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(Era) amore

Totti e Ilary. La caduta dei reali di Roma sud tra Gassman e Milian

Michele Masneri

L'ultima soap d'Italia, anzi di Roma: la separazione del re e della regina dell'Eur. Proprio quando tutt'intorno il mondo sembra andare a rotoli

Ok le metropolitane che non passano, i gabbiani giganti, financo gli sfasciacarrozze che vanno a fuoco (esiste qualcosa di più romano di uno sfasciacarrozze, col suo immaginario da Tomas Milian e “Roma a mano armata”?). Ma adesso  il divorzio Ilary-Totti non ci voleva. Per Roma questa dell’estate 2022 sembra  l’età del redde rationem, della fine di tutto, mentre la città galleggia sulla monnezza e la nuova giunta se fa qualcosa sembra farlo senza dare nell’occhio, mentre ogni giorno escono dati sconfortanti, assenteismi, finte malattie, infernali statistiche delle partecipate di stato, sembra quel racconto di Borges in cui gli impiegati della compagnia telefonica fanno la fila alla compagnia elettrica e poi gli stessi si scambiano di posto e poi tutti insieme alla compagnia aerea di Stato, in un’economia circolare dell’orrore pubblico.

 

A dar retta al “Romafaschifo” (sito di massimo successo che racconta le magagne della città), ci si dovrebbe suicidare tutti, ma si sa che i romani son sentimentali, può andare a fuoco la partecipata e la controllata, ma c’è sempre il anzi er Colosseo, e loro (noi) guarderanno sempre il tramonto sul Pincio, si sa che i romani hanno poche certezze, di queste una è la Roma e un’altra è (era) il Capitano, e così insomma che questa storia finisca era inaccettabile, che l’amore Totti-Ilary, storia d’amore e di Eur, d’amore e di pallone, d’amore e Isola dei famosi, non va proprio giù.

 

Si sapeva, ma l’avevamo rimossa, anche quando erano usciti i primi pettegolezzi, anche quando la rivale di Ilary con quel nome, Noemi Bocchi, da Amici miei, cominciava a comparire allo stadio, insomma quando si capiva che tutto stava andando a rotoli. I rumors erano apparsi a febbraio, mentre Putin attaccava l’Ucraina, e già sembrava un presagio infame, la caduta dei Reali di Roma sud! Che per un trentennio ci hanno fatto sognare, coi nomi della prole, Cristian Chanel e Isabel, imperdonabili a chiunque ma non a loro.

 

Loro, unica alternativa possibile romana ai Ferragnez: tamarri come loro, amati più di loro, ma mai “Tottis”, solo Totti e Ilary perché siamo a Roma e non a Milano e l’acronimo risulta stucchevole. E le location: il royal wedding del 2005 all’Aracoeli e poi l’Eur. La leggenda voleva che abitassero all’Eurosky Tower detto anche la bistecchiera, una specie di Citylife romasudista, dalla sommità si può vedere fino a Capocotta, la nostra Cape Cod.

 

Adesso pare che Totti andrà a stare a Casalpalocco (a Milano non funzionerebbe mai, sarebbe South of Eur). E poi giù  più a sud, a Sabaudia, dove si offrivano volonterosi (li si vedeva sotto il solleone) a paparazzi e fan. Non si interrompe un’emozione, come dicevano quelli del referendum anti-pubblicità, e a Roma nella negazione collettiva si pensava che la crisi fosse finta, e invece no. Era ingiusto allora, ma che succeda adesso, proprio nell’estate in cui tutto il resto crolla, a Roma, pare davvero intollerabile.

 

E chissà come saranno andate le cose tra loro, chi ha tradito chi, ma tra gli sfasciacarrozze in fiamme viene in mente quella scena di “C’eravamo tanto amati”, con la bella ormai sofisticata Giovanna Ralli, che su una pila di carcasse, in uno sfasciacarrozze appunto, appare in sogno al Gassman che ha tradito tutto, lei ma soprattutto i sogni di gloria e di partito ed è diventato un palazzinaro romano, e lei gli chiede: sono importante, per te, almeno adesso? E lui dice di no, e lei dice che è lui, che non è importante per nessuno, neanche per sé, e lui torna in villa, che non sarà Casalpalocco ma una roba del genere. Comunque Roma. 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).