Il diversivo
Diavolo di un videogame, il perfetto capro espiatorio
E’ colpa dei videogiochi se tutto va male: da “fabbriche di alienazione”, a cause di rapine e violenza hanno attribuito loro le cause di tutto. Come siamo arrivati al gran colpevole
Volete sapere qual è la causa della diffusione nella nostra società di violenze, stupri, rapine, omicidi, problemi sociali, depressione, stragi, guerre eccetera eccetera eccetera? I videogiochi. Tutta colpa dei videogiochi. E’ dal 1988 che va così. All’epoca c’erano le sale giochi dove “i giovani non parlano più, se ne stanno muti, l’occhio fisso agli schermi e si ode solo il tramestio delle maniglie e dei cursori che impugnano. […] Una semplice pressione del polpastrello e partono valanghe di razzi. La filosofia della distruzione sembra essere il solo principio imperante. E l’unico scopo (ma che orrore!) esaltare il senso di onnipotenza del giocatore. […] Provo pena quando vedo entrare tanti ragazzi che rinunciano a giocare all’aria aperta per infilarsi in questi tenebrosi seminterrati”.
Era l’11 settembre 1988 quando la piaga dei videogiochi entrava nella storia del giornalismo nelle pagine del Corriere della Sera. Trentacinque anni dopo non è ancora uscita. Ogni occasione è buona, soprattutto se è scientifica. Una professoressa di Psicologia sociale dell’Università degli Studi Milano-Bicocca ha affermato che “una serie di ricerche dimostrano come in seguito a sessioni intense e prolungate, i giocatori abbiano una maggiore accettazione dei miti dello stupro”. C’è sempre una ricerca buona per scrivere che i videogiochi sono il male. Quelle che sostengono il contrario, solitamente non sono prese in considerazione. Il primo “i medici lanciano l’allarme” fu nel novembre del 1992, ci pensarono i medici inglesi. Diede loro ascolto il Telegraph e poi a cascata arrivò fino a noi: “Possono provocare crisi epilettiche”. Sonic 2 era una sorta di attentatore alla salute dei giovani, per non parlare del rischio “di atteggiamenti violenti e omicidi”. Due mesi prima un’altra equipe di ricercatori aveva parlato dei videogames come “nuovi libri tecnologici capaci di stimolare la creatività dei ragazzi”. E’ rimasta nell’ombra, una delle tante pubblicazioni scientifiche a cui la stampa non ha prestato attenzione.
Dal 1992 al 1998 ci sono stati parecchi “allarmi” attorno al mondo dei videogiochi. Si è passati dal definirli “fabbrica di alienazione”, a farli diventare la causa di rapine e violenza. Addirittura omicidi. Nel gennaio del 1997 un ragazzo litigò con la madre perché non voleva, secondo la stampa, dargli i soldi per i videogiochi. Lui la spinse e lei sbatté la testa sul bordo della vasca. Morì dopo poche ore. Lui “fino a due giorni prima riempiva le sue giornate in una squallida sala giochi”. Qualche giorno dopo emerse che buona parte di quelle giornate le passava anche a trovare i soldi per la cocaina. E che giocava ai videopoker, non ai videogames. Poi arrivò chi scientificamente trovò lo zampino del Diavolo. Al Corriere lo studioso Carlo Climati, “autore di una gigantesca analisi sui giochi elettronici” – scrive il giornalista –, disse: “Certi giochi rappresentano una specie di iniziazione dei ragazzi agli ambiente dell’occultismo”. Il problema era lo sparattutto Doom.
Il 1999 fu il gran anno per gli anti-videogames. Ai videogiochi fu attribuita la colpa della strage alla Columbine High School. Lo dicevano gli studi scientifici. Il più citato fu però finanziato da diversi produttori di armi da fuoco, un modo come un altro per dare la colpa delle stragi a tutti ma non alle armi stesse.
E’ da oltre trent’anni che si cerca il capro espiatorio nei videogames. Prima fu Super Mario che “spinge i ragazzi alla violenza perché impone l’annientamento degli avversari”. Poi fu Sonic, Carmageddon – a cui il procuratore Guariniello fece la guerra, ordinando il sequestro perché “pericoloso” e “capace di indurre alla criminalità” –, la saga Grand Theft Auto, fino a Fifa e Pes colpevoli di “togliere ai ragazzi il piacere giocare al pallone”. A dirlo furono molti allenatori e dirigenti. Insomma se viviamo in un mondo orribile e senza campioni è colpa dei videogiochi. Chissà a che videogiochi giocavano Putin e i vertici di Hamas.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio