entro il 2035 è un orizzonte reale? “È una sfida ambiziosa ma realizzabile. La transizione energetica offre grandi opportunità e Enel investirà in Italia oltre 15 miliardi nei prossimi 3 anni, con più di 2 miliardi di progetti inclusi nel Pnrr destina ulteriori due miliardi. Il ruolo delle aziende è fondamentale: dobbiamo credere nell’Italia e investire”.