l'anniversario dell'app
Dieci anni di Tinder, tra perversioni e romanticismo
L’equivoco su cui prospera l'app di dating spiegato con la storia del maniaco coprofilo: siamo poi sicuri che un decennio di Tinder abbia così tanto cambiato il nostro approccio ai sentimenti, ai rapporti, all’umanità?
E dunque, qualche tempo fa si aggirava per New York un giovanotto al quale capitava sempre questa. Ogni volta che si portava a casa una ragazza conosciuta su Tinder, costei sentiva l’improvviso bisogno di liberarsi le interiora; lui chiedeva qualche minuto per sistemare il bagno ma, nel frattempo, la ragazza non riusciva a resistere. Per sopperire alla susseguente mortificazione, il ragazzo le offriva l’usufrutto della doccia. Quando lei usciva in accappatoio, convinta a concedersi a quel principe azzurro che non aveva fatto un plissé di fronte al disastro, ecco che lo trovava immerso col viso nei vestiti sporchi di feci. Era coprofilo e a tutte versava da bere del lassativo.
Questa leggenda metropolitana – abbondano le testimonianze ma tutte per sentito dire – occupa una porzione significativa delle ventidue pagine di inchiesta che il New York Magazine dedica a Tinder, alla vigilia del decennale di settembre. C’è tutto, dalle statistiche sulla customer satisfaction all’esegesi delle emoticon più singolari, dalla carrellata evolutiva delle foto profilo di utenti-tipo a uno scoppiettante memoriale di Allison P. Davis, dal censimento delle similari app romantiche (molte defunte) all’intervista al fotografo che vi fa un portfolio professionale per rimorchiare a soli 900 dollari. E, per quanto la storia ripugnante possa apparire patologica, si rivela perfettamente in linea con l’intuizione contenuta nel titolone dell’inchiesta: “Dieci anni di ri-ri-ri-riscaricare Tinder”.
La caratteristica di Tinder è proprio la ricorsività. E’ la app che tutti scaricano con l’obiettivo di cancellarla: serve a cercare qualcuno quindi, di là da una felice minoranza di libertini razionali, quasi tutti vagheggiano un futuro in cui, grazie a Tinder, non avranno più bisogno di Tinder. Cancellare Tinder è anzi proprio il pegno che abitualmente viene richiesto ai partner conosciuti su Tinder. Il problema però è che, così come lo si trova, altrettanto facilmente si può perdere quel qualcuno confacente; di modo tale che la app cancellata torna utile e la si scarica di nuovo. Ogni volta, per sempre.
Nel caso del corteggiatore coprofilo, questa ricorsività risalta oltremodo a causa della peculiarità della sua ricerca. Ma se alla pretesa di piantare il muso nelle deiezioni altrui sostituiamo quella di una storia seria, o di qualcuno che ami i bambini/cani/film, o del gran sesso disinteressato, o delle passeggiate in riva al mare, o di quel che volete, ecco scopriamo che tutti gli utenti di Tinder si dibattono nella stessa ossessione dell’elargitore di lassativi. Ad esempio, una cospicua percentuale delle intervistate dal New York Magazine ammette di usare Tinder per farsi offrire di continuo cene gourmet che non si potrebbero permettere altrimenti. Olfatto a parte, quale distanza morale le separa dal virtuoso della scatologia?
Tinder, in fondo, prospera su un equivoco. Lascia sperare agli utenti un cambiamento del pattern relazionale quando invece è solo un moltiplicatore: i seduttori diventano più seduttori, i maniaci diventano più maniaci, gli sfigati diventano più sfigati e i romantici seriali saltabeccano furiosamente da un grande amore all’altro. Tutti la usano per fuggire al proprio destino, magari ci riescono, cancellano l’app, poi ci ricascano e la scaricano di nuovo.
Siamo poi sicuri che dieci anni di Tinder abbiano così tanto cambiato il nostro approccio ai sentimenti, ai rapporti, all’umanità? Torniamo all’uomo che predilige la merda. Ebbene, in “Crimini e misfatti” la sorella di Woody Allen racconta in lacrime quest’episodio: ha conosciuto un uomo attraverso un’inserzione, lo ha trovato attraente, ci è uscita tre volte, lui si è sempre comportato da gentiluomo, così l’ultima sera se lo è portato a casa. Hanno un po’ bevuto. Lei ha accettato di farsi legare alle colonnine del letto e lui – “Ti ha derubato, vero?”, chiede Woody Allen. “Macché”, risponde la sorella. “Si è seduto su di me e ha fatto quella grossa”. La app è del 2012. Il film è del 1989.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio