Saverio ma giusto
Contro povertà e denatalità, si mangino bambini! Parola di Jonathan Swift
Già nel 1729 aveva teorizzato la sua "modesta proposta", un "sistema equo, economico e facile" per abolire la povertà ben prima di Di Maio, e senza ricorrere all’assistenzialismo
Come certificato dall’ultimo rapporto Caritas, in Italia ci sono 5,6 milioni di poveri – povertà assoluta: gente che non sa come arrivare a stasera, altro che fine mese. Fra questi, 1,4 milioni sono bambini. Siccome la povertà non puoi respingerla come fosse un barcone nel Mediterraneo (in realtà non potresti respingere nemmeno il barcone, ma vabbè) né puoi mandare le forze dell’ordine a trattare con i poveri per farli sgomberare come fosse un rave, appare evidente che il governo Meloni non ha idea di come fare a contrastare il fenomeno. Ancora una volta, tocca a me offrire una soluzione. Stavolta però farò solo da tramite, da prestanome: in realtà la soluzione c’è, e fu trovata da Jonathan Swift nel 1729. “Una modesta proposta per impedire che i bambini della povera gente siano di peso per i loro genitori o per il paese, e per renderli utili alla comunità” è un testo quanto mai attuale: qui Swift teorizzò un “sistema equo, economico e facile” per abolire la povertà ben prima dell’ex ministro Di Maio, e senza ricorrere all’assistenzialismo.
La proposta di Swift è semplice: far sì che i bambini poveri possano contribuire alla soluzione del problema, vendendoli al mercato della carne all’età di un anno. Non fate quella faccia: Swift rivela che “un bambino di un anno, sano e ben nutrito, è l’alimento più delizioso, nutriente e salutare, sia in umido, arrosto, al forno o bollito”. L’aspetto gourmet della proposta di Swift è importante: la carne di bambino povero è un taglio pregiato che si rivolge a un preciso target commerciale, quello dei “signori benestanti”. Si tratta infatti di una carne inevitabilmente costosa, ma per un buon proposito: quello di risollevare le economie delle famiglie povere (di seguito: allevatori), o impedire a quelle che rischiano di diventarlo – il bambino di un anno di un lavoratore autonomo o partita iva è comunque altrettanto prelibato, anche se ancora non risulta al conteggio della Caritas. Inoltre, la carne di bambino non suscita le ire degli animalisti, quindi non sarebbe osteggiata né susciterebbe scrupoli di coscienza: quando senti il verso di un animale sgozzato l’empatia ti toglie la fame, mentre se senti un bambino piangere sei disposto ad ammazzarlo a mani nude o direttamente a morsi sulla testa.
Vorrei far notare come una simile proposta – non mia, ci tengo a ricordare i meriti di Swift – sia particolarmente allineata oggi, con il governo Meloni. Non solo il ministro per Sovranità alimentare sarà ben lieto di promuovere la carne di bambino povero italiano a partire dalle sue eccellenze (Molise, Campania, Basilicata; ma il marchio dop andrebbe alla carne di Cavargna, in provincia di Como, comune più povero d’Italia); potete stare certi che una simile soluzione sarà fortemente sostenuta anche dal ministero per la Famiglia e la Natalità, in quanto contribuirà a far aumentare le nascite (le famiglie smetteranno di rompere le scatole chiedendo asili nido e si getteranno nel business della macellazione di carne di minore figliando a ritmi industriali); e di certo una ragazza ci penserà bene prima di abortire, se sa che tempo un anno… La moda del cannibalismo al cinema e nelle serie tv ha preparato il terreno (o per meglio dire “ha aperto lo stomaco”), facendo venire a tutti se non il languorino almeno la curiosità di assaggiare; ora non resta che il prossimo libro di ricette di Benedetta Rossi si chiami “I bambini a casa mia”, e l’Italia sarà pronta a trasformare una “modesta proposta” in una concreta e golosa politica sociale.