Estate con Ester
Le menti migliori di una generazione alle prese con l'affaire corna torinesi di Segre e Seymandi
La festa organizzata per smascherare in piazza il tradimento è finita sulle prime pagine e su tutti i social. Il maschilismo shakespeariano del “a Mykonos vacci con lui”
Sinceramente, volevate passare la parte più bella di agosto a parlare degli extraprofitti delle banche. Siamo seri.
Loro sono Massimo Segre, banche torinesi, alte sfere, e Cristina Seymandi, con la y, anche lei ben conosciuta perché ricca di famiglia (padre famoso commercialista) e bazzicante politica. Che succede. Lui organizza una grande festa (l’agguato) con tutti amici, CCC (conoscenti che contano), famiglia e dj.
Sale in console con un foglietto in mano, dà i fiori a Cristina, piazzata lì dietro e convinta di sentire la solita ode alla vita nuova che regala ogni amore, la pallosa infilata di tiamo-seilacosapiùimportantedellamiavita-chefareisenzate che ci appioppano a tutti i matrimoni civili, dove si rimpiange forte il prete. Lì comincia un potentissimo oh bucaiola. Siccome siamo dei pettegoli, i due sono finiti sulle prime pagine ovunque. Due che si lasciano a corna e pesci in faccia. A Napoli esiste anche una variante gravissima, dei pesci in faccia, a volte i pesci sono fetenti. Sentita la storia, bisogna pensare alle implicazioni della storia. Qui una rassegna del cosa se ne può pensare e cosa ne stanno pensando le menti migliori della mia generazione e anche le peggiori.
Il dramma umano. Dai, ma chi l’ha detto che i tradimenti te li metti in tasca facilmente, che la separazione è una cosa accettabile. A voi Instagram v’ha dato alla testa. Continua il nostro percorso insieme, l’amicizia, la stima, ci sosterremo professionalmente, si merita tutto il meglio. Ma andasse sotto un tram, come concluse Ornella Vanoni sull’ex in un’intervista sublime data a Guia Soncini. Dovrei uscirne consapevole, lucido, felice dell’altrui felicità? Ma perché il tradimento rende migliori, vi risulta? Ma chi? Ci riduce a stracci umani. Ti hanno rifiutato, sei uno scarto sessuale, indesiderabile, una patetica inutilità. Infatti Segre.
I testi. Segre si presenta con un foglietto sul palco. Dopo una premessa neutra ma troppo lunga, quindi sospetta, quindi creatrice di suspense, arriva al suo climax. Seymandi ha un altro, anzi parecchi altri. Ripete a cadenze ritmiche quanto lei sia innamorata (non di lui). L’artificio retorico è shakespeariano. “Friends, Romans, countrymen, lend me your ears”. E’ l’orazione funebre di Marco Antonio nel Julius Caesar, quando Shakespeare infila ogni decina di righe che Bruto è un honourable man, un uomo d’onore, mentre con parole logiche che lo accarezzano, pitta Bruto com’è, infido stronzo.
“The noble Brutus
Hath told you Caesar was ambitious:
If it were so, it was a grievous fault,
And grievously hath Caesar answer’d it.
Here, under leave of Brutus and the rest –
For Brutus is an honourable man”.
Sei innamorata è l’honourable man.
Cristina, sei proprio cattiva. Evidente anche un buon editing legale, la sorveglianza di un penalista. Segre si tiene in bilico – mirabile – su un crinale rischiosissimo. La diffamazione. Qua siamo al limite del revenge porn senza porn, vuole prepotentemente darle della poco di buono ma è impossibile, ovvio, perché la querela gli arriverebbe in fronte. E così utilizza quel “sei una donna innamorata” a ripetizione, finché il significato non si capovolge. Finale mi spiace cafonissimo: “A Mykonos vacci con lui (l’amante), è tutto pagato”, siamo ai danè, a chi ne ha di più e li può anche buttare. Insomma parte col Bardo e finisce “Yuppies”.
Monicelli. Amici miei. Tutto quel che di più bello è stato detto, è stato detto in greco e l’altra metà da Monicelli.
I nostri, Amici miei, stanno tornando da una zingarata. Il Necchi per caso scopre il tradimento della moglie, resta parecchio male, s’interroga sui modi della vendetta e Ugo Tognazzi Conte Mascetti detta la linea: “Che la maiala sappia che tu sai, ma che a te non te ne frega nulla…”.
Cornuto anche il Sassaroli, quando l’architetto Melandri gli porta via di casa la moglie, le figlie e il cane Birillo.
“E tu non hai detto e non hai fatto niente?”, chiede Mascetti.
“Come no? , risponde Sassaroli – anch’io ho sofferto come un cane: per tre quarti d’ora!”.
La versione di Monicelli è quella dell’antiprofondità per forza (che poi è più profonda eccetera, ma lo diciamo un’altra volta). Sono le umane miserie, implacabili, così l’unica difesa è ridere, pure sopra la rovina di tutto.
Per completezza espositiva, come si dice al tribunale, è stato pure un orrendo gesto maschilista. A parti invertite, il tradimento di un uomo sarebbe stato così interessante? O lei sarebbe sembrata la povera imbecille che organizza la cerimonia di proclamazione delle sue stesse corna? Domanda un poco amara, legittima, ma insieme ai mores consideriamo pure i tempora, ci scorderemo tutto dopodomani. Alla fine della nostra storia il cornuto scende dal palco, lei sviene e il dj, che ha la faccia del maestro Canello di Fantozzi, o forse è proprio lui, riattacca la musica.
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