Saverio ma giusto
Si dice ma non si fa. La storia sarebbe stata meno tragica se Hitler e Mussolini avessero fatto come Meloni
Ne sparano una ogni giorno, minacciano di fare provvedimenti da non dormirci la notte, ma poi non fanno niente di quanto dicono. Non è forse meraviglioso? Vale per tutti, solo che l’elettore di sinistra poi te lo rinfaccia, si offende, mentre l’elettore di destra sa che è il pensiero che conta
Dunque, alla fine, nessuno tocchi il Pos – cioè sì, toccatelo pure con la vostra carta, anche soltanto per pagare un euro per il caffè al bar. In manovra non ci sarà più la norma che avrebbe consentito a eventuali commercianti di rifiutarvi un pagamento elettronico, anche al di sotto della mitica soglia dei 60 euro. E pensare che era un provvedimento di bandiera, sventolato non solo da Salvini ma persino da Meloni, che al tema aveva dedicato addirittura la prima puntata dell’appuntamento social con la sua “Agenda di Giorgia”. E invece: bandiera ammainata, retromarcia inserita. Anche la buffissima norma anti rave alla fine è stata più annunciata che realizzata. E così la spericolata flat tax, il “bello e impossibile” aumento delle pensioni minime... E via così, di tante cose dette e rimaste tali.
A questo punto, mi sia concesso di decantare la più grande virtù del governo Meloni: dice, ma non fa. Ministri e sottosegretari dell’attuale esecutivo ne sparano una ogni giorno, minacciano di fare provvedimenti da non dormirci la notte, promettono battaglie dissennate; ma poi, fortunatamente, non fanno niente di quanto dicono. Non è forse meraviglioso? Un po’ rumoroso forse, ma in definitiva non così grave. Intendiamoci, parlare ma non fare non è prerogativa solo della destra sovranista e populista: anche la sinistra promette e non mantiene. Solo che l’elettore di sinistra poi te lo rinfaccia, si offende, mette il muso e se la lega al dito. L’elettore di destra invece si accontenta che il suo rappresentante certe cose le dica, poi che le faccia davvero o meno è del tutto superfluo; l’elettore di destra sa che è il pensiero che conta. “Vogliamo fatti, non parole!”, si è reclamato per anni alla politica; ma la politica si trova fra due fuochi: da una parte la realtà, che risponde a leggi inflessibili come per esempio quelle della Fisica; dall’altra gli elettori, che chiedono cose che sarebbero possibili solo in assenza di gravità.
Siccome la realtà non la si può cambiare, ma in democrazia non si possono nemmeno deludere gli elettori pena un frontale contro la soglia di sbarramento in Parlamento, la politica ha trovato questa quadra: promettono l’impossibile ma a voce altissima, così la cosa detta sembra anche fatta – ma poi così non è, per fortuna. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, come fra Messina e Reggio Calabria; e il ponte su questo Stretto è la propaganda, l’annuncio, il dibattito sulle cose dette invece che su quelle fatte. La storia sarebbe stata meno tragica, se Hitler e Mussolini avessero fatto come Meloni. Immaginate le leggi razziali – per le quali Giorgia si è commossa l’altro giorno per Hanukkah – se fossero state “fatte” da questo governo: Meloni annuncerebbe: “Per gli ebrei è finita la pacchia”, Salvini dichiarerebbe: “Gli ebrei sono dei rompipalle”. Si dibatterebbe per giorni in tv, sui social e sui giornali sulla decisione del governo di togliere le sanzioni a chi non fa entrare gli ebrei negli esercizi commerciali (a maggior ragione se questi ebrei vogliono pagare con il Pos); la soglia entro cui è concesso essere antisemiti viene fissata dal governo a 60 ebrei – sopra questa soglia bisogna essere almeno in cento a discriminare, sennò c’è il rischio che gli ebrei reagiscano e abbiano la meglio. A quel punto l’Ue interverrebbe, e farebbe notare che non si può. E dopo giorni in cui non si è parlato d’altro, come non detto: il governo ritirerebbe le leggi razziali, e gli ebrei continuerebbero a entrare e uscire dai negozi liberamente, per giunta pagando bancomat. Viva il governo Meloni, Viva la politica che dice ma non fa!
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