estate con ester
L'epoca del trauma. La modernità è piangersi addosso
Il normale è diventato clinico. Il malumore ha avuto la promozione e adesso è tragedia. Ma a guardarsi indietro, non fu a forza di balle e frustrazioni che imparammo a stare contenti
Sei un po’ triste? Come non sei un po’ triste? Impegnati, non ce l’hai un trauma? Un’infanzia difficile, un’adolescenza in mezzo alle pernacchie e ai brufoli, eri magari bruttino, troppo secco, chiatto, asociale, disperato, sempre con un libro in mano? Se ti riconosci, ti tesseriamo. La vittima emerge, ultimamente piace. E’ una gara a chi si mostra per primo debole e bisognoso. La modernità è piangersi addosso, la new age è lo scivolamento nel trauma – quando il linguaggio medico è usato per riferirsi a un paniere sempre più ampio di esperienze umane, spiacevoli ma anche piuttosto fesse. Tua mamma ti inseguiva con la pantofola? Trauma. I tuoi si pigliavano a maleparole davanti a te? Trauma. A scuola materna le maestre ti facevano piegare sul tavolo per dormire dopo pranzo? Trauma. Il normale è diventato clinico. Il malumore ha avuto la promozione e adesso è tragedia.
Ma perché la vita ci scontenta così? Che collezione di frustrazioni. Non ne potremmo avere una migliore? – si chiede la nuova generazione che sta tentando di eradicare tutti i mali. Ma come si fa? Come possiamo costruire un bel mondo di bambagia? Darei una mano anch’io. E però da dove si comincia, mi chiedo. Alle ingiustizie ci si avvia appena usciti dall’asilo. Quando la tua amica Filomena detta Mena ha più bambole di te, dorme in un letto a baldacchino principessa. La sua stanzetta profuma di fragola e vaniglia. La tua amica Mena chiede e ottiene. La tua amica non deve aspettare Natale. Non deve scegliere tra il Dolceforno e Barbie Fior di pesco. Così, grazie a Filomena detta Mena, a sette anni s’era bell’e imparato che le differenze tra le persone esistono, e sono perlopiù di nascita o dettate dalla proprietà. Dopo un po’ non ti fa più male. Incredibile. Frequenti la prima elementare ma già ti riveli molto resistente al trauma del confronto: sei proprio un Piccolo Essere Umano Roccioso.
Alle medie il Piccolo Essere Umano Roccioso scopre che proprio tutto è in balia del lotto. Certi genitori li sorteggiano migliori di altri. Per esempio la tua amica Adele. Se Adele è triste, la mamma di Adele se ne accorge e le chiede cosa non va, poi vanno a comprare un gelato. Adele va in piscina, ce l’accompagna la mamma tutto l’inverno. Adele la domenica pomeriggio va a ballare in discoteca! La mamma sta in attesa parcheggiata due ore fuori. Ci resti male, ma più avanti passa. In gioventù t’arrendi alla diversità delle cure familiari – in fondo chi se ne frega, ce l’hai fatta lo stesso, Adele al liceo si rivelò una ciuccia potente, pure arrogante. Alla fine la tua Sparta dei genitori assenti ha funzionato meglio. Ma i traumi non finiscono certo qui. Deve ancora arrivare il primo amore. Come te l’eri immaginato: rosa, corrisposto e d’acciaio. Ti trovi con un biglietto per l’inferno. Non funziona, non funziona niente, il Piccolo Essere Umano Roccioso scopre che la bellezza interiore fa spesso cilecca. La regola dell’amore è che per uno che ti vuole, ce ne sono cento che no. Che sberla. Non mangi per settimane, dormi poco, piangi damigiane di lacrime. Finisci in uno stato depressivo, insieme lentissimo e frenetico. Poi un bel giorno, non sai come, ricominci a funzionare fisicamente. Dai che ce la fai, ti dici. E ce la fai, ti tiri fuori dalle sabbie mobili. E un altro trauma ce lo siamo levato davanti.
Ora serietà. Ti dici. Università! Sta per cambiare la musica, diventi adulto, alla buon’ora. Studierai tanto e arriverai lontano. A Napoli, come dappertutto, c’erano i professori famigerati. Un paio di cattedre terribili ti toccavano per forza, nei quattro anni. Una delle leggende che correvano tra i ragazzi dalle parti mie era quella del 18 volante: se ti eri applicato, ma si vedeva che non avevi la stoffa del fine giurista, il professore (omissis) per sdegno intellettuale lanciava dalla finestra il libretto con la sufficienza minima (18) e tu – come alle forche caudine – lo andavi a prendere nel retro del palazzo e lo riportavi per fargli apporre la firma. O te ne andavi. Scelta tua: la dignità o la promozione. Non c’erano i social per la denuncia, così tanti scelsero la promozione. In ogni caso all’università si pianse assai. Dopo la laurea il Piccolo Essere Umano Roccioso si sente un highlander. Destinato a grandi trionfi.
Sì! Ambizione! Emergere, distinguersi. Riscatto! Vedi che in America avevano capito tutto. Solo che poi il Piccolo Essere Umano Roccioso, pur dotato di una bella vena competitiva parecchio rabbiosa, guarda in alto e i posti dove gli piacerebbe arrivare sono ben occupati da culi perfettamente parati. Gente che per esperienza, per anzianità, per cattiveria, per meriti, per soldi, per genitori avrà sempre il diritto di metterti i piedi in capo. Ennesimo trauma. A guardarsi indietro, non fu a forza di balle e frustrazioni che imparammo a vivere e a stare contenti? A provarci, anche quando ogni sconfitta sembra solo rendere più probabile la successiva. Anzi, ancora più convinti.