saverio ma giusto
Il ministro dell'Agricoltura si sta fissando sul cibo. E questa cosa non gli fa tanto bene
Aiutate "Lollo"! “La cucina italiana è racconto, ambientazione”, dice il ministro, che evidentemente oltre al cibo di italiano apprezza parecchio anche il vino: così si spiega il delirio mistico per della roba che si mastica
Siamo nel bel mezzo di una Terza Guerra Mondiale nucleare e il governo italiano parla soltanto di mangiare. Fratelli d’Italia vuole introdurre il reato d’istigazione all’anoressia; ma è chiaro che quello con i disturbi alimentari è proprio il ministro Lollobrigida. Ha un rapporto malato con il cibo, quello italiano per la precisione. “La cucina italiana è racconto, ambientazione”, dice il ministro, che evidentemente oltre al cibo di italiano apprezza parecchio anche il vino – tanto guida l’autista. E ancora: “I nostri cuochi sono produttori di cultura, storia, estetica, poesia”; ci sarebbe da rispondergli “ma parla come mangi!”, ma forse il ministro mangia proprio così, cioè pesante. O forse è a digiuno da mesi, il che spiega tutto ’sto delirio mistico per della roba che si mastica.
Non so voi, ma da goloso e buongustaio quale sono tutta questa retorica sul cibo mi ha nauseato. Quando vado al ristorante (cioè sempre) voglio mangiare, non rompermi i rognoni. Per me i cuochi che spiegano i piatti sono come i comici che spiegano le battute: noiosi, o peggio ancora scarsi. Se assaggio quello che c’è nel piatto e non mi piace tu puoi anche raccontarmi tutta la storia incredibile delle materie prime impiegate e di come sono state trattate, ma poi ’sta zozzeria la dai comunque al gatto e mi porti uno spaghetto al pomodoro, per favore. Se invece quello che mangio mi piace, non ho bisogno che mi spieghi il perché, lo so già: perché è buono. E non mi serve sapere perché sia buono, quello lo devi sapere tu che di lavoro fai il cuoco, io invece no e sono venuto qui soltanto per mangiare bene e in santa pace, quindi ora te ne vai e te ne torni in cucina, per favore.
Invece al ministro Lollobrigida piace che gli si racconti il piatto, forse è un pervertito, si eccita a sentir dire “fagioli”; ed è schizzinosissimo, se trova nel piatto della farina di grillo o della carne sintetica lo rimanda indietro senza neanche assaggiare (se invece nella minestra ci trova un capello di chioma italica allora mangia senza fiatare e dice pure che è buona). Non gli proponete di mangiare messicano, o cinese, o sushi: il ministro dell’Agricoltura e per la sovranità alimentare vuole mangiare solo italiano. E guai a dirgli – come ha argomentato di recente al Financial Times lo storico dell’alimentazione e docente all’Università di Parma, Alberto Grandi – che la cucina italiana (ovviamente, come qualsiasi tradizione culinaria al mondo dopo millenni di scambi e commerci) non è solo italiana: s’arrabbia, e dal nervoso gli viene ancora più fame. Secondo il giornale Domani, il ministro starebbe persino pensando a una task force di assaggiatori da mandare in giro nei ristoranti italiani nel mondo a verificare la qualità della cucina – non dite al ministro che anche in Italia è pieno di ristoranti italiani che cucinano male.
Capisco che i parenti di Lollobrigida siano tutti molto occupati (per dire: la cognata fa il presidente del Consiglio); però io non lo lascerei solo. Credo che il ministro abbia bisogno di aiuto, e affetto sincero; perché quando uno sfoga così tanto sul cibo vuol dire che non sta bene. Più leggo i suoi proclami culinari sui suoi profili social, più l’attività governativa di Lollobrigida pare un remake sovranista de “La Grande Abbuffata” di Marco Ferreri: storia di un ministro dell’Agricoltura che si chiude dentro al suo ministero a ingozzarsi di cibo fino alla morte – cibo italiano, s’intende.
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