Saverio ma giusto
Lavrov stia sereno, lontano dagli aeroporti si risparmia una tortura
Da mesi vengono cancellati voli a ripetizione, con conseguenti scali pieni, file, svenimenti, risse. La Russia minaccia: "Reagiremo avanzando"? Anche il governo irlandese ha valutato l’impiego dell’esercito per gestire le code. Il ministro russo riscopra il turismo di prossimità
Lunedì 6 giugno Macedonia del nord, Bulgaria e Montenegro con una decisione congiunta hanno chiuso il loro spazio aereo, impedendo il viaggio in Serbia del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov; il quale si è incazzato nero – aveva appena chiuso il trolley, e non senza fatica: i membri del governo russo viaggiano sempre con tantissima biancheria di ricambio perché tendono a macchiarsi spesso i vestiti, soprattutto di sangue – e ha minacciato ripercussioni, fra le quali un esposto nucleare del Codacons. Non possiamo non sorridere dello sbrocco di Lavrov: un sorriso amaro, misto di empatia e sufficienza. La Russia definisce la chiusura dei nostri spazi aerei “un atto ostile”: macché, è solo la normalità del traffico aereo post-Covid! Caro Lavrov, mettiti in fila: sono migliaia le persone che da settimane restano a terra, esasperate e rabbiose, per effetto del grande ingorgo che si è creato nei cieli di tutto il mondo, specie in Europa. A causa della mancanza di personale di terra, addetti alla sicurezza e alla gestione dei bagagli (troppe persone licenziate durante la pandemia, a cui si aggiungono i molti precari che rifiutano paghe inadeguate), è da marzo che vengono cancellati voli a ripetizione, con conseguenti scali pieni, file infinite, svenimenti, risse.
Non ci risulta che il ministro Lavrov abbia dovuto affrontare niente di tutto questo: è stato fermato prima che salisse in macchina per andare in aeroporto, il suo disagio è stato tutto sommato minimo; mentre c’è chi sta decisamente peggio negli aeroporti di Schiphol ad Amsterdam, di Heathrow a Londra, per non parlare – vabbè – dell’Ucraina. Del resto, basterebbe farsi un giro per gli aeroporti di mezza Europa per sentire viaggiatori incavolati neri con l’occidente ben più dell’ex presidente russo Medvedev: “Li odio, voglio farli sparire” è il minimo che un passeggero medio sbraiti quando vola con una compagnia aerea low cost. La Russia minaccia: “Noi reagiremo avanzando”? Anche il governo irlandese a fine maggio ha valutato l’impiego dell’esercito per gestire le code lunghissime all’aeroporto di Dublino.
La situazione è tale che invito il ministro Lavrov a chiedersi se l’impedimento a volare sia una sanzione e non piuttosto una pacifica mano tesa da parte dell’occidente, o quanto meno un gesto distensivo, acqua sul fuoco. Sì perché per volare in questo periodo servono nervi saldi, pazienza, serenità e molta calma interiore: non esattamente lo stato d’animo in cui si trova la Russia in questo momento. Altro che denazificazione: ai turisti negli aeroporti sta salendo il nazismo. In altre parole, per volare in questi mesi ci vuole un atteggiamento zen – nel senso che la levitazione può rivelarsi l’unico modo per staccarsi da terra. Oltre tutto non è un buon momento nemmeno dal punto di vista della sicurezza aerea: piloti stanchissimi per i turni massacranti che si addormentano alla guida, aerei che non rispondono alle torri di controllo, velivoli non intercettati dai radar… Ci sta pure lo sciopero Ryanair: i lavoratori incrociano le braccia, oltre che per il taglio degli stipendi, anche per “la mancanza di acqua e pasti per l’equipaggio”, praticamente lo stesso trattamento che il Cremlino ha adottato con i resistenti ucraini asserragliati nell’Azovstal. Invito pertanto il ministro Lavrov, se non a ringraziarci di avergli risparmiato un sicuro disagio aeroportuale, a fare buon viso a cattivo gioco. E a riscoprire, come tanti, il turismo di prossimità.