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Saverio ma giusto

L'ambientalismo grottesco e caricaturale del presidente onorario del Wwf

Saverio Raimondo

Non si fa la doccia e non scarica l'acqua del wc. L'attivismo di Fulco Pratesi si rivela la caricatura di se stesso e perde di vista il vero obiettivo della tutela dell'ambiente

Puntuale come il caldo insostenibile e la siccità, arriva l’intervista estiva all’ottantasettenne Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf; il quale ci tiene a farci sapere che lui, per ragioni ambientali, sono sessant’anni che non si fa una doccia – l’ultima volta evidentemente è scivolato e ha battuto la testa. L’astinenza di Pratesi dallo scaldabagno può far letteralmente storcere il naso – e forse anche lo stomaco; lo sa anche il diretto interessato, il quale ogni volta ribatte che lui si lava tutti i giorni “con una spugna e dei barattoli” (non è dato sapere invece ogni quanto lavi o cambi i suddetti utensili…), e si lava a pezzi: “La faccia, le ascelle e i punti critici”. Inutile far notare che a 87 anni, specie con il surriscaldamento globale, tutto il corpo è un punto critico: stiamo parlando di un uomo che tira l’acqua del wc solo dopo la terza minzione – e anche in quel caso “penso a quanto servirebbe quell’acqua ai bambini del Burkina Faso o alle donne del Centro Africa che la vanno a prendere nei pozzi e la riportano indietro sulla testa”. Le mutande? “Le cambio ogni due-tre giorni. Comunque controllo: si capisce quando è arrivato il momento”. Beh sì; ma se è per questo si capisce anche quando è arrivato il momento di chiamare un medico.

  

Parafrasando molto liberamente Flaiano: la situazione ambientale è grave, ma l’ambientalismo non è serio. Come si fa infatti a non ridere – ridere per non vomitare, s’intende – di fronte a un attivismo così grottesco e caricaturale? Viviamo tempi scellerati e balordi, durante i quali i cattivi sono sempre più cattivi, mentre i buoni sono sempre più scemi. La cause sono giuste; ma chi le perora è da Tso. L’igiene personale, ovviamente senza sprechi né eccessi, è una grande conquista sanitaria oltre che di civiltà; contrapporvi la tutela ambientale non solo è falso e controproducente (che la salvaguardiamo a fare l’acqua se poi non ci possiamo nemmeno lavare?), ma ancora una volta non centra il punto: se il pianeta diventa arido, chi rischia l’estinzione siamo noi. A questo serve la tutela dell’ambiente e delle sue risorse: a salvarci la pelle dalle nostre tendenze autodistruttive, correggendo comportamenti, scelte e stili di vita. Capisco che dire “dobbiamo salvare il pianeta” suoni più eroico e ambizioso; ma la verità è un po’ più “terra terra” – per restare in tema. L’ambientalismo dovrebbe mettere al centro l’uomo: che è sì fra le cause di questa apocalisse, ma anche il fine ultimo di questa operazione di salvataggio. Ma l’uomo, senza una doccia, non è presentabile né degno di essere salvato. 

  

Per concludere, vorrei tornare a Fulco Pratesi; non credo che il suo stile di vita sia un buon modello, ma lui è libero di adottarlo. Vorrei però sollevarlo almeno dal senso di colpa che lo attanaglia ogni volta che tira lo sciacquone: è un’immagine persino più straziante di lui nudo con la spugnetta e i barattoli. Propongo al presidente Pratesi una svolta ancora più green: sappiamo dalle interviste che ha “un terrazzo esposto a nord” con “alberelli fatti con i noccioli della frutta che mangiamo e poi buttiamo lì, oppure nati dai semi che portano i pappagalli”; gli suggerisco di uscire in terrazzo e di orinare e defecare direttamente nei vasi, così può risparmiare sia l’acqua del wc che quella (poca, ci tiene a dirlo) che usa per innaffiare. Certo, i vicini lo vedranno; ma per chi ha rinunciato all’igiene per una buona causa, non credo sia un problema sacrificare per la stessa ragione anche intimità e privacy. E sono certo che il vicinato resterà molto sensibilizzato.

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