amore + iva
Macché "orgia di misoginia", tra Johnny Depp e Amber Heard vince l'avvocatessa squalo
Nell’epoca dei consulenti per le scene erotiche sul set e le quote d’inclusività nel cast, due star di Hollywood tornano finalmente a essere cattive, egoiste, vendicative. A incarnare lo Zeitgeist ci pensa Camille Vasquez, già eroina social per le ragazzine smaniose di iscriversi a giurisprudenza
Quella tra Johnny Depp e Amber Heard è stata una grande storia d’amore trash, come ormai solo i grandi processi-reality sanno tirare fuori. Non ci crediamo nei romanzi, nei film, nelle serie, nelle docufiction, men che meno su Instagram. Però se si squadernano flotte di avvocati e avvocatesse, tifosi fuori dal tribunale, filmini rubati che finiscono chissà come su internet, testimonianze di ex, traumi, dettagli truculenti (l’insuperabile “cacca nel letto” di Depp), insulti, vodka, disturbi bipolari, vocali su WhatsApp e conferenze-stampa in lacrime, allora sì, ci appassioniamo. Quindici mesi di matrimonio, sei anni di scorticamento e battaglia legale, quindici milioni di risarcimento. Come direbbe Checco Zalone: “Amore + Iva”.
La tentazione di leggere questo verdetto in chiave “epocale” è subito fortissima. Succede così con i grandi processi. L’èra dei reality cominciò col processo a O. J. Simpson, la seconda Repubblica con “Mani pulite”, quella del MeToo col processo Weinstein. Ma la vittoria di Depp non è la fine o il ribaltamento del MeToo, né una vendetta del patriarcato o “un’orgia di misoginia”, come ha scritto il Guardian (anche se Johnny Depp incassa l’endorsment di Christian De Sica su Instagram: “Speriamo che sia di insegnamento per tante male intenzionate dello spettacolo”, tiè). Il caso Weinstein destabilizzava Hollywood, questo invece la rafforza in quanto di meglio può ancora offrici sottobanco, come ai bei vecchi tempi: star maledette, vite sregolate, lusso pacchiano, invidia, lotta sfrenata per soldi, successo, fama, con Ambert Heard che ha puntato tutto sull’unico film con cui poteva superare gli highlights al box office dell’ex marito e ha perso.
Nell’epoca dei consulenti per le scene erotiche sul set e le quote d’inclusività nel cast, due star di Hollywood tornano a essere cattive, egoiste, vendicative, megalomani, abbastanza pazze, non solo accorate testimonial “green” o ambasciatori dell’Onu. Anche la contrapposizione “al femminile” tra l’attrice-vittima e l’avvocatessa implacabile che nel mondo dopo il MeToo fa trionfare le ragioni del maschio-bianco-privilegiato è un altro grande plot di questo melodramma. Camille Vasquez è già un eroina-social per molte ragazzine smaniose di iscriversi a giurisprudenza per emularla. Le mamme avevano il poster di Johnny Depp in cameretta. Le figlie invece si tatuano la faccia della sua avvocatessa con la scritta “objection!” e diventano virali su TikTok. Tra una vecchia mascolinità coatta che non esiste più e una femminilità perennemente umiliata e offesa scelgono l’avvocatessa-squalo con due lauree. Lo Zeitgeist e la piccola crepa nel MeToo casomai è tutto qui.
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