I segreti in disordine negli scatoloni sono il ritratto perfetto di Trump (e di noi)
Quella foto dopo le perquisizioni dell'Fbi è un po’ una sintesi didascalica di quanto sia arrogante, sprezzante, cafone, poco rispettoso delle istituzioni e delle leggi l'ex presidente degli Stati Uniti
"Il disordine materiale rispecchia il disordine mentale”, mi diceva spesso mia madre, esasperata dalla mia stanza, soprattutto dalle scarpe e dai vestiti sparsi ovunque. Quando era particolarmente arrabbiata aggiungeva “tuo”. Ci ho ripensato guardando la foto dei documenti di Donald Trump sequestrati dall’Fbi, quella delle cartelline bianche e della cartelline gialle con la scritta rossa SECRET e TOP SECRET, di uno scatolone sulla destra e di quel disordine che avrebbe fatto sbroccare mia madre. A me ricorda la mia scrivania, e ci tengo a chiarire che io trovo tutto solo nel disordine, cioè nel mio personale ordine del mondo, e che quando metto a posto invece impazzisco. Insomma l’immedesimabilità con Trump è totale, non credo che riguardi solo me e non è la prima volta che succede.
Certo, cosa sei milionario a fare se non hai otto archivisti e dodici organizzatori che sistemano e cercano per te e non ti fanno fare queste figuracce quando l’Fbi viene a farti una perquisizione (noi mortali ci preoccupiamo di farci la ceretta che se ti portano al pronto soccorso poi che figura ci fai). Certo, siamo sicuri che immedesimarsi sia un buon segno e non il sintomo del disastro? Uno dei mali di questa epoca è pensare che i potenti e i ricchi sono proprio come noi – ovviamente loro devono fingere di esserlo prendendo aerei commerciali, in classe economica, e facendo tutte le altre cose da poveri, quelle che facciamo noi. Ma a Trump forse viene proprio naturale – non la povertà ma tutto il resto – e non ha bisogno di interpretare una parte, e quella foto è un po’ una sintesi didascalica del suo essere arrogante, sprezzante, cafone, poco rispettoso delle istituzioni e delle leggi, convinto di poter rimediare a qualsiasi mancanza con i soldi e con l’improvvisazione (è una descrizione abbastanza precisa di molti candidati italiani, ma non farò nomi).
Quella foto fa parte di moltissimi documenti sequestrati all’ex presidente degli Stati Uniti, tra cui una faldone su Emmanuel Macron. Il pensiero va a quando Trump si vantava di conoscere dettagli compromettenti sulla vita amorosa del presidente francese e, sebbene non si sappia cosa ci sia in quel faldone e come siano state ottenute quelle informazioni (sempre che non sia un faldone vuoto), la sola etichetta “Info re: President of France” fa venire il mal di testa. Quella foto di Trump-ragazzino-disordinato fa ancora più impressione perché l’altro ieri è morto Michail Gorbaciov e la maggior parte delle sue foto sono meravigliose e composte – l’unica eccezione sono le foto con Ronald Reagan, soprattutto quelle col cappello da cowboy, e chissà se c’era un presagio che non abbiamo visto.
Mentre muore Gorbaciov e finisce una epoca così, all’improvviso, Trump è immortalato in una delle sue stanze dei giochi che non vuole mettere a posto perché i giochi sono i suoi. Pensare che aveva i codici nucleari fa venire quella paura tardiva che investe i sopravvissuti a un qualche incidente mortale. Poi per carità non è mica detto che il prossimo sarà meglio.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio