filosofare ottuso
Da Murekatete a Eva Kaili. Servirebbe un'agenzia di protezione delle opinioni
Smarrite le idee, serve rivalutare il riso, la reazione muscolare ed emotiva superiore a ogni pensierino. Così da non esercitare più una certa ipocrisia quando si parla degli zainetti della ex vicepresidente dell'Europarlamento o del foulard di lady Bersani
Le opinioni sono merce svalutata fin dalla Grecia classica, per Platone erano una forma di conoscenza imperfetta, instabile, lo sanno tutti. Oggi bisognerebbe mettere in piedi un’agenzia professionale di protezione delle opinioni, e non parlo dei social, troppo facile, parlo dei giornali e delle emissioni quotidiane radio e tv. Chiacchiera e commento sono moneta corrente, in tanti li spendiamo e dissipiamo senza riguardo per il tasso turco o venezuelano d’inflazione, tutto viene rubricato sotto la dizione onnicomprensiva di “idee”, d’altra parte la venerazione per il fatto e per il concetto, che dalle opinioni si differenziano come il risotto dalla palta, non cancella il bisogno del surrogato nutritivo, come la si pensi su un certo argomento di rilevanza pubblica. Quando si va svelti, per una ragione o per l’altra, il carburante è l’opinabile. Difendiamone, se non il valore, almeno il prezzo.
Molti s’ingegnano a cercare il pelo nel Vuitton, a decidere in modo pensoso e finemente ragionato sulle pose e la moda e il lusso e i diritti conseguenti nel caso della signora Murekatete, compagna del deputato Soumahoro. Lo si fa senza ironia, che potrebbe essere considerata cinica, dunque la faccenda si fa vieppiù seriosa, fioccano distinzioni tra sostanza e accidente, che nemmeno Don Ferrante, e si passano in rassegna pregiudizi atavici, responsabilità etiche di chi fa e di chi insegna come si deve fare, si improvvisano paragoni ellittici, perché lei no e Ferragni sì?, viene introdotto il discrimine di genere, che c’entra e non c’entra, si mostrano compunte simpatie e sprezzanti antipatie, tutto sempre mascherato da esercizio intellettuale d’opinione.
Si tira in ballo, e le folli spese qatariote a Bruxelles sono un’occasione ghiotta e parallela alle spese lussuose di certe Caritas ong e cooperative opulente per i cooperatori, il garantismo, che fa assonanza con gargarismo, e che spesso si presenta come opinione di buona coscienza, con effetti esilaranti, molièreschi, di tartufaggine e ipocrisia, mentre sarebbe di suo un semplice e sobrio concetto giuridico, e come fatto una regola di procedura da rispettare ai sensi del codice. Trasferito nell’opinione, e come premessa metodologica metti-le-mani-avanti di scriteriate e indignate campagne moralizzatrici, il rispetto della persona diventa ridicolo, buffo nel senso del comico involontario.
Gli esiti di questa mancata tutela delle opinioni, innanzitutto da sé stesse, dall’inconsistenza del loro oggetto, dal linguaggio geometrico e forbito in cui si esprimono, sono la scomparsa dello humour o, se vogliamo, dell’esprit de finesse. Si diventa insensibili alle esagerazioni, alle scemenze, a pensamenti iperbolici che virano verso un filosofare ottuso dei valori. Per questo, con modestia e senza voler mettere in croce nessuno, sarebbe utile un’agenzia redazionale multimediale, magari spessa e grossolana, che riabiliti l’opinione delle opinioni, cioè il riso, reazione muscolare ed emotiva superiore in certi casi a ogni pensierino, quando si tratti della disputa su un foulard per la signora Bersani o della diatriba sulla borsa firmata di Liliane o degli zainetti fatali della bella dea Eva Kaili. A proposito di tutte queste signore, come recava il titolo fantastico di una sublime commedia di Ingmar Bergman.
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