Cinestate italiana. Dai balneari ai virologi c'è materiale per film a puntate

Michele Masneri

Sceneggiatori attenti alla ricerca di storie avrebbero materiale eccezionale di prima mano senza nemmeno dover opzionare libri o biopic costosi

Sceneggiatori attenti alla ricerca di storie sia per le “generaliste” sia per le “piattaforme” di questa estate italiana 2022 avrebbero materiale eccezionale di prima mano senza nemmeno dover opzionare libri o biopic costosi. Si potrebbe tornare in particolare a quei bei film a episodi che erano molto di moda un tempo, magari con episodi non sempre tutti della stessa qualità ma segnavano il clima di un’epoca. Da una parte, nell’Italia ’22, fra le temperature già canicolari, mentre il mondo casca a pezzi e le diplomazie e le cancellerie guardano a Kiyv e Taiwan, qui sono i balneari a farla da padroni. E senza entrare in perniciose analisi delle varie Bolkestein, ecco un bagnante italiano 2022 che dovrà farsi sempre più scaltro per aggirare gli stabilimenti che ormai si sono impossessati di quasi tutte le spiagge libere.

 

Mentre si discetta di Unione europea e sovranismo, da Santa Marinella a Viareggio a Rimini è infatti ormai impossibile entrare in acqua senza pagare l’obolo al prode padroncino balneare. E già del resto si attendono strenui pensatori contro il politicamente corretto e il pensiero mainstream: attaccare il balneare sarà un grave errore strategico, perché se quello si sente messo nell’angolo, non lascerà più neanche il corridoio umanitario che già si restringe ogni anno di più. Altro che politica che abdica alla magistratura, qui abbiamo abdicato ai bagnini.

 

Per il secondo episodio invece bisognerà andare a Forlì, nella setta (sic) di Spinello (sic), dove si sono tolti la vita i due funzionari del Senato aderenti al culto Ramtha, i poveri coniugi Paolo Neri e Stefania Platania, che credevano nella fine del mondo imminente, e si erano rifugiati lì, ad attenderla: a Spinello. E certo il film non potrà far concorrenza alle grandi produzioni della pur pericolante Netflix, come al “Wild Wild Country” celebratissimo sulla setta di Osho, il guru che accumulò patrimoni. In Italia, è chiaro, l’unica setta possibile è quella dei dipendenti statali.

 

Per il terzo episodio ecco i virologi che sono pronti a rientrare in scena dopo la parentesi bellica, anche eventualmente rimettendosi il camice e riponendo la mimetica. Il vaiolo delle scimmie pare già molto promettente, per riproporre carriere televisive ed editoriali, e lì si vedrebbe bene un virologo al culmine della depressione che, lì lì per compiere l’insano gesto, come aveva previsto Checco Zalone nel leggendario “Pandemia ora che vai via”, non scopra il nuovo cespite virale, e lì felice si rinfranchi, per tornare negli studi televisivi (ma intanto, a Roma, si temono salti di specie tra cinghiali, suini e altri animali della foresta urbana. Ma questo è il solito film di sempre).

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).