(foto Ansa)

tra tech e cultura

Musk e Zuckerberg sarebbero il più grande spottone per Roma da un pezzo

Chicco Testa

Perché il governo dovrebbe dire sì alla proposta di ospitare l'incontro al Colosseo, prima che sia troppo tardi

Due ragazzoni americani, piuttosto cresciutelli e nel frattempo divenuti multimiliardari grazie esclusivamente al loro genio, che per altro ha cambiato buona parte delle nostre vite, ma che per fortuna non hanno perso il gusto dell’irriverenza e del divertimento, hanno deciso di sfidarsi in un’arena alla maniera di antichi duellanti che si incontravano all’alba dietro le mura di un convento per riparare l’onore offeso. O come due adolescenti idioti, come scrive Carlo Calenda, probabilmente irritato a morte dall’idea di dover spartire la sua amata storia romana con questi due parvenu americani. Pensate quel che volete ma non riesco a non sorridere divertito davanti alla bravata di questi due che, mentre mandano razzi nello spazio o progettano nuove diavolerie social, trovano il tempo per divertirsi e farci divertire. Narcisisti? Sicuro. E allora? Prendiamo quindi la cosa dal verso giusto. Lasciamo perdere per un momento, ogni cosa a suo tempo, il regime fiscale mondiale e tutti i vari “il problema è ben altro”, e prepariamo i popcorn. Lo streaming ci permetterà anche, come antichi romani, di mettere il nostro pollice in su o in giù, sapendo che il gesto non comporterà spargimento di sangue.

 

La questione quindi è: dove? I nostri eroi amerebbero il Colosseo e sono pronti a pagare fior di quattrini  (100/200 milioni di euro). Tenendo conto del ritorno pubblicitario per lo streaming si potrebbe anche negoziare sul prezzo. E allora  perchè no? Quali sono le controindicazioni? La profanazione di un luogo dove giovanotti di qualche millennio fa si scannavano? Rischi per l’incolumità delle pietre calpestate ogni giorno da migliaia di persone? Piuttosto farei qualche controproposta. Per esempio un’introduzione alla sfida da parte di Benigni che nel suo meraviglioso toscoinglese spieghi in mondovisione che cosa era il Colosseo. E per fare contento il professor Settis magari anche un breve documentario sulle altre bellezze della Capitale. Un pezzo della “Grande bellezza”. Insomma, Roma antica e moderna  potrebbero godere di uno spottone che non hanno più avuto dai tempi di “Ben Hur” e del “Gladiatore”. Queste sarebbero risposte intelligenti con l’obbiettivo di far fruttare al meglio lo spettacolo in mondovisione. La risposta data per il momento è in linea invece con lo stile nazionale. Sì, ma non al Colosseo. Sì, ma non a Roma. Perfetto per un paese che vuole i grattacieli, ma che siano bassi, i ponti, ma che siano corti, la concorrenza, ma con i prezzi fissati dallo stato.

 

E allora facciamo anche noi un po’ di moralismo. Con quei soldi si potrebbero fare decine di asili nido, centinaia di restauri, un bel pezzo della metropolitana di Roma e via elencando. Se la sentono i moralisti de noantri di dire no a queste cose? Fratoianni potrebbe dire: sì ma a patto che finanzino il salario minimo,  e Calenda: sì ma patto che si azzerino le liste d’attesa per gli esami medici. Scherzo, naturalmente, come scherzano loro. Sangiuliano invece sia serio e pensi bene su come sfruttare al meglio l’occasione. Prima che i nostri  decidano che una Plaza  de Toros o magari la Torre Eiffel in fondo possono andare bene e noi restiamo qui a mangiarci le mani. Non sarebbe la prima volta.

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