affari virtuali
Arte, lusso, case e terreni: cresce il business nel Metaverso
Un mondo virtuale che più di altri cerca di imitare quello reale, come la Second Life a cui si ispira. Prima grana: si pagano le tasse? Ciò che si registra è una sostanziale assenza di un quadro legale e fiscale
Secondo un recente studio di Gartner, colosso americano della consulenza strategica, il 25 per cento delle persone trascorrerà un’ora al giorno nel Metaverso entro il 2026 per lavoro, shopping, istruzione, socialità o divertimento. Si dirà, non è tanto tempo considerato che la media mondiale passata tra Facebook, Twitter, Instagram e altri social è già adesso di circa due ore e mezzo. Ma il Metaverso, pur essendo tutto sommato un’evoluzione dei social network, è un tipo di mondo virtuale che sta acquisendo una forte connotazione business. Quindi, le attività degli umani in questo cyberspazio si pesano più che si contino, tant’è che ultimamente è scoppiata una diatriba di tipo fiscale che ha coinvolto anche l’Agenzia delle Entrate: si pagano o no le tasse per i redditi prodotti nel Metaverso?
Antonio Tomassini, avvocato tributarista e partner dello studio legale internazionale Dla Piper, ha studiato la faccenda ed è arrivato alla conclusione che no, questi redditi non sono tassabili nel mondo reale “almeno fino a quando non entrino in relazione con quest’ultimo o riescano a generare ricchezza reale, o se si preferisce capacità contributiva tassabile”.
Tomassini, che ha appena pubblicato per Giuffré il volume Criptovalute, Nft e Metaverso, spiega al Foglio che i guadagni di varia natura che si esauriscono nel Metaverso non possono essere considerati in modo diverso rispetto alle vincite ai videogame. Tutto questo fa capire la dimensione che ha raggiunto il business in questo mondo virtuale che più di altri cerca di imitare quello reale proprio come la Second Life a cui si ispira.
La “seconda vita”, inventata nel 2003 dall’imprenditore e fisico americano Philip Rosedale, è infatti considerata l’antenata del Metaverso anche se proprio Rosedale di recente ha cercato di rimarcare sostanziali differenze di approccio tra un’utopia digitale magica per tutti e piattaforme commerciali basate sulla pubblicità. Della serie, noi eravamo dei visionari, oggi a comandare sono i big tech (il riferimento è soprattutto a Facebook, che ha cambiato il nome in Meta) che pensano solo ai profitti. “La differenza sostanziale con Second Life, dimensione per la quale il pubblico a un certo punto ha perso interesse, è che nel Metaverso si riesce ad avere la proprietà dei beni che circolano grazie agli Nft generati dalla tecnologia blockchain”, spiega Andrea Pantaleo, anche lui avvocato di Dla Piper ed esperto del mondo crypto.
Ma alla fine resta un grande gioco, o no? “Si, ma è un grande gioco ‘a soldi’ che sta ponendo questioni rilevanti come l’assenza di un quadro legale e fiscale, la protezione degli investitori dal rischio bolla e l’eccessiva volatilità dei mezzi di pagamento che sono poi le criptovalute”, afferma Tomassini.
E però gli affari nel Metaverso crescono a un ritmo impressionante, non solo nella comunicazione e nel marketing che grazie ai social hanno conosciuto una declinazione digitale. Tanto per fare qualche esempio, Marcello Geppetti, il fotografo diventato famoso per aver sorpreso Richard Burton e Liz Taylor a baciarsi sul tetto di un motoscafo a Ischia nell’estate del 1962, aprendo una folle stagione di amori e divorzi tra i due attori, ha ricostruito la celebre sequenza e l’ha messa all’asta qualche settimana fa come Nft. Geppetti ha aperto di fatto una nuova frontiera nella digital art. Case di moda e brand di lusso sono già sbarcati in massa sul Metaverso con episodi incredibili come quello di Gucci, che ha venduto a più di 4.000 dollari la versione digitale di una borsa (indossata all’interno del video gioco Roblox) che nel mondo reale vale 700 dollari di meno. Anche arte e musica hanno trovato un nuovo spazio per mostre, concerti e per iniziative di singoli artisti anche molto originali (Achille Lauro, per esempio, ha creato un Nft del suo battito cardiaco…).
Ma è nel settore immobiliare che il Metaverso sta avendo un’evoluzione inaspettata. Casi come quello dell’azienda Republic realm, che ha pagato la cifra record di 4,3 milioni di dollari per acquistare terreni in questa realtà virtuale dove sta anche sviluppando 100 isole con le proprie ville e un mercato di barche e moto d’acqua sembrano ormai travalicare la dimensione del gioco. “Normalmente – dice Tomassini – l’ampia disponibilità di un bene, in questo caso i terreni, ne fa diminuire il valore e l’interesse, mentre la sua scarsità crea valore. Per questo motivo le principali piattaforme si stanno adoperando per creare l’illusione di un mondo ‘finito’, riducendo il numero di lotti disponibili per la vendita con l’obiettivo di giustificare un aumento del prezzo e attribuire loro un senso di unicità”. Secondo Scenari immobiliari, gli investimenti nel mattone nel Metaverso raggiungeranno 1,5 miliardi nel 2022, 2,5 miliardi nel 2023 e 3,5 nel 2025. Francesca Zirstein, direttore generale di Scenari, spiega che le aspirazioni dei costruttori stanno andando oltre l’utilizzo del Metaverso come mezzo innovativo di divulgazione, come vetrina per attirare possibili acquirenti e puntano alla “realizzazione di un mondo virtuale che ambisce a diventare un asset class di investimenti concreta”.
Va detto che il Metaverso non è una dimensione unica. A monopolizzare il mercato sono le quattro principali piattaforme, The Sandbox, Decentraland, Cryptovoxels e Somnium, su cui si trovano in commercio circa 270 mila metaproprietà immobiliari di diverse dimensioni. Le stesse non hanno un mercato regolamentato, il funzionamento è basato sui parcel, appezzamenti o lotti di terra virtuali messi a disposizione da ogni piattaforma. Gli utenti possono quindi comprare un appezzamento per poi costruirvi un immobile, proprio simulando ciò che avviene nel mondo reale, con operazioni di acquisizione che possono essere gestite da agenti o broker che operano nel Metaverso e chiudono le transazioni tramite smart contracts.
Il valore di vendita dei singoli beni, nonostante lo scambio avvenga in un mondo virtuale, risponde a dinamiche immobiliari già presenti nel mondo reale. Spiccano le transazioni effettuate in The Sanbox che, nel 2021, ha fatto registrare i maggiori livelli di scambi, con 65 mila transazioni e un totale di 350 milioni di dollari di investimenti, risultato tre volte superiore a quanto raggiunto dal secondo Metaverso più grande Decentraland, che per lo stesso anno ne ha “concretizzate” 21 mila, per un valore totale di 110 milioni di dollari. Il mercato immobiliare del Metaverso è, dunque, in costante sviluppo, con un volume di affari in forte espansione e grande attenzione nei confronti dell’asset immobiliare costituito dai ‘metaterreni’, considerati oggi meno rischiosi di altri tipi di investimento.
Anche la casa nel Metaverso, spiega Scenari, è ormai un desiderio che si sta diffondendo. Ma attenzione a non confondere un gioco, seppure a soldi, con la realtà. Perché come ricorda Pantaleo, “per trasferire un bene immobile da una persona all’altra ci vogliono sempre un notaio e un rogito”.