Sileno ubriaco sostenuto dai satiri, Anthony van Dyck (1599–1641) (attribuito a), National Gallery, Londra 

annebbiamento millenario

Fuori l'alcol dai drink americani, dentro il thc. Ma dove saremmo senza Bacco?

Giulio Silvano

“Sbronzi”, un libro sul bere come collante della società. Edward Slingerland sostiene che, per essere sopravvisuta così a lungo "i vantaggi dell’ebbrezza – nel corso della storia umana – devono aver superato le conseguenze negative più ovvie"

Se in Giappone il governo è costretto a invitare la generazione Z al consumo di alcolici per raccogliere un po’ di tasse sul sake, come scriveva su queste pagine Ginevra Leganza ad agosto, negli Stati Uniti esplode la moda del cocktail con la marijuana, senza alcol ma con dentro il thc. Basta gin e vodka, solo indica e sativa per i giovani, che vogliono rilassarsi senza innervosirsi, che vogliono fare gli aperitivi in compagnia senza il rischio di risse nei pub, agevolati dall’apertura alle canne legalizzate. Ma cosa sarebbe il mondo oggi senza Bacco, senza il nettare della fermentazione? Edward Slingerland prova a rispondere a questa domanda nel suo libro Sbronzi. come abbiamo bevuto, danzato e barcollato sulla strada della civiltà, uscito da poco in Italia per Utet.

 

L’alcol non fa necessariamente sempre bene – coma etilico, dipendenza, gastriti, epatiti, cirrosi, tromboflebiti etc. etc. – ma, come scrive Slingerland, “per essere sopravvissuta così a lungo, e per aver mantenuto un ruolo centrale nella vita sociale dell’uomo, i vantaggi dell’ebbrezza – nel corso della storia umana – devono aver superato le conseguenze negative più ovvie”. Il lato oscuro di Dioniso, che esiste, non è comunque abbastanza forte da vincere il lato luminoso dell’annebbiamento, quello dell’ebbrezza, della scintilla dell’ingegno, come possono dimostrare tanti scrittori e poeti, da Verlaine a Hemingway, da Poe a Baudelaire. Il lavoro di Slingerland, tenendo in considerazione le diverse discipline, dalla neuroscienza cognitiva alle scienze sociali, dalla genetica alla psicofarmacologia, dimostra che nei millenni l’intossicazione ha aiutato l’essere umano ad alleviare lo stress, a stimolare la creatività e, soprattutto, a socializzare, il primo passo necessario per passare da tribù a città. Federico di Prussia rimase inorridito quando vide che i suoi soldati bevevano caffè e scrisse in un proclama “il mio popolo deve bere birra”, che aiutava il morale e univa gli animi.

 

Ma già tra celti, anglosassoni e germani le bevute e i banchetti servivano a rinsaldare i legami tra i guerrieri. Importante anche il fatto che l’alcol aiutasse a dire la verità, e a creare quindi fiducia tra diverse tribù, e “la socialità ruota intorno alla fiducia”. 
La storia insomma sarebbe ben diversa se i nostri progenitori non avessero capito la bellezza della fermentazione. Sembrerebbe che in molte parti del mondo la produzione di bevande alcoliche, birra in particolare, abbia preceduto l’agricoltura di migliaia di anni. Ad esempio nelle Americhe, molto prima che si riuscisse a coltivare il mais, veniva cresciuto il teosinte, da cui si ricavava una farina terribile, ma un ottimo alcolico. La birra era più importante del pane. L’happy hour esisteva ben prima della scrittura. L’hangover prima dell’agricoltura. 

 

Dalla Cina alla Grecia, dall’Egitto a Israele, le antiche civiltà poi non possono prescindere dai rituali alcolici, dal sacrificio e dal cin-cin. E non c’è rituale, non c’è danza, senza un disinibitore, che sia un grog millenario tra i dolmen o un mojito in discoteca. Già nel neolitico in Turchia troviamo rappresentazioni grafiche dell’estasi sul vasellame, nelle tombe dell’Armenia troviamo i calici. Il primo miracolo di Gesù, il gesto attraverso il quale mostra i suoi superpoteri divini, è la tramutazione dell’acqua in vino, necessario per continuare i festeggiamenti al matrimonio – trasformando l’acqua in vino “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”, dice il Vangelo di Giovanni. Secondo Christopher Hitchens è l’unico miracolo meritevole del Nuovo testamento e, aggiungeva sul tema: “L’alcol rende le altre persone meno noiose, e il cibo meno insipido”.

Di più su questi argomenti: