Saverio ma giusto
Dopo il Covid e la guerra la domanda è una: cosa aspettarci dall'Amadeus IV?
Sia ben chiaro: qui nessuno sta dicendo che il Festival di Sanremo o il suo conduttore portino sfiga; evidentemente però c’è una sorta di contrappasso cosmico. Ecco perché ci permettiamo di suggerire qualche rituale per contrastare le energie negative
Non giriamoci attorno: dopo il primo Festival di Sanremo a guida Amadeus (2020), è scoppiata la pandemia di Covid-19. Dopo il secondo Sanremo di Amadeus (2021), abbiamo avuto la recrudescenza del Covid a causa delle varianti e le tensioni sociali attorno al vaccino e alle restrizioni. Dopo l’edizione dell’anno scorso (2022), è scoppiata la guerra in Ucraina – Terza Guerra Mondiale o nuova Guerra Fredda che dir si voglia. E quest’anno? Cosa ci aspetta a partire dalla prossima settimana, dopo la sbornia sanremese di questi giorni?
Sia ben chiaro: qui nessuno sta dicendo che il Festival di Sanremo o Amadeus portino sfiga; evidentemente però c’è una sorta di contrappasso cosmico a questa settimana di leggerezza e futilità, una specie di karma ligure: Karma di Taggia. Una maledizione, forse lanciata dai Jalisse. Siamo nel campo del paranormale, o se preferite della pseudoscienza; però è innegabile che questa settimana di canzonette, look sbagliati, monologhi improponibili, polemiche tanto spettacolari quanto fragili come gigantesche bolle di sapone, incomba ormai su di noi come una minaccia, una calamità. Nessuno lo ammette, nessuno ne parla apertamente, ma nessuno nemmeno ci dorme la notte – e non solo per l’ora in cui finisce il Festival. C’è ansia, un’angoscia silente: sotto sotto, siamo tutti preoccupati per cosa succederà a partire da lunedì prossimo. Vladimir Putin sgancerà la bomba atomica? La Cina attaccherà gli Stati Uniti? Si inabisserà Venezia? Finirà il mondo? Guerra, pestilenza, carestia e morte? – e non per forza in quest’ordine di uscita in scaletta. Il terremoto in Turchia e in Siria potrebbe esser stato solo l’inizio, come un sinistro presagio, un piccolo spoiler.
Mi permetto di suggerire di ricorrere a qualche espediente rituale, qualcosa che possa rompere o contrastare queste energie negative. Per esempio si potrebbe invitare al Festival come super-ospite il Papa o chi per lui, e fargli benedire/esorcizzare l’Ariston. Se il Santo Padre non può, va bene anche uno stregone, uno sciamano. O il Divino Otelma. Oppure Wanna Marchi con il Maestro do Nascimento, sull’onda del revival anni 90 e primi 2000, che quest’anno è l’asse portante del Festival (se il Maestro do Nascimento non può tornare in Italia dalla latitanza può sempre mandare un video, o anche solo una lettera come Zelensky).
Amadeus potrebbe scendere le scale dell’Ariston lanciandosi sale dietro la spalla sinistra, e regalare ai cantanti non il solito mazzo di fiori ma una corona d’aglio o di peperoncini. In generale, si potrebbe fare un rito pagano in diretta, una danza tribale o un sacrificio umano – quest’ultimo sarebbe comunque preferibile rispetto ai monologhi femminili sul palco dell’Ariston che, dopo quelli imbarazzanti delle ultime stagioni, quest’anno sono persino più temuti della sciagura post sanremese che ci aspetta. Ancora più facile, si può aggiungere all’orchestra del teatro Ariston un nuovo elemento: il suonatore di campana tibetana. Tutti, dai cantanti agli ospiti, dovranno avere le scarpe risuolate con ferri di cavallo – sì, anche le co-conduttrici, nonostante i tacchi.
Si può anche chiedere di qualche rito alternativo a Madame, o direttamente ai suoi genitori. E così via, di scaramanzia in scaramanzia, dalla new wave alla new age. Se poi succede qualcosa anche quest’anno, oh, e allora è il Festival!