saverio ma giusto
Ha ragione il ministro tedesco: in Italia le chiese diventino celle frigorifere
In vacanza a Roma, Karl Lauterbach ha suggerito di tenere aperti gli edifici sacri per offrire rifugio refrigerante durante le ondate di calore. Sdegnarsi? No, anzi: grazie al ministro tedesco per aver aperto il dibattito
Il ministro della Salute tedesco, Karl Lauterbach, in vacanza in Italia e provato dalle altissime temperature dei giorni scorsi, ha suggerito di tenere le chiese sempre aperte durante le ondate di calore per offrire rifugio refrigerante alla cittadinanza. “Celle frigorifere”, le ha definite. La cosa ha suscitato ilarità, persino un po’ di sdegno: il ministro tedesco vuol forse dare a intendere che Cristo è morto di freddo? Io invece penso che Lauterbach abbia centrato il punto: la riconversione industriale delle chiese dovrebbe essere una priorità nel nostro paese. L’Italia è piena di duomi, cattedrali, basiliche, cappelle, chiese e chiesette: alcune bellissime, capolavori, opere d’arte; altre bruttissime – nel secondo Novecento peggio di certa edilizia popolare c’è stata solo l’edilizia sacra, dove il principio estetico e architettonico sembra essere stato “Dio è ovunque, quindi anche in un garage”. In entrambi i casi, sono oggi degli edifici vuoti: i fedeli sono sempre di meno, e con la crisi delle vocazioni anche i preti. Abbiamo dunque un intero patrimonio immobiliare, capillarmente distribuito su tutto lo Stivale, ormai sottoutilizzato; e che rischia di giacere abbandonato se non decidiamo appunto di destinare le chiese a un nuovo utilizzo, riconvertendole. Uno può essere quello indicato da Lauterbach: chiese come oasi di frescura, chiese come riparo contro i cambiamenti climatici – se, oltre al refrigerio, garantiscono anche un tetto resistente agli uragani e alle grandinate in stile lapidazione.
Data la temperatura, le chiese possono essere indicate anche come grandi container per la conservazione del cibo: per tutti coloro che hanno finito lo spazio in frigorifero, o non gli entra il cocomero, o vogliono abbattere la temperatura di uno chardonnay prima di presentarsi a una cena. In generale le chiese possono essere utilizzate come magazzini, centri di smistamento, alla Amazon per intenderci: di solito i soffitti delle chiese sono alti, avoglia a scaffalare. Possono anche essere ripensate come dormitori o ostelli: le panche non saranno il massimo della comodità, ma tutta quella solennità e l’odore d’incenso conciliano sempre una certa sonnolenza. Le chiese dunque come piccole piazzole di sosta, dove schiacciare un pisolino in mezzo alla giornata, fra un appuntamento e un altro. Come strutture ricettive, le chiese non partono certo da zero: con le ostie e il vin santo hanno sempre fatto un po’ di somministrazione. Trasformando l’altare in un bancone (alcuni vanno bene già così come sono, basta aggiungerci qualche sgabello), il tabernacolo in un minibar, e facendo lavori di adeguamento alla fonte battesimale per farne una piscina (niente tuffi però: siamo pur sempre in chiesa), ecco che certi duomi o cattedrali possono diventare dei resort a cinque stelle di grande attrazione turistica.
Oppure, al contrario del relax e del riposo, le chiese possono diventare palestre: del resto, le panche per gli esercizi già ci sono; e tutto quel “in piedi / seduti” durante la messa, tutte quelle genuflessioni, hanno sempre fatto della chiese luoghi tutt’altro che sedentari. Mettiamo le docce nei confessionali, il quadro svedese al posto della Croce, ed è fatta. Altrimenti, con tutte quelle chiese potremmo anche risolvere l’emergenza casa in Italia: passeranno dall’essere Casa del Padre a casa nostra senza passare dal notaio. Certo, tutto questo piano di riconversione industriale va concordato con il Vaticano; che però ci deve un sacco di soldi di Imu secondo l’Unione europea, quindi direi che abbiamo sufficienti argomenti per ottenere concessioni su tutta la linea. Grazie ministro Lauterbach per aver aperto il dibattito, a buon rendere!
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