Saverio ma giusto
Con questo piano anti atomico siamo in una botte di ferro. Letteralmente
In caso di disastro nucleare, la Protezione civile consiglia finestre chiuse e niente verdura a foglia larga. Dopo Covid, green pass, autocertificazioni e coprifuoco sarà una passeggiata. Nessuno vi biasima però se decidete di investire in una bella tuta anti radiazioni
È psicosi guerra nucleare: stamattina nel mio cappuccino il barista mi ha disegnato con la schiuma un fungo atomico – del resto, io gli avevo chiesto un cappuccino con latte di iodio. E mentre Lega e Movimento 5 stelle propongono di varare un bonus 110 per cento per i bunker antiatomici, in molti stanno rifacendo le facciate chiudendo ermeticamente tutte le finestre con il cemento. La minaccia di Putin di usare le armi nucleari contro i paesi Nato è concreta? No, rispondo quelli che escludevano che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina. Non eravamo preparati a una pandemia due anni fa, figuriamoci adesso a una guerra nucleare. Fortunatamente, il “Piano di sicurezza nucleare” italiano è stato da poco aggiornato dalla Protezione civile: prevede, in caso di, finestre chiuse e niente verdura a foglia larga; e, se proprio proprio, rifugi al chiuso e distribuzione di farmaci per la popolazione. Ah beh, siamo in una botte di ferro – letteralmente.
Tutto qui? Per noi che abbiamo fatto il Covid – e il green pass, e la campagna vaccinale, e prima ancora i lockdown, le regioni rosse, il coprifuoco, le autocertificazioni… – il protocollo antiatomico è niente, oserei dire che ’sta fine del mondo non è poi la fine del mondo. Ma proprio il Covid ci ha insegnato che molto dipende dai comportamenti individuali e dalla responsabilità del singolo; quindi è bene che ciascuno di noi aggiorni il proprio piano di sicurezza nucleare personale. Cominciando dalla dieta, ricca di iodio: non assaltate le farmacie – hanno fatto abbastanza soldi negli ultimi due anni, il successo potrebbe dar loro alla testa – piuttosto chiedete in pescheria il cefalo muggine. È l’alimento più ricco di iodio che possiate trovare oltre che il pesce che gode della peggiore reputazione presso i consumatori a causa del suo cattivo sapore, quindi dovrebbe venir via con poco; se soffrite di long Covid e ancora non sentite i sapori, mangiarlo è una passeggiata.
Inoltre, invece che stare a buttare i soldi in bunker antiatomici personali (non oso immaginare le riunioni di condominio con le lamentele dei vicini per i lavori…), cercate il rifugio pubblico più vicino. Ce ne sono di bellissimi, specie a Roma (il bunker di Vittorio Emanuele III, quello di Mussolini trentatré metri sotto Villa Torlonia); e se siete claustrofobici niente paura, quello sotto al monte Soratte è larghissimo. Se invece siete campioni di apnea, o sub ben attrezzati, anche una prolungata permanenza sott’acqua è sufficientemente sicura in caso di emergenza nucleare. Piuttosto, se avete soldi da spendere (magari perché possedete una pompa di benzina, o meglio ancora una farmacia con pompa di benzina), investite in una buona tuta antiradiazioni: ormai ce ne sono di ogni genere e colore, la taglia – al contrario che coi jeans – non è mai un problema, e mediamente sono più belle delle tute tech o homewear che indossiamo di solito. Così facendo, se fra qualche mese dovessero togliere le mascherine anche al chiuso, potremo sempre lamentarci del cappuccio col respiratore.
Lasciate stare le provviste alimentari o i beni rifugio tradizionali: in caso di guerra nucleare, della farina e dell’oro ve ne farete ben poco. Piuttosto, accaparratevi il piombo: è il miglior isolante contro le radiazioni. Si trova a 0,6 euro al chilo, se usato anche meno. Conoscete qualcuno che vende piombo usato? Rispondete in privato.