Saverio ma giusto
Un'occasione per cambiare la dieta: se il gas costa, diamoci a ostriche e tartare
Anche l’allarme agroalimentare per l’aumento del costo delle materie prime e i conseguenti rincari record per il grano sembra del tutto ipocrita: sono anni che facciamo la guerra ai carboidrati comunque. Putin nutrizionista?
Se saremo fortunati – molto fortunati – di questa guerra noi vivremo soltanto la parte del disagio. In molti insistono sul prezzo altissimo che anche noi pagheremo di rimando, come effetto delle sanzioni alla Russia e del suo isolamento coatto; ma io sono qui per farvi ragionare affinché notiate che sì, certo che l’impatto non sarà a costo zero, pagheremo un prezzo, ma siamo nel momento più favorevole per sostenerne i sacrifici. Lasciate che mi spieghi: se smetteremo (come dovremmo, anzi dobbiamo) di rifornirci di gas dalla Russia, nel breve/medio periodo rischiamo di non riuscire più a scaldare le nostre case. Sinceramente, questo scenario non mi sembra affatto così fosco e allarmante come la maggior parte dei commentatori e dell’opinione pubblica insistono a voler dipingere: viviamo nel bel mezzo di un riscaldamento globale senza precedenti, dunque siamo in una fase geo-storica in cui il riscaldamento autonomo o centralizzato sono del tutto superflui.
Di trecentosessantacinque giorni l’anno, almeno trecentotrentacinque sono di caldo torrido mostruoso e allucinante; e di questo passo, col ritorno nell’immediato al carbone e ai combustibili fossili, andrà sempre peggio. Da qui gli slogan pacifisti “Mettete un fiore nei vostri termosifoni” e “Fate l’amore per riscaldarvi”. In quei pochi giorni l’anno in cui approssimativamente farà freddo investiremo nella lana, nella maglieria pesante e nei filati grossi. L’eventuale blackout termico sarà una grande occasione di rinascita per l’industria tessile italiana: torneranno i colli alti e le maniche lunghe, e se avete soldi da investire comprate subito azioni di canottiere e calzettoni pesanti, prevedo dividendi da capogiro il prossimo inverno. A chi obietta che la penuria di gas non ci consentirà nemmeno di cucinare, faccio notare che sono anni che andiamo ghiotti di sushi, carpacci e tartare di vario genere; vorrà dire che mangiare crudo non sarà più una sciccheria ma una necessità – e vedrete che anche i prezzi caleranno, persino al ristorante: le ostriche saranno a dieci centesimi l’una, mentre per mangiare uno stracotto o il brasato sarà necessario dare prima la carta di credito in garanzia.
Anche l’allarme agroalimentare per l’aumento del costo delle materie prime e i conseguenti rincari record per il grano mi sembra del tutto ipocrita: sono anni che facciamo la guerra ai carboidrati e sentiamo ripetere da tutte le parti che dovremmo mangiare molta meno pasta e pane. Vorrà dire che da adesso saremo tutti intolleranti al glutine – tanto eravamo rimasti in pochi a non esserlo. Al posto dei farinacei ci mangeremo tutta la frutta e la verdura che erano uno dei nostri principali export con la Russia: oserei dire che l’attuale contingenza è favorevole a un salutare cambio di stile di vita! – stai a vedere che Putin non è pazzo né espansionista, è solo un nutrizionista. Il blocco del petrolio russo con conseguente caro benzina spero convinca finalmente tutti noi a mollare un po’ quelle automobili e a fare due passi: ne guadagnerà il commercio di prossimità e la grande industria calzaturiera italiana, oltre a guadagnarci noi in primis in termini di salute cardiocircolatoria. Resta il tema dell’energia elettrica: rischiamo concretamente di finire al buio. Ma se così fosse, piuttosto che stressarci nel cercare un modo per tenere tutto acceso, cerchiamo di vedere anche in questa crisi un’opportunità: stare al buio può favorire l’intimità sessuale. E se poi uno ha proprio paura del buio, può sempre accendere una candela allo iodio – o direttamente un cero alla Madonna.