saverio ma giusto
Via Asiago scaccia Fiorello e un giustiziere sfregia le auto in sosta vietata: è il Far West
Siamo al populismo di strada. Di fronte a un pianeta da salvare, preferiamo impegnarci per salvaguardare il marciapiede sotto casa. La scalata politica dei comitati di quartiere
Non tutta la realtà è stata digitalizzata. Ad alzare gli occhi dagli schermi dei nostri telefoni, ci si accorgerebbe che molte cose accadono ancora analogicamente, dietro l’angolo, letteralmente per la strada. Per esempio, in via Asiago in Roma: è di questi giorni la notizia che i residenti hanno ottenuto, dopo mesi di proteste per (dicono loro) disturbo della quiete pubblica e degrado, il trasloco in altra location del programma on the street “Viva Rai2” di e con Rosario Fiorello, con tanto di scuse. Nei giorni precedenti alla notizia, erano trapelante voci di risarcimenti e indennizzi in denaro che la Rai sarebbe stata disposta a pagare ai condòmini, una via di mezzo fra un’abolizione del canone e un bonus facciate: retroscena seccamente smentito dalla tv pubblica, ma che è bastato a creare il mito della “trattativa stato - via Asiago”. Quanto ottenuto degli asiaghesi romani fa assurgere gli amministratori di quei condomìni allo status di leader nazionali (stando agli ultimi sondaggi sono sopra Forza Italia); e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in visita in Europa, ha chiesto di incontrarli: secondo la Casa Bianca, i residenti di via Asiago potrebbero riuscire anche a sgomberare Putin dall’Ucraina (intanto a viale Mazzini sulla vicenda c’è chi ha resuscitato il mito della “vittoria mutilata”, e Pino Insegno per vendicare l’onore dell’azienda minaccia di marciare su via Asiago al grido di “Spezzeremo le reni ai condòmini”).
Restando a Roma, ma spostandosi più a sud-est, in zona Porta Furba, si segnala invece “Free Park”, giustiziere della notte che si firma con bomboletta spray indelebile sulle fiancate di auto parcheggiate male – sulle strisce pedonali, sui marciapiedi, sui posti riservati agli invalidi. Una via di mezzo fra uno street artist, un attivista di Ultima Generazione e un ausiliario del traffico; non esattamente un supereroe della Marvel. Ma tanto è bastato per aizzare la retorica del “non l’eroe che meritavamo ma quello di cui avevamo bisogno”. Anche qui abbiamo i residenti del quartiere in estasi per la giustizia sommaria – a parte, ovviamente, i proprietari delle auto; che a loro volta minacciano di farsi giustizia da soli e linciare il misterioso vendicatore della sosta selvaggia una volta identificato. Non solo cumuli di rifiuti e incidenti automobilistici, dunque: la strada torna a essere protagonista, con le sue leggi non scritte – o se lo sono, in stampatello sulla carrozzeria di un Suv in divieto di sosta.
Siamo alla vigilia di un nuovo Far West? O sono le prime avvisaglie di un ritorno del populismo, stavolta non più nazionalista ma rionale, circondariale, del pianerottolo? Sulle soglie di una Terza Guerra Mondiale, preferiamo schierarci e armarci per le beghe di condominio; di fronte a un pianeta da salvare, preferiamo impegnarci per salvaguardare il marciapiede sotto casa. Altro che minaccia nucleare, o timori legati all’intelligenza artificiale; ma nemmeno l’istruzione, il lavoro, l’inflazione. I problemi della gente sono il parcheggio, niente schiamazzi sotto alle proprie finestre, quello che innaffia i gerani quando non dovrebbe e ti sgocciola sul balcone o in testa, cose così. Che le grandi narrazioni siano finite, e con esse i grandi partiti, lo sapevamo già; ma ora prepariamoci alla scalata politica dei comitati di quartiere.