Filip Filipovic / Getty Images

Contese galleggianti

A Napoli va forte lo shopping dai mega yacht, ora esclusi però dal porto di Mergellina

Francesco Palmieri

Da Jeff Bezos agli oligarchi russi, magnati da ogni parte del mondo si recano nel golfo partenopeo in cerca di affari. La capitaneria ha però vietato loro l’ormeggio per problemi di sicurezza e l’alternativa rischia di non piacere ai miliardari

Vedi Napoli e poi compra, ma a bordo di una nave. È ciò che stanno facendo negli ultimi anni magnati da ogni parte del mondo attraccati, fino a questa stagione, nel porto turistico di Mergellina con i loro mega yacht. Acquisizioni di asset societari, di prestigiosi beni immobili tra la città, le isole e la costiera, di quote di alberghi, e fra una trattativa e l’altra shopping di lusso presso le gioiellerie più esclusive. La loro discrezione consente solo di rado l’approdo al pubblico di queste notizie, accaduto adesso per il mancato approdo del Symphony, l’imbarcazione dell’ultramiliardario francese Bernard Arnault patron della Lvmh, per effetto di una ordinanza della capitaneria di porto che lo ha vietato per ragioni di sicurezza, scatenando reazioni del mondo politico e imprenditoriale, prima fra tutti l’Unione industriali di Napoli. È così che si viene a sapere – la fonte è certa ma resta anonima – della febbrile e riservatissima attività commerciale che nella bella stagione e ispirati dal Vesuvio gli straricchi vanno conducendo sulle acque del Golfo. Non mettono piede negli alberghi a cinque stelle del lungomare, dove la privacy e la sicurezza non sarebbero ugualmente garantite: restano sulle navi dove riuniscono cda, siglano accordi, opzionano proprietà. “Spesso solo noi e la Digos”, spiega chi è addentro al porto di Mergellina, “conosciamo chi sono gli ospiti all’ormeggio”. Ce n’è di tutti i tipi: da Jeff Bezos agli oligarchi russi alle star dello spettacolo come Leonardo DiCaprio, Jennifer Lopez e Johnny Depp. Se gli oligarchi russi hanno puntato sull’isola d’Ischia, acquistando ville importanti, gli sceicchi del Qatar sono stati a Napoli per valutare altri tipi di investimento non escluso il calcio.

 

Spesso un acquisto durevole corona una vacanza: dalla casa a Posillipo alla quota di una semplice pizzeria, come è successo per Concettina ai Tre Santi al rione Sanità rilevata dal presidente di Moncler, Remo Ruffini. Ora secondo la capitaneria di porto l’ormeggio dei mega yacht a Mergellina comporterebbe problemi di sicurezza, in particolare impedirebbero la visibilità del fanale verde d’accesso per chi viene dal mare. “La decisione risulta incomprensibile, considerando che negli ultimi vent’anni l’ormeggio è stato consentito a centinaia di queste navi e non si è mai verificato un solo ‘evento straordinario’, ossia un incidente. Nemmeno un graffio” è l’obiezione di chi lavora al molo turistico e giudica invece “rilevantissimo” il danno che deriva dai mancati introiti dei magnati allontanati: “Decine di milioni l’anno, ma è una valutazione per forza di cose soltanto presuntiva”. Napoli è entrata da qualche anno nel circuito di questo shopping peculiare, di chi osserva sul posto quel che gli piace e spende (è accaduto per l’hotel La Palma a Capri e il Caruso di Ravello) sulla sua fortezza galleggiante. Arnault è arrivato decine di volte a Mergellina dove attraccò anche Abramovic, il magnate russo sanzionato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Sebbene a Napoli si discuta da decenni di un nuovo porto turistico a Nisida, lo scalo di Mergellina con otto metri di pescaggio è tra i più profondi del mondo (il pescaggio di un mega yacht è fra i tre metri e mezzo e i quattro).

 

“Lo yachting di lusso rappresenta un contributo importante per l’occupazione e il pil della città. Non c’interessano le polemiche, ma la ricerca di una soluzione” spiegano all’Unione industriali, dove guardano con favore all’ipotesi che sembra prospettarsi dalla capitaneria di porto: consentire l’attracco delle navi miliardarie piuttosto che a Mergellina alla Stazione marittima, dove sarebbero stati individuati due moli disponibili, il 20 e il 21. “Abbiamo condotto una nostra verifica e approviamo l’ipotesi”, aggiungono all’Unione industriali. Bisogna capire se ai plurimiliardari la nuova collocazione vada bene o non nuoccia all’ossessione della privacy. Tra le pieghe di una storia che curiosamente si ripete, gli annali rimandano al giugno del 1741, quando a Napoli si annunciò un’estate di fermento per l’arrivo di Hussein effendi pascià ambasciatore del Gran Sultano, la cui flottiglia fu salutata con triplice salva di cannoni e portò in dono (citiamo l’impareggiabile professor Alessandro Cutolo, che i lettori vegliardi ricorderanno) “quattro cavalli di pura razza araba, selle ornate di gioie, staffe di argento, gualdrappe” e ancora “un vaso d’oro con dentro una borsa di velluto verde piena di balsamo della Mecca, una spada con un pomo di agata orientale tempestata di gemme” eccetera. Finché non allestirono un sontuoso palazzo tutto per lui, anche ’o turco preferì alloggiare sul suo vascello.

Di più su questi argomenti: