Saverio ma giusto
I fiori senza cannoni. Qualche integrazione al "manifesto" di Orsini
Le proposte per la pace del professore non sono molto convincenti, si può fare di più e di meglio. E allora, perché riconoscere solo Donbas e Crimea? Tanto vale non riconoscere l'Ucraina, consideriamola una specie di Narnia. Poi passiamo direttamente al rublo, così facciamo i cambia-valute dell'Ue
Ho letto il manifesto per la pace in cinque punti del professor Orsini. In sintesi, il celebre ospite tv propone che l’Italia: 1. rompa con l’Unione europea (ma senza uscirne: in effetti perché creare rotture e divisioni in un’alleanza se poi non resti a goderti le tensioni?); 2. l’Italia si renda disponibile al riconoscimento di Donbas e Crimea (il professore fa notare che “rendersi disponibili al riconoscimento” non significa “riconoscere”, qualificandosi così ai Mondiali di sofismo); 3. smettiamo di armare l’Ucraina e usiamo invece quei soldi per costruire assieme al Vaticano due ospedali (immagino modello Spallanzani, cioè dove possano entrare ricercatrici russe a prendere dati sensibili oppure direttamente l’esercito russo come negli ospedali di Bergamo) da chiamare rispettivamente “Madre Ucraina” e “Gesù di Mariupol” (cioè come due imprecazioni); 4. promuovere un organo congiunto Russia-Unione europea per la difesa della pace (una specie di Onu, soltanto peggio); 5. disarmare l’Unione europea (il prof. va oltre lo slogan pacifista “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, lui è per i fiori e basta, senza manco i cannoni a fare da fioriera: Leonardo Spa 0 – Interflora 1).
Vi confesso che il manifesto di Orsini non mi ha convinto, anzi mi ha lasciato alquanto perplesso: ho capito cosa intende il professore, ma proprio per questo il suo documento non mi sembra sufficiente a perorarne la causa. Anzi, ritengo quelle cinque proposte alquanto misere e inefficaci: difficilmente potranno bastare per portare la pace così come la intende Orsini. Permettetemi dunque di aggiungere qualche altro punto a quello striminzito manifesto, ovviamente nel rispetto e in continuità con lo spirito che lo anima. Prima di tutto, l’Italia dovrebbe rompere con la Nato – ma senza uscirne, s’intende. Tipo chiedere l’intervento della Nato contro la Nato, per contenerne i suoi allargamenti. Oppure sabotarne le basi all’interno dei nostri confini, anche solo come atto dimostrativo – per esempio si potrebbe corrompere la ditta di pulizie affinché passi la cera sui pavimenti diluita con la sciolina. Inoltre, l’Italia non dovrebbe limitarsi a riconoscere Donbas e Crimea, ma spingersi oltre e non riconoscere l’Ucraina, considerandola alla stregua di Narnia o dell’Isola che non c’è. Tanto qui in Italia abbiamo già tante lacune geografiche, una in più non farebbe tutta questa differenza; e anche di fronte all’evidenza possiamo chiedere a Freccero di negarla – o, alle brutte, dare la colpa al navigatore.
Un altro gesto distensivo nei confronti della Russia sarebbe uscire dall’euro per entrare nel rublo: sono certo non sarebbe sgradito nemmeno al resto dell’Europa, perché ci renderebbe un valido cambia-valuta all’interno dell’Unione, consentendo così alla Germania di continuare a comprare gas da Mosca. Aggiungo che per favorire i colloqui di pace l’ideale sarebbe parlare la stessa lingua – gli interpreti sono notoriamente inaffidabili e guerrafondai; ergo, propongo che l’Italia adotti il russo come lingua ufficiale entro il 2024, e che si cominci sin da subito a insegnarlo nelle scuole e a parlarlo negli uffici pubblici. Non da ultimo, penso si debbano mettere da parte sciocchi orgogli nazionalistici e promuovere la pace in ogni nostra manifestazione, a partire dalla bandiera nazionale: si taglino dunque il verde e il rosso, e si lasci che la nostra bandiera sia bianca – e così ridotta sventoli verso est, ben visibile. Un così inequivocabile simbolo di resa rivolto verso la Russia dovrebbe essere sufficiente a portare la pace, così come la intende Orsini.
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