Saverio ma giusto
Campagna elettorale sotto l'ombrellone
Letta non vuole disturbare gli elettori fino a settembre, Meloni non può permettersi di gridare in spiaggia, Salvini suda e si è capito, Di Maio può sfruttare il caldo, che potrebbe invece essere fatale per Berlusconi. E poi Conte ha preso fuoco
Con le elezioni del 25 settembre, e la prima campagna elettorale agostana, si aggiungono nuove suggestioni al già nutrito – ma mai sazio – immaginario estivo italiano. Del resto, una crisi di governo voluta e dovuta (anche) alla lobby dei balneari non poteva che consumarsi sulle spiagge.
Enrico Letta, alla direzione nazionale del Partito democratico, ha detto – testuali parole – “non andremo a rompere i coglioni alla gente sotto agli ombrelloni” – anche perché Letta, a occhio, si brucia al sole anche con la protezione cinquanta. In effetti, il frontman (sic) del Pd non è un tipo da spiaggia; è più probabile che passi il ferragosto come Enzo di “Un sacco bello”, a sfogliare l’agenda Draghi in cerca di qualcuno che si voglia alleare con lui per andare a elezioni invece che in Polonia. Ma se il Pd ci aspetta a casa a settembre, gli altri candidati minacciano di venirci a disturbare su sdraio e lettini come ambulanti qualunque.
Matteo Salvini per esempio è dall’insolazione al Papeete nel 2019 che sogna la campagna elettorale in costume da bagno. Questo suo richiamo ancestrale per la spiaggia però non significa che regga il caldo meglio degli altri: il leader della Lega è già in fase allucinazione mistica (basta vedere tutte la Madonne che aveva alle sue spalle l’altra sera al Tg1, tante quante le Madonne pronunciate dai telespettatori), e nei comizi ammette di sudare parecchio e di mangiare salsiccia – non esattamente il cibo più indicato con queste temperature; sostanzialmente Matteo Salvini è disidratato, manca di sali minerali (oltre che di sale in zucca), e infatti appena apre bocca si nota lo stato confusionale.
Giorgia Meloni sarà anche la super favorita, ma non ce la vedo a fare i comizi con quaranta gradi in spiaggia urlando “SONO GIORGIA, SONO UNA DONNA, SONO UNA MADRE, SONO SUDATA”: rischia lo svenimento o come minimo di perdere l’appoggio dei suoi vicini d’ombrellone – da sempre suo bacino elettorale oltre che classe dirigente di riferimento. Oltretutto così facendo può mettere a repentaglio la sua credibilità come candidata premier: in spiaggia con quei decibel verrebbe facilmente scambiata per una rivenditrice di cocco più che per un primo ministro. Il problema è che l’estate non offre argomenti a Meloni: uno dei suoi cavalli di battaglia è da sempre il presepe, ma se si mette a parlare di decorazioni natalizie in pieno agosto fa ridere anche i polli e la ricoverano per sospetto colpo di calore.
Silvio Berlusconi poi non ne parliamo: ormai relitto, rischia lo spiaggiamento. A 85 anni (a settembre 86) dovrebbe semplicemente bere molta acqua e non uscire nelle ore più calde (che non li guarda i telegiornali Mediaset?). Al massimo il Cavaliere può fare campagna elettorale dalle 6.00 alle 9.00 del mattino, ma gli italiani nell’estate 2022 credo abbiano più voglia di ascoltare qualche tormentone estivo piuttosto che delle sclerotiche promesse tormentone.
Carlo Calenda sarà invece la nuova Bandiera blu: nei lidi dove attraccherà aumenteranno automaticamente i prezzi. La sua sarà una campagna elettorale litoranea, in decappottabile: fritturina, cocktail di scampi, rosé. Rischia però di fare la fine del chitarrista ai falò: lui che suona e fa atmosfera mentre i leader degli altri partiti limonano duro con gli elettori. Alla fine, l’unico che potrebbe guadagnarci davvero da queste elezioni balneari è Luigi Di Maio: le sue tanto ironizzate e sconfessate skills e conoscenze pregresse nel settore delle bibite possono tornare molto utili per conquistare consensi con quest’arsura. Giuseppe Conte? E’ lì, anche lui nel falò sulla spiaggia. Fra le fiamme.