L'Italia perde abitanti. Solo mance dal governo contro la carestia di nascite
Il presidente dell’Istat ha detto che il rapporto tra individui in età lavorativa e non passerà da tre a due nel 2021 a uno a uno nel 2050. Per l’Ocse il nostro paese è tra i peggiori in Europa per il carico fiscale sulle famiglie con figli. E nella legge di Bilancio il governo ha messo poco o niente
Alle materne di Treviso quasi un alunno su due è straniero. Ogni anno la città perde cento under tredici. Da gennaio ad agosto si sono contati 774 decessi contro 395 nascite, un saldo negativo di 379 abitanti. I morti sono il doppio dei nati. A Belluno, crollo del 36 per cento di nascite in vent’anni. A Padova, del 27 per cento in dieci anni. A Venezia, dimezzate in quindici anni. In soli sette anni il Veneto ha perso 68.861 residenti, come se di colpo sparissero insieme Conegliano e Castelfranco. E in tutta la regione oltre settemila iscritti in meno alla prima elementare. Fra vent’anni, le coppie senza figli saranno il 16 per cento in più, mentre i single fra 30 e 39 anni cresceranno fra il 30 e il 40 per cento. E siamo nella “locomotiva d’Italia”.
Allargando la visuale, l’Italia è il paese che più invecchia a vista d’occhio in Europa e che vede la popolazione ridursi di anno in anno. Siamo appena scesi sotto la soglia dei 59 milioni. In un’audizione parlamentare il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha detto che il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da tre a due nel 2021 a uno a uno nel 2050. Nel 2023 in Italia ci saranno 8,1 milioni di bambini e ragazzi fra i 3 e 18 anni. Nel 2034, saranno appena 6,7 milioni. “L’Italia sta scomparendo”, disse Piero Angela in una delle sue ultime apparizioni televisive. “Una volta gli sposi quando uscivano dalla chiesa avevano a fianco i testimoni e sotto c’erano i bambini, tanti bambini, e sopra i pochi vecchi superstiti. Oggi è esattamente il contrario. Scenderemo a 28 milioni di abitanti. Il pil crollerà, secondo queste proiezioni noi saremo al 25esimo posto, non più nel gruppo dei dieci. Diventeremo un paese di serie B o C e i nostri titoli di stato non varranno più niente”.
Eppure, nella legge di Bilancio il governo ha messo poco o niente. C’è il potenziamento dell’assegno unico familiare per i nuclei con tre o più figli (cento euro) e l’incremento per l’indennità per congedo parentale. Niente rispetto alla sfida spaventosa che attende il paese. Dimezzarsi in due generazioni. In un nuovo studio dell’Ocse, l’Italia è tra le peggiori in Europa per il carico fiscale sulle famiglie con figli. Dovremmo fare come la Francia, dove c’è la prime à la naissance, “il premio di nascita”, un assegno di 927,71 euro per ogni nato che diventa il doppio (1.855,42 euro) in caso di adozione. E introdurre il “quoziente familiare”: a differenza dell’Italia, la Francia favorisce i nuclei e consiste nel sommare i redditi dei coniugi e dividere il risultato per i membri. Più la famiglia è numerosa, più il reddito su cui si applica l’imposta si riduce. Una coppia con due figli e 25 mila euro di reddito totale non paga tasse, mentre una con tre figli e 50 mila euro paga tremila euro l’anno. In Italia si fa l’opposto e la tassazione è su base individuale e per i figli a carico sono previste banali detrazioni.
Tuttavia è anche vero che se i soldi non fanno la felicità, non servono neanche a incentivare a fare figli. La Corea del sud ha appena battuto il proprio record per il tasso di fertilità più basso del mondo. 0,79 figli. Durante una visita a un asilo nido, il presidente Yoon Suk Yeol ha ammesso che negli ultimi sedici anni sono stati spesi 200 miliardi di dollari per la natalità. Non ci sono riusciti. Ma se un governo neanche ci prova, cosa ci resta a parte osservare l’iceberg contro cui andiamo a schiantarci?