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sesso contemporaneo/ 5

Si gode in silenzio. La recessione sessuale come arma tattica della decrescita felice

Andrea Minuz

Adolescenti chiusi nelle loro camerette. Nella rinuncia gli ultimi scampoli di rivoluzione sessuale

"La fine del sesso”, “Dopo il sesso”, “Addio sesso”, “C’era una volta il sesso”. Un diluvio di libri, studi, ricerche, editoriali e inchieste ne danno il triste annuncio: il sesso è morto, il sesso non ci interessa più. Molto sopravvalutato, signora mia. Meglio dedicarsi ad altro. Rapporti sessuali in calo ovunque, cifre sconcertanti sulla perdita di libido e paesi che primeggiano negli indicatori (il Giappone, per esempio). E poi un arcipelago di nuove figure sociali: “asexy”, “sexless”, “squish”, “queerplatonic”, “repulsed”, gli “antisex” che sono proprio arrabbiati con chi lo fa, o gli “incel”, che vorrebbero tanto farlo ma non se li fila nessuno (categoria sempre esistita, ma con internet diventa “comunità”, condivide il lamento, una teoria cospiratoria, è tutta colpa delle donne che si sono fatte troppo esigenti). Cala, insomma, il sipario sul sesso, grande ossessione del Novecento.

 


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Lo ha detto bene Giuliano Ferrara, “ormai lo fanno solo i portoricani”, sequel fisiologico del “si innamorano solo le cameriere”. Ma questa sparizione del sesso sarà però segno di decadenza o salto di specie? Non si capisce. I medici lanciano allarmi. La cancellazione di un bisogno primario spaventa. L’aggressività, l’odio, la rabbia diffusa potrebbero venire anche da lì. Intanto si portano in trionfo i testimonial dell’astinenza sessuale, come i guru indiani nei lisergici Sixties. Il segreto della felicità? Non scopare più. Né in giro con altri, né a casa con mogli, mariti, compagni. Fermarsi magari per lunghi periodi, come col digiuno intermittente. Lo dicono le celebrities, Paris Hilton, Lenny Kravitz, Cristina Capotondi e le rettifiche di Sting sul sesso tantrico, quelle sette ore di fila travisate che erano in realtà “un lungo raccoglimento spirituale, incluso il film e la cena”, forse anche la spesa all’Esselunga.

Grande enfasi nella costruzione del mito di Michela Murgia anche al marito: “La baciavo solo sulla fronte, sembravamo una coppia di ottantenni felici”. Gli ultimi scampoli di rivoluzione sessuale si trovano quindi nella rinuncia. Niente scandali e provocazioni, si gode in silenzio e raccoglimento. Il sesso è visto ormai come ennesimo ricatto del capitalismo e del “neolibberismo” che ci obbligano a scopare. La recessione sessuale è arma tattica della decrescita felice: “Nella società consumista e capitalista”, scrive Emmanuelle Richard in un volumetto programmatico (“I corpi astinenti”), “il vero ribelle è l’astinente, quello che mi eccita è semmai il rispetto, la gentilezza, la dolcezza, la parità”. Tutti discorsi che, avendo tempo e energie, mettono una gran voglia di scopare, se non altro per dispetto. Giovani e adolescenti sembrano comunque infischiarsene.

Gli ultrasettantenni, invece, lo riscoprono (“anche tre o quattro volte al mese, dicono le statistiche, con “frequenza, durata, intensità delle prestazione che variano da caso a caso”, è giusto precisare). Sempre più genitori sconcertati per il disinteresse dei figli adolescenti in fatto di sesso. Se ne stanno sempre lì, chiusi nelle loro camerette, ma come faranno? C’è da capirli. Un po’ perché le loro camerette sono meglio attrezzate delle nostre, non poster e diario e dischi ma ambienti digitali con cui la realtà spesso non può competere.  Un po’ perché li sballottiamo tra messaggi contraddittori: da un lato, l’ipersessualizzazione e tutto il porno del mondo sui loro telefoni, dall’altro il bigottismo, il nuovo moralismo, la paura del contatto umano.

E’ come con l’ossessione gastronomica: saturazione di discorsi, format, immagini di cibo e però anche il dovere di stare a dieta. Nel dubbio, spinti da forze opposte, gli adolescenti stanno fermi, immobili. E poi il sesso entra nello spazio pubblico in modi ormai sempre tremendi. Non c’è campagna elettorale e crisi politica in cui non circoli il video, la denuncia di uno stupro, il dibattito intorno a uno stupro. E anche Hollywood che per noi era sinonimo di glamour e sogno americano è più che altro sinonimo di “abusi”. Nell’epoca del narcisismo e dell’egolatria la masturbazione, “sesso con qualcuno che ami”, prende giustamente il largo. Il sesso è risucchiato dal porno, dal sexting, dall’intelligenza artificiale, dalle varie Alexa del sesso.

Come con altre cose, il Covid ha solo dato una spallata, ma tutto l’impianto era in crisi da tempo. Il problema naturalmente non è il piacere sessuale, ma il corpo, la pelle, gli odori di qualcun altro appiccicati addosso. Il sesso come il cinema: i film li vediamo ancora, ma l’idea di uscire di casa, cercare parcheggio, stare insieme a degli sconosciuti in una sala buia, col vicino che tossisce o s’ingozza di popcorn, non è più eccitante come una volta.

 

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