lo scenario
Addio Milano. Così tra il nuovo stadio del Milan e i successi del Monza la città perde terreno
Il nuovo patron della società rossonera ha effettuato un sopralluogo per costruire il nuovo impianto a Sesto San Giovanni. Mentre con la squadra in seria A anche Monza sogna un riscatto della provincia rispetto al capoluogo, sempre più costoso e inaccessibile
Addio, Milano. Da qualche tempo la città ambrosiana sta perdendo la sua allure, allontanando persone e investitori. Un esodo silenzioso le cui cause sono ben note, soprattutto a chi ha scelto di volgere le spalle al Duomo migrando verso altri lidi. È notizia di poche ore fa che Gerry Cardinale - patron del fondo statunitense RedBird e nuovo proprietario del Milan - abbia effettuato un sopralluogo a Sesto San Giovanni, per valutare la possibilità di realizzare il nuovo stadio del club all’interno delle ex aree Falck (enorme spazio privato gestito dalla società Milanosesto). Se l’affare andasse in porto, la cittadina di 80mila abitanti intercetterebbe un grande volume d’affari, i cui benefici ricadrebbero su tutta la comunità. Milano, invece, sarebbe costretta a dare l’addio alla più antica delle sue squadre di calcio: un duro colpo, per il cuore e il portafoglio. Come ha ricordato oggi il consigliere comunale Samuele Piscina (Lega), il Comune perderebbe infatti 5 milioni l’anno di introiti (Milan e Inter versano 10 milioni annui per l’affitto di San Siro), per non parlare del mancato indotto “sul turismo nazionale e internazionale e sul commercio relativo alle partite”.
Come si è arrivati a questo punto? Da una parte, essendo il Meazza di proprietà comunale, ogni progetto è sottoposto a legacci burocratici e bizantinismi che mal si attagliano alla necessità dei privati di dotarsi in tempi rapidi di un impianto sportivo all’avanguardia. Inoltre, l’ipotesi di abbattere San Siro per realizzare una nuova struttura ha generato polemiche a non finire, soprattutto tra i tanti che dentro la “Scala del calcio” hanno lasciato un pezzo di cuore. Si è arrivati quindi a un estenuante “dibattito pubblico”, dove persino la figura destinata a coordinare l’assemblea viene scelta con un bando. La recente gita a Sesto di Cardinale ha però impensierito il sindaco di Milano Beppe Sala, intenzionato a contattare i club “per capire se hanno cambiato idea o se bisogna proseguire su questa strada. Noi siamo più lenti perché le regole pubbliche in Italia ci fanno essere lenti. Però stiamo andando avanti”. Dall’altra parte il primo cittadino di Sesto Roberto Di Stefano sta giocando al meglio le sue carte: come ha rivelato alla Gazzetta dello Sport, l’area ex Falck “è privata, il proprietario è d’accordo sulla cessione, l’amministrazione è concorde. I costi sarebbero più contenuti, in un quarto d’ora di metropolitana sei in Duomo o a Linate, nell’arco di 18 mesi potrebbe essere posata la prima pietra. Io al posto loro avrei già deciso”.
In ambito di investimenti calcistici anche Silvio Berlusconi sta concentrando i suoi sforzi lontano dalla Madonnina. Il suo Monza, infatti, è stato promosso in Serie A per la prima volta in 110 anni di storia: “Una grande gioia per tutti i cittadini di Monza e della Brianza, una delle province più operose d’Italia, con più di 70 mila imprenditori. Tutti hanno una grande felicità che non pensavano di ottenere” ha affermato ieri. Dalla prossima stagione il leader di Fi farà di tutto per vedere il suo team trionfare contro le ‘grandi di Milano’ e nei prossimi mesi è atteso il restyling dello U-Power Stadium di Monza, a cui seguirà un impegno economico più consistente nell’immediato futuro. Ora, con una squadra di calcio in A e la Formula 1 (per il Gran premio sono stati venduti più di 230 mila biglietti, per un indotto da 150 milioni di euro), secondo il sindaco Dario Allevi il capoluogo brianzolo “sta diventano una capitale dello sport, e il brand cittadino da oggi varrà di più. Stiamo parlando di una provincia di 900 mila abitanti, dove i ragazzi non tifano più solo Inter o Milan, ma Monza appunto, che sta diventando un punto di riferimento per le nuove generazioni”.
Lo sviluppo dei territori limitrofi a Milano è dato anche dal fatto che - invertendo una tendenza storica - questi centri stanno attraendo persone in fuga dal capoluogo lombardo. Negli ultimi due anni la città ambrosiana ha perso ben 20.000 abitanti: 12.000 tra il 2019 e il 2020, a cui si sono aggiunte 6000 unità nel 2021. Una massa umana che - come ne ‘Il quarto stato’ di Pelliza da Volpedo - ha fatto fagotto delle sue cose per mettersi in marcia, certa di un sicuro avvenire. Se il capolavoro d’inizio Novecento è rientrato a Milano dopo la sua recente trasferta a Firenze, non è detto che i ventimila fuggiaschi facciano altrettanto. I motivi di questo esodo sono presto detti.
Secondo l’ultimo rapporto della piattaforma HousingAnywhere, Milano è la città più cara d’Italia in materia di affitti, con una media di 1000 euro al mese per un monolocale, 600 per una stanza singola e 1300 per un bilocale. A questo si aggiunge il costo della vita, più alto che altrove, mentre gli stipendi restano in linea con la media nazionale. Una situazione che ha portato la città a diventare la capitale dei single, categoria, che - come rileva il Sistema Statistico Integrato del Comune - oggi costituisce il 44% della popolazione, contro il 36% di sposati. Del resto, se lo stipendio di un lavoratore semplice viene risucchiato quasi totalmente dal canone d’affitto mensile, o si resta soli o si cerca compagnia altrove: magari proprio a Sesto San Giovanni o a Monza, o in uno dei tanti comuni attraversati dal Naviglio Martesana e collegati a Milano dalla linea 2 della metropolitana. Cernusco sul Naviglio, Cassina de’ Pecchi, Gorgonzola: cittadine immerse nel verde, a misura d’uomo, che attraggono sempre più abitanti garantendogli una vita tranquilla e rilassante. E quindi addio, Milano, luogo delle opportunità mancate e delle promesse non mantenute.