Estate con Ester
All'inizio è tutto orribile, dalla partenza all'arrivo. Poi eccola, la gioia del Vacanziero
Metà agosto, tempo sospeso. Pure farsi le vacanze è un’arte, esiste chi nasce portato per fare il viaggiatore, cambiare animo e cielo. E gli altri?
La partenza. Infelici alla partenza. Pare impossibile, invece è la maggioranza. Al momento della valigia prende una malinconia, una stanca. Serviva una vacanza prima della vacanza. Figli famiglia cane, non è vacanza, è trasloco delle jelle. Che parto a fare, se sto così?
L’arrivo. Il posto non doveva essere questo, doveva essere meglio. Cosa son venuto a fare? Ho già un sonno da morire. La vacanza comincia a sembrare un castigo. Perché sono qui? Perché si conta sul fatto che dovrei essere qui? Certe volte sono posti lontanissimi – Costa Rica – costano ore di viaggio e due stipendi, ci si vorrebbe convincere di essere gente di mondo, gente che il mondo va a conoscerlo. Ma cosa vuoi conoscere. Non esiste gente nuova, è sempre la solita vecchia gente mascherata. Quale apertura della mente, non era meglio stare in Liguria sul lettino? L’orata è pure migliore, questo pesce d’oceano non sa di niente, diciamoci la verità.
Il Vacanziero si sente straniero dappertutto, e il sole è troppo forte, la crema è troppo debole, il mare mi spezza, i ristoranti fanno pena, il prossimo tuo è scostumato, l’albergo l’abbiamo scelto male un’altra volta.
I tre giorni di Flaiano. I pensieri sfidati sono implacabili, ovunque tu sia ti raggiungono. Verso il quarto giorno, il Vacanziero è allo zenit dell’afflizione.
Viaggiare è come tenere i rubinetti aperti e vedere il tempo che va via, sprecato, liquido, intrattenibile.
La noia e la malinconia aspettano dovunque si vada per divertimento, per cambiare. Solo il luogo dove viviamo non ci fa pensare alla morte, al fallimento, alla vecchiaia. Turismo, triste invenzione. Non c’è salute fuori della propria grotta. Stare fermi.
Ennio Flaiano. “Diario degli errori”, Adelphi.
Non può peggiorare – si dice il Vacanziero. Non è così, scoprirà in seguito.
I tre giorni di Pavese. L’umore precipita. Mentre non ti piace niente, s’affacciano i bilanci. Dovevi studiare meglio, sposarti meglio, vivere meglio. E’ tardi.
Di qualunque nostra sventura non dobbiamo incolpare altri che noi (28 genn. ’37)
Soffrire non serve a niente.
Soffrire limita l’efficacia spirituale.
Soffrire è sempre colpa nostra.
Soffrire è una debolezza.
Almeno un’obiezione c’è: non avessi sofferto non avrei scritto queste belle sentenze.
(“Il mestiere di vivere”, Pavese).
L’inizio della vacanza. Poi il sole e il mare fanno finalmente effetto. Il corpo frolla in acqua, si scorda i mesi di asfalto, il termometro della salute segna finalmente una buona temperatura. La mens ridiventa sana. Succede all’improvviso, come certe spalancate di finestra, il fanciullino stipato da qualche parte torna, spesso il risveglio avviene dopo un tuffo al mare. Il Vacanziero comincia a godere di tutto, le alici fritte, le vongole, pure la folla non pare più così affollata. Tutto ha sapore, si sveglia la mattina presto e va al forno del paese a prendere le brioche per tutti. Le migliori mai mangiate. Favoleggia al telefono con gli amici di questa vita nova marina, i più teneri di cuore iniziano a fare il giro delle agenzie immobiliari sognando fine settimana lontano dalla città da aprile a novembre, col maglioncino si sta bene lo stesso. Magari un bilocale in collina si trova anzi te li tirano dietro. Non si trova.
I due giorni di Mick Jagger. Sì, sì. La vacanza è cominciata. Sei abbronzato, sfinato, anzi la verità è che allo specchio non sembri più tu. Asciuttissimo, minimamente sportivo perché stai nuotando tutte le mattine. I malumori sono bell’e passati, ti sembra un altro, quello dalla partenza anemica. Ma chi, io? E vai pure a ballare in discoteca e fai le tre. Esatto: ti diverti. Ti sei ricordato come si fa. Forse si potrebbe pure essere giovani daccapo, partire più spesso, sdraiarsi al sole. Il mare, che medico potente.
Gli altri subiscono l’ultima fatale incarnazione: ora ti si fanno amici. C’è anzi uno che tra tre giorni porta la barca per un minigiro e ti avrebbe quasi invitato in Sardegna. Attrai, sarà vera forse la cosa delle vibrazioni, della visualizzazione, come si dice, che uno spirito ben disposto attira successi e fortune. Bisogna pensarci, tornare ottimisti. E’ tutto favoloso, è la vacanza più bella della tua vita, domani torni al lavoro.
generazione ansiosa