il tifo contro
Italiani, antifrancesi da divano: detestano la nazionale di Mbappé ma sono sempre a Parigi
Sono pronti a cantare la Marsigliese al ristorante e in enoteca. Alimentano ovunque il mito del vino di Francia. Fanno la fila per le mostre di Monet. Francofobi sportivi che altro non sono se non francofili
Detestano la nazionale francese e arricchiscono la Francia, gli schizofrenici italiani. L’altro giorno tifavano Argentina ma non per il motivo giusto, non perché osservando la nazionale argentina si notano più italiani che osservando il piazzale esterno di una stazione italiana. No, sterili come sono non tifavano per, tifavano contro: contro la nazionale francese. Avversata, mi dicono gli esperti di circenses, non in quanto squadra visibilmente africana bensì per ragioni squisitamente calcistiche. Io non ne sapevo nulla, giuro, ma c’è perfino una voce su Wikipedia: “Rivalità calcistica Francia-Italia”.
Con precedenti che risalgono al tempo in cui Berta filava e Benito concionava, insomma al 1938. Sempre aggiornati i miei connazionali. Sono gli stessi antifrancesi da divano che al ristorante e in enoteca cambiano casacca e si mettono a cantare la Marsigliese. Penso agli innumerevoli italiani che bevono champagne, se possono permetterselo, e che se non possono ripiegano sull’umiliante imitazione locale, certi spumanti di certe zone che non cito perché i permalosissimi consorzi son sempre pronti a querelare.
Penso agli italiani che bevono vini in barrique, dunque di stile francese. O vini a base cabernet, merlot, pinot, chardonnay, sauvignon, tutte uve francesi che alimentano, ovunque coltivati, il mito del vino francese, e ho elencato vitigni a volte inadatti ai geoclimi italiani, come provano i simil-bordeaux di Bolgheri, e a volte inadattissimi. Ieri in vineria c’era un forsennato, probabilmente fino a un’ora prima tifoso di Messi, che comprava chardonnay pugliese a casse, e lo chardonnay è vitigno criofilo oltre che macroniano, viene bene solo a nord di Lione…
Detestano la nazionale francese e son sempre a Parigi, e se non ci andranno a Natale ci andranno a Capodanno. Cosa ci vanno a fare? Mai capito. Chi li aspetta? Chi pensano di trovare? Serge Gainsbourg al bar del Ritz? Hemingway alla Closerie des Lilas? Cioran al Café de Flore? Verlaine e Rimbaud al Deux Magots? Picasso e Matisse alla Brasserie Lipp? O forse, avvalendosi di sostanze a me ignote, sognano di incontrare Brigitte Bardot trentenne da Maxim’s? Jane Birkin ventenne a Saint-Germain-des-Prés? Troveranno ovunque, dura realtà, turisti italiani, frotte di connazionali, corregionali, concittadini, compaesani, finanche condomini. Pochissimi argentini.
Detestano la nazionale francese e fanno la fila per le mostre di Monet, il nebbioso e barboso pittore delle ninfee, o degli altri impressionisti poco meno tediosi di lui. E per entrare al Louvre, pieno di quadri razziati in Italia: la Madonna della Colomba di Piero di Cosimo, la Sacra Conversazione di Cima da Conegliano, l’Adorazione dei Pastori di Giulio Romano, l’Incoronazione della Vergine del Beato Angelico, la Maestà di Cimabue, le Stigmate di San Francesco di Giotto, il San Tommaso d’Aquino di Benozzo Gozzoli, la Visitazione del Ghirlandaio, le Nozze di Cana del Veronese, l’Orazione nell’orto del Mantegna… Non soltanto ce li hanno rubati, questi capolavori, ci fanno pure pagare il biglietto per vederli, e gli antifrancesi da divano non dicono bah, a loro basta che perdano i blu.
Ultimo smacco per gli schizofrenici italiani: detestano la nazionale francese e le loro donne per Natale vogliono in regalo Louis Vuitton e Chanel e magari perfino Hermès. Non faranno troppa resistenza perché i francofobi sportivi sono, sulle cose che contano, e spesso sono le cose che costano, ancora e sempre francofili. Macron, Arnault e Pinault possono dormire tra due guanciali: la coppa è perduta ma il portafoglio è salvo.
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