Violenza ambientale
Ultima degenerazione: dagli ecoimbrattatori agli ecoterroristi
La polizia tedesca ha scovato nelle case di attivisti un progetto di attentato contro l’Oleodotto Transalpino che da Trieste arriva in Baviera. Ma è soltanto l’ultimo caso di una radicalizzazione in atto da mesi nei movimenti di protesta
Prima di tutto, la notizia. Poi i fatti correlati. Le considerazioni spettano a chi legge. Mentre noi ci agitiamo per gli imbrattatori climatici alla pummarola, che per salvare il pianeta tinteggiano quadri e monumenti con salse e intonaci antimuffa, dovrebbe suscitare attenzione la possibile evoluzione futura della società: la settimana scorsa la polizia tedesca ha perquisito 15 abitazioni di aderenti a un movimento di combattenti del clima. Fra le azioni sospettate c’è il progetto di un attentato contro l’Oleodotto Transalpino che parte da Trieste e alimenta le raffinerie della Germania del sud. La procura di Monaco non ha diffuso dettagli delle accuse, ma ha contestato al movimento di guerrieri del clima il reato di aver raccolto 1,4 milioni di euro allo scopo di finanziare “attività criminali” fra le quali un piano per sabotare l’oleodotto. L’anno scorso lo stesso movimento di guerriglieri climatici era stato accusato dalla procura brandeburghese di Neurippin di avere organizzato piani per colpire la raffineria Pck di Schwedt sull’Oder, appartenente alla russa Rosneft (54 per cento), Shell (37,5 per cento) ed Eni (8,33 per cento) ma in amministrazione controllata dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
L’Oleodotto Transalpino minacciato di sabotaggi climatici è gestito dalla multinazionale Tal (Transalpine Ölleitung), controllata dalle diverse compagnie petrolifere interessate dalle otto raffinerie collegate. Lunga 465 chilometri, con il diametro di 40 pollici (circa 1 metro), la conduttura principale parte dallo scalo petroli triestino di Muggia della società italiana Siot e, dagli impianti adiacenti di San Dorligo Valle, attraversa la Carnia, sfiora Lienz e Salisburgo e arriva in Baviera a Lenting, vicino a Ingolstadt, da dove si divide in più rami per alimentare le diverse raffinerie della Germania meridionale. Gli impianti della Siot, con 35 milioni di tonnellate di greggio l’anno, sono il 75 per cento del traffico del porto di Trieste e il principale terminal petroli del Mediterraneo; il greggio trasportato dal Tal rappresenta il 40 per cento del fabbisogno petrolifero della Germania, il 90 per cento dell’Austria e il 50 per cento della Repubblica Ceca.
Come far saltare un oleodotto, istruzioni per l’uso
La violenza ambientale spiegata facile e pubblicata con sorridente borghesissima sciccheria: è dell’anno scorso il libro “Come far saltare un oleodotto. Imparare a combattere in un mondo che brucia” (Ponte alle Grazie), dell’attivista Andreas Malm. “È difficile leggere questo libro senza immaginarsi a sabotare i jet privati dei super-ricchi”, si legge nelle note di presentazione. Da qualche anno è emerso il fenomeno della violenza ambientale. Ecco una selezione ridottissima di alcuni avvenimenti.
Furono terrificanti nel 2019 le minacce di tipo mafioso contro due scienziati delle università di Torino e Parma per le ricerche sulla cecità condotte con il ricorso a sei macachi. Era il periodo del governo Conte I. Il ministero della Salute consegnò a un’associazione animalista le generalità dettagliate dei ricercatori, i quali vennero perseguitati con minacce di morte anche nella loro vita privata. Nel febbraio 2022 in Canada, vicino a Houston nello stato della British Columbia, una ventina di persone col volto coperto aggredirono i dipendenti del cantiere che posava i 670 km del metanodotto Coastal Gaslink. Minacciati gli addetti, distrutti due camion, devastate le istallazioni. Nel settembre scorso erano stati censiti in Inghilterra più di cento attacchi violenti di un gruppo di combattenti antilatte: aggressioni contro negozi di alimentari, drogherie, camion di latticini e aziende dell’industria lattiero-casearia. Sei mesi fa negli Stati Uniti un giudice aveva condannato la guerriera climatica Ruby Montoya, 32 anni, e Jessica Reznicek, 42, per avere incendiato alcuni impianti dell’oleodotto Dakota Access Pipeline.
La sciamana californiana
Emergenza climatica in California? Può darsi. Molti ricorderanno gli incendi che nell’estate 2021 distrussero ampie parti di foresta in California. Sarà la crisi climatica, ma per incendio doloso furono arrestate circa 130 persone. Tra queste, la combattente climatica Alexandra S., contro la quale è in svolgimento in questi giorni un processo. È accusata di avere innescato l’incendio che aveva incenerito circa 3.500 ettari e 185 case nella foresta di Fawn, a nord della città di Redding. Tre pompieri rimasero feriti nelle operazioni per spegnere le fiamme. Per la grigia burocrazia anagrafica, Alexandra S. semplicemente si occupa di scienze forestali alla Caltech di Paolo Alto. L’infiammata combattente climatica invece si definisce sciamana. Ha cambiato più volte versione dei fatti; fra le giustificazioni addotte, ha detto che stava cercando di far bollire piscio d’orso per berlo.
Grüne Armee Fraktion
Una figura importante nello studio della guerriglia climatica in Germania è Tadzio Müller, già referente della Fondazione Rosa Luxemburg e cofondatore del gruppo attivista Ende Gelände. In un’intervista concessa a Zdf Heute nel giugno scorso, Müller aveva pronosticato: “Ci saranno azioni che vanno oltre il repertorio esistente. Non posso ancora dire come saranno, perché devono sempre essere pianificate di nascosto a causa di violazioni della legge”. Poi: “Vogliono delegittimare il movimento per il clima accusandolo di essere estremista. Estremista è la politica di costruire centrali elettriche a gas in caso di emergenza climatica”. Ancora più indicativa l’intervista del 2021 con der Spiegel, in cui anticipava una radicalizzazione del movimento. “Dal 2022 si prevede che si verificheranno molti atti violenti contro beni materiali come veicoli fuoristrada, cantieri autostradali o centrali elettriche a gas”. Un’autodifesa, aveva detto Müller, contro la distruzione della nostra civiltà. Ma attenzione alle sue parole: “Prevenire la protezione del clima sta spingendo per la creazione di una Raf verde”. La Rote armee fraktion in sfumatura Grüne. Questi sono alcuni dei fatti, le considerazioni spettano a chi legge.
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