Estate con Ester
Chiara Ferragni e l'orribile metamorfosi da follower a Community
Ora l'influencer si indigna e chiede fino a che punto possa spingersi la dittatura del pubblico che lei stessa ha creato. Ma il peggio deve ancora venire
Influencer allo stremo. Cedono i nervi pure a Ferragni Chiara, veterana e indifferente a ogni pressione per calli maturati sul campo, che l’altroieri sbottava “finitela di dire che io e Federico siamo in crisi, vi sembra normale?”. Ma quelli continuano. Sei anoressica? Dov’è Fedez? Vacanze separate? L’amico è diventato nemico, prima erano solo i signori della moda che la maltrattavano alle sfilate, ora le coltellate migliori arrivano dal basso. Sta vincendo lui, il follower. S’è fatto stronzo. Ma che è successo al pubblico? C’è una schiuma d’astio, di malacreanza, una mucillagine di pettegolezzo ininterrotto.
In principio era facile. Il pubblico dieci anni fa era davvero magnifico, non scherzo. Eravamo tutti più o meno conoscenti o estranei benintenzionati e l’educazione prevaleva, come nel mondo fuori. Usammo per l’internet le regole già collaudate offline: distanza, garbo e ipocrisia. Poi arrivò Instagram, e i soldi rovinarono tutto. Il pubblico cominciò a sentire puzzo di lucro, fu chiaro che people have the power, quindi se mi gira male io non ti metto like e tu finisci in mezzo a una strada. Il gioco si fece più difficile. Non penserai certo di avere il mio like (= soldi) con tre autoscatti pidocchiosi, il tuo cane e un pantaloncino di jeans carino. Muoviti, intrattienici, fatti vedere? A tien’ caccos’ a dicere? E così l’Influencer chinò il capo e disse: va bene. Come piace a vossignoria. Offrì il collo ai vampiri. Optò per un cambio denominazione, da Influenzatore a Creatore, per disperdere ogni fumo di vendita, pubblicità e parvenza di sozzo commercio. Creatore dei social è più bello, più di sostanza, pare un artista di cabaret. Ma a quel punto anche la parola “pubblico” non andava più bene. Pubblico sa di pagante, è parente di “consumatore”. Questo cambio merce doveva avere un nome migliore. Eureka. L’avrebbe chiamata: Community. Serve sentimento, qualcosa che affratella. E così il follower ebbe la promozione: è parte della Community. Sei più di un conoscente e meno di un amico. Contento? Insomma.
La Community non è fessa. Vuoi lavorare con noi? E allora lavora. Cosa ti facciamo fare, oggi, creatore dei social? Come ti guadagnerai i nostri like? Dai parla. Collegati, sono le nove di mattina, fatti vedere. Ho visto Influencer scusarsi perché – nel bel mezzo di guai familiari – erano stati assenti dalle storie per un giorno e mezzo. Tornavano, magari dopo una tac, con le borse sotto gli occhi, a scusarsi col mento a terra. Sono tornato. E’ il mio lavoro, devo esserci per voi! Scusate l’assenza! E quindi ecco mio figlio, ecco la casa nuova, ecco il pavimento, ecco il mio bagno, ecco le mie vacanze, il cane, mio nipote, il divano, la cena fuori. Come autodifesa psicologica, il Creatore sostiene l’illusione della frammentazione. Governo io la mia vera privacy, dice (come se ci fossero due privacy), la parte che decido di mostrare è sempre sotto il mio controllo. “Io vi faccio vedere solo alcune cose” però il resto non lo conoscete, resta un mistero. Ma non ci credono neanche loro. I follower dei creatori sono astutissimi catalogatori, capiscono in anticipo, sono interpreti di indizi, analizzatori di facce e scrutatori di musi lunghi, registrano le assenze di fidanzati e amici, aspettano al varco per dirti: noi lo sapevamo! Crudeli e trionfanti, coi cazzi tuoi in mano.
Da un saggio di Esther Paniagua, “Error 404” (Einaudi): “Tutta la tecnologia viene progettata con uno scopo. Nell’èra degli smartphone, lo scopo è quello di trattenere la nostra attenzione il più a lungo possibile. Di renderci dipendenti. E’ una dipendenza che definisce ‘senza sostanza’, o comportamentale. I più giovani – tra i diciotto e i ventiquattro anni – sono i più dipendenti: trascorrono sul dispositivo quasi sette ore al giorno”. Sette ore al giorno. E come li sfami, questi? Non gli basterà mai, è evidente. Chiara Ferragni all’ennesima invasione di campo concludeva finto-scioccata: ma vi sembra normale (oltrepassare il limite)? Sì, è normale. Glielo hai detto tu. Sono la Community, e chissà se il peggio deve ancora venire.
generazione ansiosa