la storia
Ecologisti del ma. Il caso esemplare del fiume Seveso
Il modello emblematico dell'ecologismo Nimby: tutti reclamano subito grandi interventi, sì, ma altrove. Una vicenda che spiega bene l'ideologia di certi ambientalisti
Ecologisti, ma. Vogliamo subito le vasche di laminazione contro le alluvioni, ma non fatele qui. Le opere contro le piene sono urgenti, ma altrove. Serve manutenzione del territorio, ma ben altra è la soluzione. E’ urgente intervenire, ma non è questo il modello di sviluppo che noi vogliamo. Va risolto subito il problema, ma non è questo il problema. Sull’ecologismo Nimby è un modello esemplare la vicenda lombarda del fiume Seveso, un corso d’acqua piuttosto lercio lungo una cinquantina di chilometri che, dalle colline di Como, passa nel sottosuolo di Milano e sfocia nel Lambro. E’ un fiume a regime torrentizio per cui tutti reclamano subito grandi interventi, sì, ma altrove. Regolarmente quando piove più del solito, da decenni – prima di infilarsi nei cunicoli del sottosuolo di Milano in cui è stato incarcerato – il Seveso tracima e allaga i quartieri settentrionali come Niguarda, Testi e Maggiolina. Fango, scantinati pieni di acqua limacciosa su cui galleggia immondizia. In un’area assai più contenuta, sono le orrende immagini che si vedono in televisione cui non riusciamo a rassegnarci. La soluzione? Ovvio: a monte delle zone in cui il Seveso tracima, bisogna costruire con 140 milioni alcune casse di espansione, vasche di laminazione e briglie che trattengano le acque arrabbiate e le lascino defluire con lentezza.
Ed ecco in azione gli ecologisti del ma. E’ il caso di Eleonora Evi, 39 anni, milanese, oggi deputata di Europa Verde e co-portavoce nazionale insieme con Angelo Bonelli, già parlamentare europea con il Movimento 5 Stelle. Intervenire subito, ma non qui: “Uno dei pochi polmoni verdi nella zona a nord di Milano” (luglio 2020). Non è questa la soluzione contro gli straripamenti: “Un’opera che non risolve il problema della messa in sicurezza del fiume ma contribuisce al degrado ambientale e minaccia gravemente la salute dei cittadini”. Ben altro è il problema: “E’ assurdo che si continui a cementificare, mentre invece dovremmo liberare terreno, e a pensare che si possa raccogliere acqua che secondo l’Arpa contiene metalli pesanti, glifosato, altri inquinanti e cromo esavalente” (aprile 2018). Ci sono cittadini da difendere più di altri: “I cittadini di Bresso e Senago non meritano di vivere tra le acque putride del Seveso” (video del 10 luglio 2020).
Dall’esponente di spicco della politica alle associazioni ecologiste. Una per tutte, scelta per la qualità alta dei suoi valori: Legambiente. In questi giorni drammatici giustamente il presidente Stefano Ciafani ha riproposto cinque punti centrali per il governo del territorio. Quando però si scende su scala locale, ecco l’ecologismo del ma. Il circolo Legambiente di Bollate: non è questo il modello di sviluppo che noi vogliamo: “35 gradi all’ombra, ma la protesta contro le vasche di laminazione del Seveso non si ferma. Perché la difesa dell’ambiente è fondamentale. E Legambiente c’è” (30 luglio 2020). Il circolo Legambiente “Grugnotorto” di Paderno Dugnano. Ben altra è la soluzione: “Le vasche di laminazione sono dal punto di vista idraulico, urbanistico, sociale e culturale un salto all’indietro, una soluzione arretrata e primitiva” (27 luglio 2020). Le opere sono urgenti, ma fatele altrove: “Raddoppio del canale scolmatore di nord ovest (Csno), oggi fermo a Palazzolo, fino ad Abbiategrasso”. Bene, per la Legambiente Paderno Dugnano una delle soluzioni è deviare le piene verso Abbiategrasso? Presto detto, ecco l’indignazione espressa su Facebook da quelli del circolo Legambiente “Terra di Parchi” di Abbiategrasso: “Ecco che cosa si riversa nel fiume Ticino ad Abbiategrasso dal canale scolmatore nord ovest che arriva da Seveso” (20 giugno 2016).