I pacifisti italiani hanno sempre un nuovo motivo per non armare l'Ucraina
Da "Putin ha già vinto" e "la resa ucraina è ineluttabile" a "non umiliamo troppo la Russia". Previsioni sballate, analisi ribaltate, ma conclusioni sempre uguali: è colpa della Nato. Il fantastico mondo di Orsini, Mini, Montanari & co.
Una cosa è certa: gli ucraini non vanno aiutati a difendersi, ma i motivi cambiano. In tanti, a partire da Vladimir Putin, hanno sbagliato le previsioni. Succede in ogni guerra, d’altronde era il generale Eisenhower a dire che “i piani non sono niente, pianificare è tutto”. Ciò che conta è adeguarsi al contesto che cambia. E questa capacità di adattamento i generali di Putin dovrebbero mutuarla dai sedicenti pacifisti italiani, in grado di cambiare repentinamente le ragioni per non aiutare gli ucraini e incolpare la Nato.
Inizialmente il motivo per non inviare armi all’Ucraina era che “Putin ha già vinto”, come sentenziò Alessandro Orsini nella performance a Piazzapulita che l’ha reso famoso: “Bisogna riconoscere la sconfitta. Questa guerra è già persa, non esiste possibilità al mondo che qualcuno sottragga l’Ucraina a Putin”, diceva. “L’Ucraina è persa – disse all’inizio dell’invasione –. che Kiev possa resistere è da escludersi”. La resistenza avrebbe solo prolungato l’agonia, la resa era la scelta più realistica e incruenta: “Da un punto di vista militare questa guerra non può essere vinta dall’Ucraina, e dunque il nostro invio di armi rischia di far pagare un prezzo ancora più alto”, diceva Tomaso Montanari. Lo storico dell’arte scriveva sul Fatto quotidiano che le armi sarebbero servite solo a “prolungare e aggravare una guerra dall’esito purtroppo scontato”, ovvero “l’ineluttabile resa a una potenza così più grande”.
D’altronde, sempre sul Fatto, comparivano le analisi di Fabio Mini che descrivevano la marcia trionfale di Putin, anche dopo i primi evidenti rovesci. “E’ strumentale l’idea che la Russia abbia cercato di impadronirsi di Kiev per eliminare Zelensky”, scriveva il generale Mini. Anzi, Putin voleva tenerlo al potere per negoziare. E per i russi tutto procedeva secondo i piani: “Il ‘rallentamento’ che i nostri ‘esperti’ attribuiscono alla cattiva logistica è solo la conseguenza di aver raggiunto i loro obiettivi”. Erano fesserie. L’Ucraina ha resistito e inflitto enormi perdite ai russi, costringendoli a ritirarsi da Kyiv, Sumy, Chernihiv, Kharkiv. Putin non aveva “già vinto”, anzi, ora rischia di subire una sconfitta epocale. E cosa dicono quegli stessi commentatori? Che non bisogna più aiutare l’Ucraina perché si rischia di umiliare Putin!
Senza ammettere di aver sbagliato analisi, si salta da un ragionamento all’altro fischiettando. Bianca Berlinguer chiede se la guerra stia andando male per Putin e Orsini dice che ha “una grande difficoltà a rispondere” perché “è difficile capire cosa stia succedendo sul campo”. Se prima dell'invasione Orsini aveva la certezza che Putin avesse già vinto, ora che la guerra è in corso e ci sono gli elementi per valutarne l'evoluzione gli è impossibile capire cosa stia succedendo. In ogni caso per Orsini “sono molto importanti le parole di Macron” che dice che “non dovremo umiliare la Russia”, presupponendo quindi che chi aveva già vinto ora ha quasi perso. Mini, in coppia con Franco Cardini e sempre sul Fatto, invece ora ammette che Putin ha commesso degli errori, come “il celebre passo falso dell’invito agli alti ufficiali dell’esercito ucraino a destituire Zelensky”. Prima scriveva che non voleva eliminarlo, ora che il suo errore è stato provarci. Mini e Cardini riconoscono anche gli errori e le criticità sul campo dei russi, ma è colpa della “trappola tesa dagli americani” a Putin, che è consistita “nell’obbligarlo a scegliere” l’azione militare per poi fargli “trovare la sorpresa di un paese che era sostanzialmente già membro della Nato”.
In pratica, quella vecchia volpe di Sleepy Joe (Biden) ha fatto credere a quel pollo di Putin di dover invadere l’Ucraina per non farla entrare nella Nato, mentre quella già era nella Nato! E così, per continuare a dare la colpa agli Usa, Putin che solo poche settimane prima veniva descritto come un lucido stratega diventa il più grande boccalone della storia.
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