Jova "green" party
Per un ambientalismo non ideologico. Parla Gaetano Benedetto, presidente del centro studi Wwf
Il dirigente di una delle più importanti Ong a tutela dell'ambiente ci spiega perché un piccolo evento senza accortezze fa più danni di un grande evento gestito bene
La tragedia del ghiacciaio, le parole del presidente del Consiglio, quelle del presidente della Repubblica e la salvaguardia dell’ambiente che torna sulla scena, non sempre però con approccio razionale (anzi). Evitare gli slogan sul tema non è facile, specie in un momento come questo, ma c’è chi, tra gli ambientalisti, da tempo segue la linea del pragmatismo e non dell’ideologismo: lo sta facendo il Wwf – che collabora con il Jova Beach Party di Jovanotti per fare sì che l’evento non abbia impatto negativo sull’ambiente e allo stesso tempo aiuti a sensibilizzare l’opinione pubblica. Questo non senza critiche dei duri e puri (che non da oggi si scagliano contro Jovanotti, definito “finto ambientalista” che mette “in pericolo l’ecosistema”; d’altronde il cantante qualche anno fa alludeva a un ambientalismo pieno di “veleni e cialtroneria”).
Eppure una linea che esuli dagli slogan esiste, spiega dal Wwf il presidente del centro studi Gaetano Benedetto: “Intanto, a proposito del crollo sulla Marmolada”, dice, “mi viene da pensare alla contraddizione evidente, per esempio, del voler ampliare a dismisura i comprensori sciistici per poi stupirsi della fragilità dell’ecosistema quando le cose purtroppo accadono. E c’è una sorta di presunzione: non nevica? Beh, spariamo la neve artificiale. Questo atteggiamento non aiuta. Quanto alle spiagge, siamo partiti proprio dalla consapevolezza della delicatezza dei sistemi costieri, in luoghi fortemente antropizzati. Nessuno dei concerti del Jova Beach Party avviene invece all’interno di aree protette, cosa che abbiamo chiesto e ottenuto. E sono state fatte per ogni luogo scelto valutazioni ambientali preventive, anche non obbligatorie, valutazioni assenti invece per altri tipi di eventi molto frequenti sulle nostre spiagge, dai tornei di beach volley ad altri ritrovi musicali. Ma in quanti sanno o riconoscono che un piccolo evento mal gestito ha più impatto rispetto a un grande evento gestito con attenzione? Certo, se si fa un ragionamento del tipo: non vogliamo nulla sulle spiagge allora capisco, ma chiudere gli occhi sugli appuntamenti meno appariscenti, e appunto magari mal gestiti, scagliandosi invece contro quelli con maggiore afflusso di pubblico, ma sotto controllo, non risolve certo il problema”.
Fa parte di un approccio pragmatico alla difesa dell’ambiente, dice Benedetto, “lo screening ambientale, una procedura che permette di studiare le caratteristiche ecologiche del luogo scelto a livello di habitat e di specie presenti. Per le location situate nei pressi dei Siti Natura 2000, invece, sono state fatte le VINCA, valutazioni di incidenza ambientale completa secondo le normative della regione in cui si trova il sito. Inoltre per tutti i concerti è stato previsto un controllo dei flussi di spettatori all’ingresso e in uscita, con vigilanza di personale specializzato, ed è stata organizzata e facilitata la raccolta differenziata, con monitoraggio di tutto lo spazio utilizzato. In questo modo il Jova Beach Party è gestibile, e permette anche di sensibilizzare al tema dell’ambiente e delle plastiche anche chi di solito risulta difficile da raggiungere. A questo si aggiunge la raccolta fondi curata da Intesa San Paolo, volta a pulire e recuperare spiagge, laghi, fiumi e fondali in tutta Italia”. Non sono “scandalizzati” per le critiche passate e presenti, al Wwf, dice Benedetto, né turbati da “ragionamenti di principio”. Ma il presidente del centro studi pensa “che un approccio pragmatico aiuti molte cause legate all’ambiente e possa portare, attraverso un processo per così dire di transizione, a una maggiore consapevolezza nei cittadini”.
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