Saverio ma giusto
Finalmente siamo tornati a parlare dell'unica cosa che conta: i soldi
Il governo propone sgravi fiscali, la Corea del sud vuole pagare gli hikikomori per farli uscire di casa e sull'armocromista di Schlein la notizia è la parcella. I soldi fanno la felicità e ora anche una ricerca lo prova
Il panorama è desolante. Eppure, vedo qualcosa di buono; ma non all’orizzonte, bensì già tra noi. Mi riferisco al fatto che si è tornati a parlare di soldi. E non intendo solo quelli del Pnrr (a tal proposito, colgo l’occasione di queste righe su una testata nazionale per rivolgermi a Guido Crosetto: ministro, non si preoccupi se non sapete come spendere duecento miliardi di euro, voi prendeteli comunque, poi eventualmente mi chiamate e ci penso io a spenderli, e non in tre anni, a me bastano tre giorni). Ma non si parla di soldi solo quando si tratta del Pnrr, dicevo: si è tornati a parlarne in vari ambiti, e sempre in modo propositivo. Soldi come soluzione, valido argomento, strumento efficace. La congiuntura è tale che pare astrale: una ricerca scientifica ha recentemente dimostrato che sì, i soldi fanno la felicità (salvo uno non sia infelice di suo, ci tengono a precisare i due ricercatori che hanno dimostrato questa ovvietà; aggiungendo così un altro “ma dai!” al “chi l’avrebbe mai detto!” con il quale è stato accolto questo studio).
In concomitanza, il ministro Giorgetti ha proposto sgravi fiscali a chi ha o fa più di due figli, una sorta di Bonus 110 per cento all’utero (le coperture verranno trovate multando i single che dicono parole inglesi e mangiano scaloppine di carne sintetica panate nella farina di grillo); la Corea del sud invece ha deciso di risolvere il problema degli hikikomori pagandoli per uscire di casa, praticamente un reddito di deambulazione. E la cosa che più mi ha colpito nell’intervista di Vogue a Elly Schlein non è tanto il ricorso all’armocromia in sé; ma il fatto che la segretaria del Pd paghi una persona 300 euro l’ora per farsi dire come le sta addosso il verde, il giallo, il rosso; quando da Ikea con meno di 100 euro ti compri uno specchio e te lo vedi da sola. (Spero almeno che la consulente d’immagine pagata da Elly Schlein le dica che le sta tutto bene: nessuno pagherebbe 300 euro per sentirsi dire “il bianco t’ingrassa” o “l’arancione ti sbatte”, ok il tafazzismo a sinistra ma c’è un limite anche al masochismo. Aggiungo a questa parentesi una domanda: se mi faccio pagare in nero, posso dire al fisco che non è evasione ma armocromia?).
Dunque, dicevo: è finito il tempo in cui ci proponevano in cambio la visibilità, o della merce in regalo come agli influencer manco fossimo sumeri dediti al baratto. Finalmente si è tornati alla sostanza: i soldi! Era ora: ci sono mancati. Badate bene: soldi veri, mica cripto-valute. Moneta corrente, stampata e siglata dagli stati-nazione e le banche centrali. Soldi veri. Negli ultimi anni abbiamo provato a vivere senza di loro: ci siamo inventati la decrescita felice; abbiamo teorizzato la sharing economy; abbiamo messo i bisogni non materiali al primo posto. Per poi accorgerci che no, non siamo più felici; ma soltanto più poveri. Non nego che il capitalismo abbia fatto il suo tempo e se ne percepiscano ormai più i limiti che le opportunità, più le storture che le virtù; ma in mancanza di un’alternativa valida e credibile, questo abbiamo. E il capitalismo funziona come le docce dell’acqua calda in spiaggia: o ci metti un soldino dentro, o la doccia te la fai fredda. E non è piacevole. Dunque, ben venga che si parli di soldi! Ora però basta chiacchiere: passiamo alla pratica, tirateli fuori.
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